Gesù, Fonte di vita, fa’ che gustando di Te, io non abbia altra sete che di Te

Un ulteriore simbolo attribuito all’acqua è quello utilizzato dai Maestri di spirito per parlare della preghiera, che può zampillare e dissetare all’improvviso senza fatica, per puro dono di Dio o come ricompensa ad una lunga, faticosa e perseverante ricerca. Come l’acqua la preghiera è dono e insieme conquista, e poiché non si può improvvisare e necessita di tutta la nostra collaborazione, proveremo a imparare a pregare alla scuola di Madre Speranza

PREGHIERA AFFETTIVA

Se uno mi ama, osserverà la mia parola (Gv 14,23), Gesù stesso ci ha dato un indicatore preciso per scoprire se si ama Dio o no: l’obbedienza alla Sua volontà.

Nel praticare una preghiera che può scivolare nell’intimismo, è grande il rischio di illudersi di amare Dio e continuare in modo più o meno consapevole, ad amare, invece, soltanto se stessi e attraverso la preghiera ricercare solo gratificazioni, come la pace e la serenità, o coltivare l’aspettativa di ricevere da Dio ancora nuove gioie e consolazioni spirituali o ritenersi superiori agli altri perché già avanti nel cammino di preghiera.

Da questa tendenza, così profondamente radicata, di mettere noi prima della gloria di Dio, Madre Speranza ci mette in guardia nei suoi scritti quasi continuamente, affinché comprendiamo bene che pur trattandosi di un lavoro assolutamente indispensabile e molto difficile, viene facilmente e puntualmente sottovalutato.

"I nostri esercizi di pietà ci sembrano buoni quando ci danno gratificazioni e riteniamo buona una occupazione o un lavoro quando ci dà soddisfazione. Ma quando non proviamo piacere, ogni cosa ci sembra cattiva per il semplice motivo che ancora cerchiamo la nostra soddisfazione.

Andiamo volentieri a pregare se pensiamo di trovarvi consolazioni e lo stesso ci succede con la Santa Comunione. Tutto questo è bene se nelle consolazioni cerchiamo un mezzo per rafforzarci e animarci a compiere meglio il nostro dovere. L’anima, infatti, ha molta necessità di gioia per essere pronta nel servizio al suo Dio. Però il motivo delle nostre preferenze spesso è solo il piacere del quale godiamo e sul quale ci fermiamo. In tutto vediamo, amiamo e cerchiamo soltanto noi stesse.

Qual è il motivo della nostra fedeltà più attenta a questo o a quell’esercizio di pietà e della nostra costante infedeltà ad altri? La nostra soddisfazione. Quando troviamo quella gratificazione che cerchiamo e ci appaga, ci vantiamo dell’esito delle nostre opere, le crediamo perfette e noi con loro e perseveriamo contente. Ma arriva l’aridità e tutto è perduto, tutto diventa vuoto.

Gli esercizi di pietà non valgono più nulla e noi meno ancora e così li abbandoniamo e ci scoraggiamo". (El pan 8, 223-225)

"È necessario che la pietà diventi il principale movimento della nostra anima, nella stessa misura in cui ora lo è la ricerca di noi stesse… È necessario che si stabilisca nella bussola dell’anima un orientamento, una calamita che la faccia dirigere sempre verso Dio; che ci fissiamo in Lui... Se otterremo questo, andremo a Dio con la stessa facilità con cui ora cerchiamo noi stesse". (El pan 8, 235-36)

Maria Antonietta Sansone

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ultimo aggiornamento 20 dicembre, 2016