I COMANDAMENTI (5)
Onora il padre e la madre

 

Sac. Angelo Spilla

 

 

Con il quarto comandamento iniziamo a riflettere sulle relazioni, che cosa significa veramente amare il prossimo, a cominciare dalle relazioni familiari.

"Onora tuo padre e tua madre" (Es 20,12 e Dt 5,16). E’ il primo comandamento che unisce il rapporto verso Dio al rapporto verso l’uomo. Ci dice il valore e l’importanza che ha la famiglia nel disegno di Dio. Ci troviamo davanti al comandamento che assicura il bene fondamentale della comunità umana, proprio perché la famiglia sta alla base di ogni comunità umana e di ogni società. Infatti non vi è legame che unisce le persone in modo più stretto del legale coniugale e familiare. Siamo dinanzi ad un comandamento che non inizia con un imperativo di proibizione:"Non". Anzi, è l’unico comandamento a cui segue una benedizione."Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà" (Es 20,12).

Il verbo onorare va inteso non solo come obbedienza o vago rispetto. E’ il verbo ebraico ("Kabbed") usato per esprimere la venerazione nei confronti di Dio. Fa riferimento al sostentamento dei genitori ma si estende ancora di più nel suo significato: porta affetto sincero verso chi ti ha generato; se sei giovane segui le giuste indicazioni; se sei adulto sostienili nella vecchiaia e nella malattia; occupati di loro, non abbandonarli; porta onore e rispetto nei loro confronti. Così come pure lo stesso termine "Kabbod" ha un valore sacro. Si applica a Dio, alle persone e agli oggetti che hanno un carattere sacro come l’angelo di Dio, il tempio, il sabato. Qui attribuisce ai genitori un valore speciale, trasferendoli al dominio del sacro, perché li mette in relazione con Dio. Essi sono strumenti di Dio, creature come fonte di vita. E sono pure i primi responsabili dell’educazione religiosa e morale dei figli (cfr Dt 6, 6-7).

La Sacra Scrittura usa parole assai pesanti nei confronti di coloro che trascurano i genitori o, peggio ancora, li maltrattano, poiché rivestiti di categoria sacra:"Maledetto chi maltratta il padre e la madre!"(Dt 27,16); "Colui che percuote suo padre o sua madre, sarà messo a morte"(Es 21,15). Così pure si condanna: "Chi deruba il padre o la madre e dice: ‘Non è peccato’, è simile a un assassino" (Pr 28, 24), si colpisce anche:"chi maledice il padre o la madre, vedrà spegnersi la sua lampada nel cuore delle tenebre"(Pr 20,20).

Come suonano, poi, belle quelle parole del Siracide:"Il Signore infatti ha glorificato il padre al di sopra dei figli e ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Chi onora il padre espia i peccati, chi onora sua madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera. Chi glorifica il padre vivrà a lungo, chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre. Chi teme il Signore, onora il padre e serve come padroni i suoi genitori. Con le azioni e con le parole onora tuo padre, perché scenda su di te la sua benedizione"(Sr 3, 2-10).

Il decalogo questo ci ricorda: per essere felice, occorre stabilire un serio rapporto con la nostra famiglia di origine.

C’è anche una visuale spirituale che dobbiamo saper cogliere da questo comandamento. I genitori richiamano l’immagine di Dio: come Dio ha dato la vita agli uomini, così il padre e la madre hanno donato la vita ai figli; come Dio si prende cura dell’umanità, così i genitori si preoccupano della propria prole. Come Dio ama gli uomini, così i genitori amano e devono amare i figli; come gli uomini sono chiamati ad amare Dio, così i figli sono chiamati a onorare e rispettare i propri genitori.

Pensiamo al dono della vita che ci hanno dato, l’affetto, il sostegno. Spesso siamo poveri di gratitudine. Siamo abituati a chiedere, non a dare. Molti genitori non ricevono aiuto, se hanno bisogno; alcuni, ormai anziani, diverse volte sono lasciati soli.

Questo comandamento chiede di restituire in affetto, gratitudine, cure, quell’amore che gratuitamente abbiamo ricevuto dai genitori.

Riconosciamo come nella nostra società occidentale stiamo assistendo a una progressiva demolizione del nucleo familiare e alla messa in discussione dei legami sociali riconosciuti da secoli.

Quanto poco affetto portiamo verso coloro che ci hanno generato! Semplicemente un raffronto. Quante case per anziani che si aprono! Segno di che cosa? Quanta solitudine! Quanto abbandono da parte dei figli! Quale e quanto aiuto morale e materiale offriamo loro?

Riporto un detto amaro dello scrittore inglese Oscar Wilde:"I figli cominciano con l’amare i loro genitori; quando crescono, li giudicano e il più delle volte li dimenticano".

Ricordiamoci che proprio ai nostri genitori dobbiamo la propria esistenza, l’educazione e il mantenimento, spesso pagati con tanto lavoro e molta sofferenza: "Ricorda che essi ti hanno generato: che darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?"( Sr 7, 28).

Abbiamo bisogno di scavare più in profondità in questo comandamento per scoprire l’ampiezza del suo orizzonte.

Nella concretezza delle scelte quotidiane, in una società che non trova alcuno spazio per le persone anziane e la presenza di un genitore anziano può complicare la gestione già difficile della vita di una famiglia, il richiamo all’occuparsi dei genitori ci obbliga a trovare delle soluzioni creative rispettose della loro dignità.

E ricordiamoci della parola di Dio: "Chi onora il padre espia i peccati…; avrà gioia dai propri figli; vivrà a lungo e felice". Ricordiamoci del verbo "onorare" tramandatoci da secoli: implica un comportamento di obbedienza e di amore, di fedeltà e di aiuto. E viene assicurato lo sviluppo dei rapporti tra le generazioni non solo in famiglia ma anche nella stessa società.

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ultimo aggiornamento 09 febbraio, 2017