La lettera

 

Notizia e pietà

Carissimo,

continuo a scrivere, ma vorrei che questa fosse una lettera-preghiera a Gesù.

Sì, a Gesù, presente nella nostra storia.

Credere non è dire parole fuori della storia, e, purtroppo, la storia di oggi ci dice parole di tristezza.

Un nome, un volto, un cuore, si chiama Fabo.

Si chiama Fabo, tu puoi capire, caro Gesù. Tu ci inviti a capire. Tu ci fai aprire le braccia per pregare con lui.

Certo, certo! nessuno ha il diritto della vita, ma tu, o Gesù, ci dici di non condannare, di non usare parole di accusa, di fariseismo.

Ti lasciamo solo, o Gesù. Solo, a parlare con lui. Saprete, insieme, che cosa dirvi. Parlatene tra di voi.

Intanto, perdona i nostri peccati. Noi che ci sentiamo più buoni perchè non ci uccidiamo. Non ci uccidiamo, ma uccidiamo i nostri fratelli, che lasciamo alla deriva.

Abbiamo lasciato te, o Gesù, alla deriva... l’angoscia, il panico, il sangue del Getsemani: "Passi da me questo calice!".

E, poi, sulla croce: "Perché?". Ti abbiamo lasciato nella lotta, nella solitudine, nella tentazione.

È l’abbandono dei fratelli, di tutti quelli che soffrono, che ci sono di disturbo, quelli che facciamo di tutto per non vedere.

Adesso, che facciamo? Ci indigniamo. Non siamo riusciti a vedere, a capire (per disegnare un albero, bisogna diventare un albero), abbiamo lasciato sempre qualcuno, il dolore di chi non ce la faceva più.

Tutti pronti, adesso, a condannare. E, perciò, giustificati? Sì, sarà Pasqua. Donaci, o Gesù, di poter far Pasqua con quest’uomo, che, oggi, piange tra le tue braccia.

Nino Barraco

 

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ultimo aggiornamento 13 aprile, 2017