pastorale familiare

a cura di Marina Berardi

La chiamata a Collevalenza

Questo mese condivido con voi una lettera-testimonianza inviatami da Diego. Lui e Patrizia, attraverso la loro storia (1), fanno risplendere la missione del nostro Santuario e ci fanno toccare con mano come la beata Madre Speranza stia continuando a svolgere il servizio di "portinaia del buon Gesù", in questo caso per una coppia di fidanzati che hanno avuto la fiducia e il coraggio di entrare con passione nel più grande "Progetto" che l’Amore Misericordioso aveva su di loro, per un Bene più grande.

Cara Marina, a seguito del nostro ultimo incontro, avvenuto nel luglio scorso, ho pensato di scriverti affinché ti potessi fare portavoce a tutti gli amici di Collevalenza dei ringraziamenti per l’amore e l’incessante sostegno nella preghiera che avete donato a Patrizia Revello, la mia fidanzata, e a me nel momento più difficile della battaglia che Patrizia ha combattuto in prima persona e io con lei, al suo fianco. In questa breve testimonianza vorrei presentare Patrizia a tutti coloro che non hanno avuto modo di conoscerla personalmente, consapevole che ciò che scriverò non renderà pienamente giustizia della sua persona. Patrizia ha affrontato il calvario della malattia come una prova che il Signore le aveva affidato, una prova dalla quale intravedeva in essa un disegno di Dio. Rivolgendosi alla Mamma Celeste, consapevole che la scienza medica non l’avrebbe mai guarita, Le affidava in una lettera la sua malattia, i giorni o i mesi che il Signore le avrebbe ancora concesso: "in una parola la mia missione". Patrizia aveva capito che la malattia era la sua missione che il Signore le aveva affidato, perché lei stessa si era resa disponibile a portare questa croce, affinché io per primo e poi a tutti coloro che avrebbero avuto modo di conoscerla e che oggi lo testimoniano nei loro scritti, potessero sperimentare in lei la misericordia del Signore, facendosi testimone del Suo Amore e strumento di incontro con Lui. Tra le testimonianze finora pervenute due (quella delle sue care amiche Patrizia Padoan e Maria Rosa Melon) mi hanno profondamente colpito per la straordinaria analogia nel loro racconto nel quale ricordano il loro ultimo incontro con Patrizia in ospedale quando già stava molto male. Entrambe ricordano l’ultimo abbraccio che diedero a Patrizia nel letto di ospedale con una gioia indescrivibile, senza una lacrima: "Sono sicura di aver abbracciato il Signore!", così dissero entrambe di quell’ultimo momento vissuto con lei. Patrizia non solo aveva affidato alla Madonna la sua malattia ma aveva benedetto la sua Storia perché aveva la piena consapevolezza di essere tra le mani di Dio! Affidamento che Patrizia quotidianamente rinnovava, recitando il Santo Rosario e la Novena all’Amore Misericordioso della Rev.ma Beata Madre Speranza di Gesù, a cui era molto devota, che chiudeva ogni giorno con questa frase della Madre: "Si compia, Dio mio, la Tua volontà anche se mi fa molto soffrire. Si compia, Dio mio, la Tua divina volontà anche se non la comprendo. Si compia, Dio mio, la Tua divina volontà anche quando non la vedo. Si compia la Tua volontà in tutto e per tutto".

Mi piace pensare a Collevalenza come la risposta a una chiamata di Dio, manifestata nella figura della Beata Madre Speranza di Gesù e che i diversi pellegrinaggi al Santuario dell’Amore Misericordioso vissuti nell’arco di soli due anni facessero realmente parte del progetto di Dio sulla nostra storia che, nella Sua immensa sapienza, Egli avesse stabilito che io e Patrizia dovessimo percorrerli proprio negli anni più difficili della vita di Patrizia.

In realtà, quella di Collevalenza, fu solo una delle tante chiamate a cui Patrizia rispose che, puntuali arrivarono tutte nello stesso periodo. Chiamate seguite molto spesso da "risposte" alle preoccupazioni che io e Patrizia timorosi affidavamo al Signore sul nostro futuro, fiduciosi in un Suo aiuto. Risposte che straordinariamente arrivavano contestualmente a entrambi, ma quando è Dio a lanciare i dadi la contingenza non esiste!

A questo proposito, ricordo distintamente che, poco dopo la scoperta della malattia, Patrizia ed io partecipammo alla serata di preghiera "Petali di Rose", organizzata della Fraternità Missionaria Giovanni Paolo II ad Asti, dove proprio in quell’occasione conoscemmo Suor Noemi Adinolfi, missionaria in Amazzonia. Durante la serata vi era la possibilità di poter scrivere una lettera e di indirizzarla a S. Teresina di Lisieux affinché quella stessa lettera diventasse un’intenzione di preghiera. Alla consegna della lettera, ci vennero consegnati dei bigliettini contenti delle frasi tratte dai Vangeli. La cosa sorprendente, e mi viene ancora la pelle d’oca, fu che io e Patrizia ricevemmo lo stesso biglietto sul quale vi era scritto: "Non temere perché io sono con te!" Era la risposta ai nostri timori, ovvero che Dio stava portando con noi la nostra stessa croce!

Oggi, inizio a intuire che la chiamata a Collevalenza e poi ancora quelle ne seguirono, facessero realmente parte del progetto di Dio, un grande disegno di cui, al momento, posso solo coglierne qualche aspetto iniziando a scorgerne i primi frutti. Frutti che non sarebbero mai nati se una serie di situazioni e di circostanze – solo apparentemente del tutto casuali – non fossero accadute a partire dal momento stesso della scoperta della malattia di Patrizia, circostanze accompagnate da "incontri" con la Madre alla cappella dell’Ospedale di Asti che fecero sì che Patrizia, e io con lei, fossimo chiamati a Collevalenza. La figura di Madre Speranza e la storia del Santuario, infatti, non erano note a Patrizia e tanto meno a me. Solo durante i mesi di chemioterapia, Patrizia iniziò a trovare una serie di immaginette della Madre nella cappella dell’Ospedale di Asti, come testimonia lei stessa in occasione del nostro primo pellegrinaggio nella sua lettera indirizzata alla Madre del 22 agosto 2014: "Cara Madre Speranza, […] sai che prima non ti conoscevo, poi da quando mi hanno diagnosticato il tumore e ho iniziato questo calvario mi hanno parlato di te e ho iniziato a trovare, nella cappella dell’Ospedale di Asti, delle Tue immagini e quelle di Gesù crocifisso. Non credo sia un caso, credo, invece, che Tu volessi che intraprendessi questo viaggio, tra tante difficoltà fisiche e morali, per venire da Te". Era chiaro che era stata la Madre stessa a chiamare Patrizia a Collevalenza!

Ma a Collevalenza, non incontrammo solo la Madre, ma anche una seconda casa, una famiglia, degli amici sinceri con cui poter condividere le fatiche della malattia. A Collevalenza Patrizia strinse dapprima amicizia con te, Marina; ricordo, infatti, quella sera, a cena, quando passasti a salutare i pellegrini ai tavoli e lì ti presentasti a noi. Ricordo distintamente che tu ti eri avvicinata al nostro tavolo e, in particolare a Patrizia, perché avevi immediatamente avvertito che Patrizia in quel momento avesse bisogno di te e del tuo preziosissimo conforto e poi dell’amicizia che da quella sera vi avrebbe legato per sempre. Tu, infatti, capivi molto bene ciò che Patrizia stesse affrontando e, più di una volta, condividesti con lei la tua esperienza di vita, donandole forza e coraggio.

A Collevalenza Patrizia strinse amicizia anche con le sorelle che si occupavano della mensa ai tavoli e al negozietto, tant’è che la trattavano come se fosse una di loro, dedicandole attenzione e sostegno spirituale. Ricordo, in particolare, che le suore del negozietto, oltre ad assicurarle le loro preghiere, le avevano regalato una reliquia della Madre affinché la potesse portare sempre con sé. A Collevalenza, Patrizia ed io incontrammo il nostro secondo Padre Spirituale, il caro Don Giuseppe Forasacco, che ci sostenne sempre con le sue preghiere. Lo incontrammo ai confessionali, dove dedicava intere giornate al sacramento della riconciliazione con Cristo... ricordo che in quell’occasione mi regalò un’immagine di Gesù Misericordioso sul retro della quale aveva riportato il suo cellulare, per rimanere in contatto, e una dedica: "A Diego con gratitudine!"... persona splendida dalla straordinaria intelligenza e dalle grandi doti umani e spirituali. Egli era così legato a Patrizia che offrì le proprie sofferenze legate alla sua malattia per la guarigione di Patrizia. Così infatti il caro Don Giuseppe, che ora immagino insieme a Patrizia nella gloria e nella luce più piena a contemplare il volto luminoso di Dio, mi scrisse quel giorno poco prima di entrare in sala operatoria: "l’unica cosa che posso fare è offrire tutte le mie sofferenze"e, poi ancora così mi scrisse dopo aver letto un mio articolo in ricordo di Patrizia: "Amico ho letto il tuo articolo con le lacrime che non mi hanno lasciato un istante..., eccezionale e appassionate testimonianza..., possano essere tantissimi a leggere tanto splendido contagioso profilo umano e cristiano..., grazie di cuore..., il mio nome sfigura davanti a tanta luce...un abbraccio don Peppino".

Nel nostro primo viaggio a Collevalenza incontrammo per caso, avrei detto allora, ma oggi non più, il Dr. Lino Perazzo con la cara moglie Liliana che ci invitarono a partecipare al gruppo di preghiera dell’Amore Misericordioso guidato da Padre Ireneo Martín, che conoscemmo proprio in quell’occasione, con il Prof. Pietro Iacopini con il quale l’anno successivo saremmo partiti per Medjugorje, dove incontrammo anche Antonio con sua moglie che da allora, non smisero mai di pregare per Patrizia.

Oggi, a più di un anno dalla scomparsa della cara Patrizia, il suo ricordo rimane vivo: un’Associazione intitolata a Patrizia Revello (2) è stata creata al Santuario Giubilare della B.V. del Buon Consiglio, il cui rettore Don Filippo Torterolo ne è Vicepresidente, che sostiene la ricerca oncologica, proponendosi di cercare una cura contro il cancro al seno "triplo negativo", malattia preoccupante e incurabile, e che si prodiga per operare con aiuti concreti tra i più poveri e i bisognosi proprio come avrebbe voluto Patrizia.

Un gruppo di preghiera dedicato all’Amore Misericordioso di Collevalenza e intitolato a Patrizia Revello è nato su desiderio del Rettore del Santuario di Collevalenza, Padre Ireneo Martín. Voglio pensare che sia stata proprio Patrizia ad aver mosso le anime e i cuori di tutti noi e ad averci ricondotti in pellegrinaggio nel luglio 2016 alla sua amata Collevalenza, davanti al Crocifisso dell’Amore Misericordioso, dove per ore amava sostare in silenzio in preghiera, per unire proprio i due Santuari a lei più cari: il Santuario della Beata Vergine del Buon Consiglio (Castiglione Tinella) e quello dedicato al Suo amato Figlio, il Santuario dell’Amore Misericordioso. Da quel pellegrinaggio il trenta di ogni mese il gruppo di preghiera si ritrova al Santuario del Buon Consiglio per ricordare Patrizia e pregare secondo le intenzioni della Madre, sotto la guida di Don Filippo, riscoprendo ogni volta una partecipazione sempre più numerosa.

"Dal calvario di Patrizia stanno germogliando frutti preziosi: l’affetto di quanti, legati a lei, si sono legati tra di loro; l’impegno di preghiera, prima spesa per la sua guarigione, poi per ottenere per lei il dono della rassegnazione e ora a lode di quel Dio che sostiene in ogni forma di tribolazione. È stato bello vedere in questa storia manifestarsi il disegno del Signore, che scaturisce dal mistero del suo amore ed è talmente luminoso che illumina le situazioni più dolorose e delicate. Nonostante le evidenti sofferenze, intorno a questa giovane donna travagliata da una malattia incurabile si sono vissute ricchezze di cui spesso non sappiamo cogliere tutta la portata: la presenza della famiglia, la delicatezza di un rapporto di amore orientato a formare una nuova famiglia e purificato fino a raggiungere un clima di assoluta spiritualità. La Divina Provvidenza ha permesso di sperimentare come nella sofferenza più viva emerge pur sempre quella Sapienza di Dio che sa ricondurre al bene anche le situazioni più preoccupanti" (Padre Francesco Ravinale, Vescovo di Asti). Da quando Gesù ha accolto Patrizia in Paradiso accanto a sé, la sua assenza è colmata dal ricordo vivo e prezioso di un messaggio di amore autentico, smisurato, puro e gioioso a Gesù, alla Vergine e ai Santi ai quali aveva costantemente innalzato le sue preghiere fino al suo ultimo sospiro: perché "Gesù è bravo!", ha ripetuto incessantemente Patrizia fino a quando è stata cosciente, stringendo tra le mani il Crocifisso di Medjugorje.

"La morte, come è stata accolta da Patrizia, l’abbandono a Dio, la manifestazione della sua grande fede e tutto quello che si sta realizzando attorno alla sua memoria, credo proprio che questo sia il vero miracolo, voluto da una Volontà superiore alla nostra, di fronte alla quale tutti dobbiamo chinare il capo" (Don Giorgio Botti, parroco "Regina Mundi" di Torvaianica Alta, Pomezia). "Oggi nel cielo c’è una figlia, una fidanzata, una grande amica che ci protegge e prega per tutti noi" (Patrizia Masi). "Grazie Patrizia per la ricchezza del tuo passaggio tra noi. Hai lasciato una scia di luce così nitida, dietro la quale molti altri arriveranno a contemplare il volto del Padre" (Don Eligio Mantovani, parroco di Neive, CN).


1) http://www.collevalenza.it/Riviste/2016/Riv0716/Riv0716_05.htm

2) Associazione Dott.ssa Patrizia Revello: www.associazionepatriziarevello.it

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 14 luglio, 2017