La lettera

 

Parole nella tenda

Carissimo,

lo stupore di un sogno: "Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion ci sembrava di sognare".

È sogno arrivare.

Arrivare da dove? Certo, dalle nostre case, dalle nostre strade, ma arrivare da Dio.

Arriviamo da lontano, da millenni di anni luce: "Prima che tu fossi nel seno di tua madre, io ti ho conosciuto, io ti ho amato".

Arriviamo dal cuore di Dio, dal sogno di Dio. Il sogno di Dio che ci ha voluto qui.

È bellissimo pensare che Egli già lo sapeva. Egli che scandisce il respiro della nostra storia, che non smette di cercarci, tra "le fenditure della roccia", di balzo in balzo.

La follia dell’amore, l’indicibile, l’eccessivo, l’inimmaginabile di un Dio che si dà all’uomo.

È sogno fermarsi.

Corriamo tutto il giorno, siamo perseguitati dal tempo, sovraffollati da parole.

Gesù, prima di narrare se stesso, il mistero di noi stessi, faceva sedere le folle. Così, nelle Beatitudini, così nel segno dei pani. Dice il Vangelo: "E fece sedere la folla".

Fermarci, fare esperienza, estasi, silenzio, ascolto. Silenzio adorante, ascolto contemplativo, stupore religioso, lode e lamento, spazio per l’umanità ferita, accoglienza, riparo.

Per tutti noi, mendicanti, pellegrini, smarriti sulla strada. Il dopo, la paura, "si fa sera". Il grido, "davvero è risorto", lo spezzare il pane che riempie di canto, di festa, di danza l’incontro con i fratelli.

È sogno ritornare.

Ecco, avere il volto di gente che ha visto il Signore, avere il cuore di gente che ama.

La grande Notizia, la gioia, lo stupore di un Dio che ci ama.

Nino Barraco

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ultimo aggiornamento 08 settembre, 2017