Gli incontri
di Gesù (4)

 

 

 

 

 

 

 

 

Gesù incontra
Zaccheo

 

Sac. Angelo Spilla

 

Ecco l’episodio di un altro incontro: Gesù incontra Zaccheo (Lc 19,1-10). Nel racconto si parte dalla città di Gerico, che era considerata antitetica a Gerusalemme e indicata come città del vizio in opposizione alla città di Dio. Propriamente a Gerico si svolge il riscatto di un ricco pubblicano. I pubblicani erano visti come collaborazionisti e approfittatori e Zaccheo non faceva eccezione.

Gesù era entrato in Gerico e all’entrata della città aveva dato la vista ad un mendicante cieco. Adesso si incontra con Zaccheo. L’accostamento di questi due fatti non è casuale. La guarigione del cieco e il "recupero" di Zaccheo si richiamano e si illuminano a vicenda: entrambi desiderano vedere e Gesù compie per loro un prodigio, suscitando un cambiamento di vita.

Non si tratta semplicemente della storia di Zaccheo, ma dell’incontro tra Gesù e Zaccheo; qui troviamo la storia dell’amore di Gesù per ognuno di noi.

Gesù sta andando verso Gerusalemme spinto dal desiderio di salvarci e a Gerico c’è un uomo, chiamato Zaccheo. È un uomo conosciuto, assai ricco e capo dei pubblicani e peccatore; è un appaltatore benestante che riscuote le tasse in questo importante centro doganale di frontiera.

Tutto ha inizio con la ricerca di Gesù da parte di Zaccheo, ma il commento finale di Gesù mette i giusti accenti sulle cose dicendo che è stato Gesù a cercarlo e a salvarlo:"Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".

Zaccheo desidera vedere, ma lui stesso è salvato dallo sguardo di Gesù. È interessante però che Zaccheo parta, è alla ricerca di Gesù. Questo suo desiderio è sorprendente. Ciò che lo spinge a ricercare questo incontro non è dettato dalla semplice curiosità quanto da una inquietudine e da una insoddisfazione. Il potere e il denaro non gli procuravano la gioia, la pienezza del vivere e la vera serenità. Zaccheo sente il desiderio di andare oltre perché era insoddisfatto. Ecco perché vuole vedere Gesù. Di lui gli saranno giunte alle orecchie parole inaspettate e consolanti. Gli sarà stato riferito che egli "non è venuto a chiamare i giusti ma peccatori a convertirsi" ( Lc 5,32) e sa che è "l’amico dei pubblicani e dei peccatori" ( Mt 11,19 e Lc 5,30).

Per questo vuole sapere chi è. Non gli è bastato sapere che cosa fare, ha avuto anche la ferma volontà di agire; si è messo in testa di vedere chi veramente sia il Signore.

Ma oltre al nome, l’evangelista Luca ci dà un altro particolare:era piccolo di statura. Fra lui e Gesù ci sono delle barriere: la sua piccola statura e la folla.

Se sa che la gente lo ossequia, sa pure che lo teme. Per potere vedere Gesù si deve staccare dalla folla e correre avanti; cercando un appiglio su cui aggrapparsi. Per non esporsi così al ridicolo, sale su un sicomoro. Non deve però perdere tempo perché Gesù sta passando.

Questo innalzarsi può significare iniziare a vedere le cose in modo diverso, da un’altra prospettiva, rinunziando agli orizzonti abituali; con tutto ciò che ne può conseguire. Il sicomoro è ciò che mi trovo a portata di mano per raggiunge il mio scopo, per poterlo vedere: il silenzio, la natura, la Chiesa, un amico, la preghiera, i sacramenti.

Dall’alto Zaccheo vuole vedere Gesù ma ora è Gesù che dal basso lo vede per primo. La sua posizione è quella del servo umiliato che guarda dal basso perché chi ama non si atteggia mai a giudice, si inchina semplicemente davanti alla persona amata.

Gesù, che sa chi davvero lo cerca, individua chi lo sta genuinamente cercando, alza lo sguardo verso di lui. È qui per primo che avviene l’incontro tra il desiderio di Zaccheo e quello di Gesù: "oggi devo fermarmi a casa tua". Quest’oggi è il momento della salvezza (Kairòs) giunto anche per questo peccatore. Gesù esprime questa volontà a volere restare, a volere realizzare questa amicizia, questa comunione e relazione personale. La casa indica pure l’ingresso nel suo Regno.

Zaccheo coglie l’attimo e scende "in fretta" dal sicomoro. Non bada alla vergogna, all’umiliazione, ai cambiamenti che avrebbe dovuto fare o all’incertezza del suo futuro. Non vuole solamente perdere l’occasione. Sperimenta quello che scriverà San Paolo: "Ecco ora il tempo favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!"(2 Cor 6,2).

E la salvezza arriva nella "casa" di Zaccheo. Accoglie con gioia Gesù in casa e segue il banchetto assieme ai suoi amici.

Il brano evangelico è seguito da verbi di movimento (entrare, attraversare, correre, salire, scendere in fretta) per concludersi nella casa del peccatore convertito, dove Gesù è diretto e prende dimora. Inizia la festa e il banchetto, nonostante il mormorio degli scribi e dei farisei:"Costui accoglie i peccatori e mangia con loro".

Ma Zaccheo si è ravveduto sul serio. Dice a Gesù:" Signore, io dò la metà dei miei beni ai poveri e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". E Gesù:"Oggi la salvezza è entrata in questa casa".

Accogliendo questa salvezza, Zaccheo ha scoperto quella gioia vera che andava cercando. E quindi: l’amore genera altro amore. Zaccheo amato gratuitamente si fa prossimo per i poveri diventando destinatario e tramite di salvezza.

Zaccheo riceve e perciò promette di "dar via". Liberato nel suo rapporto con le cose, si impegna a vivere un vero rapporto fraterno nella condivisione, quale segno vero di conversione.

Ecco l’importanza di quest’altro incontro: non solo lo stare con Gesù, ma anche, in conseguenza di questa sua visita, l’emergere della capacità di dono di sé agli altri.

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 12 gennaio, 2018