Attualità

Paolo Damosso

 

VERSO "LA CASA DI MADRE SPERANZA" (6)

 

COME UN FILM!

 

Carissimi,

quando leggerete questo articolo forse già abbiamo vissuto l’inaugurazione della Casa di Madre Speranza, oppure mancano davvero poche ore.

Che dire?

In queste settimane di vigilia l’intensità operativa è aumentata e nel mio cuore continuano a scorrere le immagini delle stanze completate, così come me le immagino. Me le sono sognate anche di notte e, vi garantisco, sono il primo a non vedere l’ora di poter toccare con mano il risultato di un lavoro che abbraccia complessivamente quasi un paio d’anni.

Mentre scrivo siamo proprio agli ultimi giorni prima dell’allestimento vero e proprio mentre si stanno completando le opere strutturali per rinnovare completamente l’impianto elettrico, di riscaldamento, aggiungendo anche il condizionamento per i mesi estivi.

E poi c’è tutto il lavoro di falegnameria, di ristrutturazione muraria, di stucchi, di ritinteggiatura delle pareti, per predisporre ogni parte all’ultima fase che più mi compete: rivisitare gli spazi, ogni angolo con arredi e con la tecnologia multimediale che si pone l’obiettivo di coinvolgere il più possibile le persone che varcheranno questa soglia.

Prima di tutto, permettetemi di fare una lode di cuore a tutte le persone che ormai da diversi mesi lavorano in questo cantiere.

Sono rimasto molto colpito dallo stile, dall’impegno e dal desiderio di fare squadra per raggiungere l’obiettivo comune nei modi e nei tempi stabiliti.

Ognuno di loro ha una storia da raccontare legata a Collevalenza ed a Madre Speranza. Questo non solo perché sono nati e vivono nella zona, ma per legami personali particolari che è bello ascoltare e condividere.

C’è chi mi ha raccontato di essere stato preso in braccio dalla Madre quando era in fasce, chi mi ha detto che è nato la notte prima della Sua morte, insomma ognuno porta con sé un mondo di collegamenti, d’esperienza, di memoria che mi ha colpito molto.

Ho immaginato cosa volesse dire per loro entrare in questi spazi e contribuire concretamente a realizzare questo progetto. Consci di intervenire su luoghi che parlano della presenza della Fondatrice, dove risuonano ancora i suoi passi e che lasciano intravvedere ancora il Suo sguardo di Madre.

Ho immaginato che forse i loro genitori, oppure parenti stretti abbiano raccontato di frequente quanto hanno vissuto lì e tutto questo sicuramente ha condizionato positivamente l’energia che è stata profusa in tutte queste lunghe giornate.

A tutti loro va il mio ringraziamento e la mia riconoscenza, nella convinzione che questa partecipazione attiva e professionale che ha coinvolto la Grande Famiglia di Collevalenza è sicuramente un valore aggiunto che io ho potuto toccare con mano.

Bravi davvero per la pazienza, la competenza e per il fatto che si è sempre percepita quella marcia in più dettata dal cuore, oltre che dalle forze intellettuali e fisiche.

Desidero ancora condividere una riflessione che ho fatto con alcune persone in loco e che mi ha accompagnato in questi giorni.

Nelle ore che ho trascorso in mezzo all’intensità operativa nella Casa di Madre Speranza ho vissuto un clima che mi ha riportato ad un’esperienza forte che ho vissuto nella realizzazione di un film dedicato alla storia di San Giuseppe Benedetto Cottolengo.

Nei miei venticinque anni di cammino professionale ci sono state diverse esperienza di fiction da scrivere e da realizzare, curandone la regia.

Ebbene, devo confessare che in mezzo al "furore operativo" del cantiere di Collevalenza mi sembrava di stare sul set di un film, tutti impegnati alla preparazione di una nuova scena.

Un’emozione tangibile che mi ha fatto dire a chi stava vicino a me: "Ma quando è previsto che arrivino gli attori?"

Era una battuta, che però nascondeva un’importante verità.

Da autore, mi accorgo sempre di più che ciò che sta per nascere, in fondo, è anche un film molto particolare.

Non si tratta certo di una pellicola da fruire seduti comodamente su un divano, proiettata su uno schermo che ha un inizio e una fine da vedere, senza richiedere partecipazione attiva degli spettatori. Magari, in questo caso, ci si auspica un coinvolgimento emotivo, che vada al di là del televisore bucandolo (come si dice tra addetti ai lavori).

Ma in fondo anche qui a Collevalenza, nella Casa di Madre Speranza, si potrà vivere quotidianamente un lungometraggio inconsueto.

Prima di tutto gli spettatori, ovvero i pellegrini saranno anche attori, cammineranno, si metteranno in ricerca attivamente, ognuno con il proprio vissuto. Entreranno nella pellicola che non è solo una bella storia, ma è Verità quotidiana che interroga oggi, che mette in crisi, che vuole arrivare al cuore ed indicare la Strada.

Ed allora ognuno vivrà il suo film, diverso, unico e irripetibile così come sono differenti le nostre sensibilità. Per questa ragione potrà interrogarsi e "recitare la sua parte" quella che riguarda la vita che deve affrontare ogni giorno nella sua realtà.

Pellegrini/attori che interpretano la loro esistenza con le fatiche, gli eccessi, le domande, le gioie, i problemi e che qui trovano una Madre che li prende per mano senza fare distinzioni e senza giudicare. Una Madre che ascolta e ama i propri figli ed ha la preoccupazione di portare, di accompagnare da Colui che ha tutte le risposte.

Mi accorgo, raccontando queste cose, che restando in questa metafora, possiamo dire che ognuno di noi arriverà alla Casa di Madre Speranza da protagonista che vivrà, camminerà, farà esperienza di una Presenza che l’aiuterà a cercare un Lieto Fine, quello che ci ha indicato Madre Speranza: l’Amore Misericordioso che ci può davvero cambiare, trasformare e migliorare.

Spero di aver espresso in forma chiara, uno dei pensieri che mi accompagna di più in questi giorni e che è maturato gradualmente nel corso di questi mesi davvero meravigliosi.

Un tempo in cui ho spesso confuso il mio impegno professionale con il mio percorso di vita, lasciando che le cose accadessero senza imporre paradigmi dettati dall’esperienza.

Ho vissuto questo progetto come fosse davvero il primo e l’unico della mia vita, ritrovando uno spirito e delle percezioni quasi adolescenziali.

Madre Speranza è davvero sorprendente, ormai questo l’ho capito bene.

Non resta che lasciarsi guidare.

Ed è quello che chiedo ad ogni visitatore della Casa di Madre Speranza:

"Entra ad occhi chiusi, sapendo che non è molto importante ciò che ti colpirà perché attraente agli occhi, ma al contrario è fondamentale ciò che parlerà al tuo cuore, per lasciare un segno indelebile. Un Segno d’Amore indicato da una donna che si chiama Madre Speranza".

Ciak si gira!

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ultimo aggiornamento 10 febbraio, 2018