ROBERTO LANZA

Il tempo Quaresimale è sempre stato fondamentale, per il nostro percorso di fede, in esso il popolo di Dio, illuminato dalla Parola di Dio, rivive l’esperienza dei 40 anni dell’esodo d’Israele, i 40 giorni trascorsi da Gesù nel deserto prima di iniziare la sua missione di servizio, che sarà suggellata dal sacrificio pasquale. Sorta come "istituto ecclesiale" nel IV°e V° secolo per preparare i catecumeni alla celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana e i peccatori penitenti alla riconciliazione sacramentale, essa è "tempo propizio" anche oggi per tutti i cristiani che, mediante il ricordo del battesimo, la rinnovazione degli impegni battesimali e la penitenza, vogliono disporsi alla celebrazione del mistero pasquale.

Il messaggio biblico del ciclo C che stiamo seguendo in quest’anno liturgico, diversamente da quello del ciclo A, che è tipicamente battesimale e del ciclo B, che è cristologico pasquale, sviluppa in modo organico il tema della penitenza-conversione. La tematica penitenziale della quaresima nell’anno C si muove e si sviluppa su due linee convergenti tra loro: i brani evangelici seguono una pista prettamente "teologica" che parte dalla fede (I domenica), giunge al battesimo (II domenica), invita alla necessità della conversione post-battesimale (III domenica), culmina nella riconciliazione sacramentale (IV domenica) e sfocia nella vita nuova. Mentre i brani biblici dell’A.T., che costituiscono la lettura, indicano invece una pista "storico salvifica" che ripropone avvenimenti fondamentali della vicenda di Israele e vede protagonisti i personaggi della storia della salvezza, e cioè in ordine: Abramo, Mosè, Giosuè, Isaia; ed ha sempre come tema di fondo, la conversione.

La mentalità diffusa nella nostra epoca, di conseguenza, è caratterizzata dal valutare soltanto ciò che serve immediatamente.
 

Tuttavia la Quaresima, oggi, va pastoralmente orientata a far ritrovare il senso di Dio non solo ai "lontani", ma soprattutto anche ai "praticanti". L’uomo contemporaneo ha perso il senso di Dio; ritiene, infatti, che Dio non serva a nulla. La mentalità diffusa nella nostra epoca, di conseguenza, è caratterizzata dal valutare soltanto ciò che serve immediatamente. In questo senso è vero che Dio non serve proprio a nulla! Dio non esiste per "servire" a qualche cosa. Una certa pratica religiosa, che ricorre a Dio soltanto in caso di bisogno, esprime questa falsa concezione di Dio. Egli, infatti, non è un’agenzia di assicurazioni con forti premi, purché si faccia un buon deposito di preghiere, pellegrinaggi, processioni e candele accese. Dio non è un professore, o un mago, che interviene per spiegare ciò che l’uomo non capisce o non riesce ancora a fare. Tanto meno Dio è una specie di tiranno, benevolo o irritato, secondo i casi, che interviene arbitrariamente sugli avvenimenti per arrestarli o modificarli. Pensare Dio così è pensare a un falso Dio e forse trovarsi nell’anticamera dell’ateismo, anche se poi ci si crede "credenti".

Ecco, invece, la ricchezza spirituale di questo tempo favorevole: siamo chiamati a compiere un cammino di conversione che ci conduca alla Pasqua, segno supremo della riconciliazione con il Padre. Ed in questo cammino di conversione, il buon Dio non ci lascia soli, ci permette di "restare in allenamento", dandoci degli strumenti davvero efficaci per raggiungere, in modo nuovo, l’incontro salvifico con questo Padre buono e misericordioso. "Ciascuno esamini la sua coscienza, che ha una voce nuova per la nostra epoca." (Populorum progressio n. 47).

Questa affermazione di Paolo VI° nella Pasqua del 1967, mi sembra che possa essere ancora un buon filo conduttore da seguire per ricercare il senso di quelle "pratiche Quaresimali" proprie di questo tempo: il digiuno, l’elemosina e la preghiera.

Ma come il nostro carisma ci aiuta a vivere questi "segni" che ci vengono presentati come via maestra per questo tempo liturgico?

 

— Digiuno

 

La Madre Speranza scriveva così: "Il digiuno doma i vizi, eleva il cuore a Dio e ci fa crescere in virtù e meriti."1 e ancora: "Egli andò nel deserto per fuggire il caos del mondo, raccogliere i sensi e le potenze dell’anima nel silenzio, nel quale possiamo comunicare meglio con Dio."2

Digiunare significa non solo astenersi dal cibo, ma principalmente, costituisce un’importante occasione di “crescita”, per la nostra fede e per la nostra relazione con Dio.
 

Digiunare significa non solo astenersi dal cibo, ma principalmente, costituisce un’importante occasione di "crescita", per la nostra fede e per la nostra relazione con Dio. Il digiuno rituale della Quaresima è segno del nostro vivere la Parola di Dio: "Mio cibo è fare la volontà del Padre." Il digiuno di cui parla il Vangelo non è certo un virtuosismo da "asceti", non si tratta di mettere alla prova la nostra resistenza o di vedere se con la scusa della Quaresima riusciamo a buttar giù quei due chiletti di troppo, così ci portiamo avanti per la prova costume! E non è neanche masochismo, privarsi del necessario, o negarsi qualcosa di piacevole per il gusto di soffrire! È piuttosto prendere le giuste misure della vita, cercare di fare chiarezza in noi per capire cosa ci sta davvero a cuore, cosa è davvero fondamentale per la nostra vita e di cosa, invece, tutto sommato possiamo anche fare a meno.

Ma quale digiuno vuole veramente il Signore?

Il profeta Isaia esortava: "Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai? Ecco, nel giorno nel vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso."3 Dio vuole incontrarci, ma questo incontro non può avvenire se restiamo "sazi" delle nostre idee, dei nostri programmi, del nostro orgoglio e del nostro rumore. Come abbiamo visto la Madre Speranza evidenziava questo aspetto con molta decisione; un atteggiamento che nel tempo di oggi credo sia importante recuperare e valorizzare: il silenzio interiore per ascoltare la voce di Dio. Il silenzio nel tempo presente è morto, e nessuno sembra disperarsene, anzi spaventa e lo si cancella al solo pensiero che possa avvolgerci. Si sente, invece, il fascino del rumore, quello scenario che è diventato il vero habitat dell’uomo del terzo millennio. La scelta del "digiuno" allora non è tra rumore e silenzio, ma tra i mille rumori possibili che ci stordiscono il cuore e lo spirito. Eppure c’è un silenzio dentro di noi, che si lega alla pace interiore dove possiamo ascoltare meglio il nostro essere e cosa ancora più importante trovare Dio: "In quei giorni, essendo giunto Elia al monte di Dio, l’Oreb, entrò in una caverna per passarvi la notte, [..] dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna"4.

 

Ma sarebbe inutile astenersi dai cibi, se non ci si astenesse dal peccato!

Quale Dio incontreremo? Il Dio dei venti che ci lacerano e dei terremoti che ci sconquassano, dei fuochi che ci divorano e ci lasciano esausti e delusi.
 

Quanti rumori coprono quel mormorio leggero nelle nostre giornate! Se non impariamo a digiunare non saliremo mai il monte della solitudine e del silenzio. Quale Dio incontreremo? Il Dio dei venti che ci lacerano e dei terremoti che ci sconquassano, dei fuochi che ci divorano e ci lasciano esausti e delusi. Ma Dio è un vento leggero che accarezza il cuore e chi ha potuto in qualche modo fare esperienza di Dio sa che il silenzio è quello spazio interiore creato nel cuore umano dove creare il tempio, il tabernacolo della presenza divina.

 

— Elemosina

 

Quanto sia forte la suggestione delle ricchezze materiali, e quanto netta debba essere la nostra decisione di non idolatrarle, lo afferma Gesù in maniera perentoria: "Non potete servire a Dio e al denaro" (Lc 16,13). L’elemosina ci aiuta a vincere questa costante tentazione, educandoci a venire incontro alle necessità del prossimo e a condividere con gli altri quanto per bontà divina possediamo. L’elemosina educa alla generosità dell’amore: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli se avrete amore gli uni per gli altri"5.

 

Ma sarebbe inutile vivere l’elemosina se non si tramutasse per tutti in un vero e proprio stile di vita!

Comunque quando parliamo di poveri non dobbiamo pensare soltanto a quelle persone che non hanno niente di "materiale" a loro disposizione. Il termine stesso greco di povero ptochós non ha un significato soltanto materiale, ma vuol dire soprattutto "mendicante", che chiede l’elemosina della vita. Una sintesi questa ben evidenziata dalla Madre Speranza che così annotava: "Teniamo a mente che quelli che soffrono attendono il nostro conforto, attendono anzi che ci facciamo partecipi delle loro sofferenze. Lo stesso ci chiede l’amore verso il Signore Gesù. Quando incontrerete un uomo sotto il dolore fisico o morale, non dategli un aiuto o un consiglio senza avergli prima dato uno sguardo di compassione"6. Quando la Madre Speranza ha ricevuto la rivelazione dell’Amore Misericordioso, una scelta le è apparsa da subito chiara e determinante: "Gesù ci ha scelte per esercitare a nome suo la misericordia con i poveri e portare ai loro cuori afflitti il balsamo della consolazione"7. Per la Madre Speranza la carità è il volto della misericordia di Dio, e la misericordia è il modo con il quale il Signore concretizza il suo amore per ogni creatura. L’amore verso il prossimo scaturiva dal fuoco ardente del suo amore a Dio e dall’esperienza con cui si sentiva amata da Lui. Nella povertà del misero vedo la povertà di quel Dio che si è spogliato di sé per permettermi di toccarlo. L’unica prova concreta che noi crediamo e viviamo la paternità di Dio Amore Misericordioso nella nostra vita, è considerare e trattare tutti gli uomini come figli dell’unico Padre, quindi come nostri fratelli, il povero esiste perché ci umanizza, i suoi bisogni ci fanno uscire da noi stessi e ci rendono sempre meno attenti ai nostri "egoismi", il povero, in questo senso, è davvero un privilegiato strumento nelle mani di Dio.

 

Nella maggior parte dei casi si prega quando si ha bisogno d’aiuto, quando una malattia minaccia la nostra vita, quando non abbiamo nulla di meglio da fare, insomma ogni tanto ci ricordiamo di Dio, ci ricordiamo di avere un Padre… e la cosa più bella è che ci arrabbiamo con Lui se non opera “subito” il miracolo.
 

— Preghiera

 

Quale spazio occupa Dio nel nostro cuore? Cosa vuol dire "prendere Dio sul serio"?

Che cos’è la preghiera? In che cosa consiste? La preghiera è la forza del cristiano, davanti a tante ferite e a tante lacerazioni che ci fanno male e che ci potrebbero indurire il cuore, noi siamo chiamati a "tuffarci" nel mare della preghiera, perché la Quaresima è principalmente un tempo di preghiera.

Nella maggior parte dei casi si prega quando si ha bisogno d’aiuto, quando una malattia minaccia la nostra vita, quando non abbiamo nulla di meglio da fare, insomma ogni tanto ci ricordiamo di Dio, ci ricordiamo di avere un Padre… e la cosa più bella è che ci arrabbiamo con Lui se non opera "subito" il miracolo. Allora ecco che la preghiera diventa un amuleto porta fortuna, ma quando questo amuleto non funziona lo buttiamo. Siamo fuori strada, la preghiera deve essere un’elevazione e comunicazione dell’anima con Dio. Dobbiamo pregare come pregava Gesù, egli pregava da solo, si ritirava in luoghi deserti, e in un verginale silenzio stabiliva un’intimità con il Padre. Preghiera, quindi, che diventa comunione infinita con Dio. La Madre Speranza scriveva: "Care figlie, è necessario che preghiamo e ringraziamo il nostro buon Padre. Nella preghiera dobbiamo abituarci a lodare Dio, a ringraziarlo per tanti benefici, a chiedergli le grazie, soprattutto la carità e il suo amore, ricordando che nel tabernacolo c’è il nostro dolce Gesù che presenta al Padre in nostro favore i meriti della sua obbedienza e della sua carità e attrae così su di noi grazie infinite"8. La preghiera deve essere il nostro nutrimento spirituale, se non capiamo il suo significato, cioè lo stare dinanzi al Signore non arriveremo mai a sentire in noi la necessità della preghiera, il bisogno di pregare, di dialogare con Dio, è la preghiera che ci rende capaci di dialogare con Lui e ci rende fratelli tra noi. La Quaresima è tempo di più assidua e intensa preghiera, legata molto strettamente alla conversione, per lasciare sempre più spazio a Dio.

 

La Quaresima è tempo di più assidua e intensa preghiera, legata molto strettamente alla conversione, per lasciare sempre più spazio a Dio.
 

Ma sarebbe inutile pregare se la preghiera cristiana non fosse disponibilità piena alla Sua volontà!

Per farsi conoscere Dio ha scelto liberamente di rivelarsi a noi, di alzare il velo su di sé dandoci del tu. Questo è il nucleo della preghiera cristiana, ben espresso dalla preghiera fatta dal giovane re Salomone che, in risposta all’invito rivoltogli da Dio di chiedergli qualunque cosa, dice: "Donami, Signore, un cuore capace di ascolto"9. Noi uomini abbiamo bisogno essenzialmente di questo, per conoscere la volontà di Dio e ad essa ispirare la nostra vita, per accogliere l’amore di Dio e rispondergli amando lui e i nostri fratelli, gli uomini tutti. È un modo di essere, non un’attività specifica, è collegare la nostra vita a Dio. Se amiamo Dio desideriamo di stare con Lui ogni istante, e anche se questo ci sembra impossibile, dobbiamo sapere che non lo è. Quando siamo innamorati di una persona vogliamo trascorrere più tempo possibile con lei/lui, ogni istante lontano diventa una sofferenza: "Gesù mio, donaci un grande amore alla preghiera e fa’ che, in ogni angustia e abbandono, sentiamo sempre viva la necessità di ricorrere a Te"10. Perché non amare dello stesso amore il Padre Misericordioso?

 

— Può bastare?

 

Il nostro "stato di grazia" ci chiede di non banalizzare il rapporto di comunione con il Signore, che so­stanzialmente diventa una vita impegnata nell’aderire a tutto quello che il Signore chiede: "Mi dici, Gesù mio, che mi vuoi più unita a te e maggiormente conforme alla tua volontà. Quanto mi rattrista questa tua raccomandazione! Infatti vedo che, nonostante non desideri altro che fare sempre la tua volontà e che essa si compia in me, arrivato il momento, evidentemente non la compio, né la ricevo come tu vuoi"11. La parola "Padre", che il nostro carisma è venuto a rivelarci in maniera determinante, evoca una presenza vicina, apre il cuore alla fiducia, sottrae alla solitudine, fa entrare in una comunione con Dio, misteriosa ma reale, unica e irrepetibile. Gesù ci invita a rimanere obbedienti a Lui, seguendo il suo Vangelo per non sbagliare scelte e decisioni. Se crediamo di essere primi, di essere forti e capaci; se ci siamo già messi al primo posto alla tavola del Signore, è meglio che adesso ci alziamo ed andiamo ad occupare l’ultimo posto. Lì il Signore verrà a cercarci e, chiamandoci, ci solleverà, ci porterà verso di sé: "Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino"12.

Come diceva il profeta Gioele ti auguro di incontrare il cuore di Dio, perché quel cuore non è vuoto, non è il cuore di un morto, è il cuore di una persona viva, è il cuore del Vivente, è il cuore della Vita

Senza l’esperienza della paternità di Dio, senza l’esperienza della misericordia di Dio non c’è, in realtà, nessuna conoscenza del mistero di Dio e del suo essere Padre. Non c’è vita spirituale senza perdono! Anzi, forse non c’è proprio vita! Non c’è esperienza di Dio! Dobbiamo fidarci di questo Dio che è tutta misericordia, perché noi gli stiamo davvero a cuore! Sembra di ascoltare le parole della Madre Speranza: "[…] Gesù invece non lascia un istante di pensarci e il suo amore ci veglierà per tutta la vita. Egli non si scoraggia, non si stanca, perdona, non ci fa caso. Lui non cambia"13.

In conclusione caro fratello, cosa ti auguro per questa Quaresima?

Come diceva il profeta Gioele ti auguro di incontrare il cuore di Dio, perché quel cuore non è vuoto, non è il cuore di un morto, è il cuore di una persona viva, è il cuore del Vivente, è il cuore della Vita; il cuore che ci consente di continuare ancora a camminare, il cuore che ci concede ancora il perdono, è il cuore dell’Amore Misericordioso. Ti auguro che alla fine della tua vita, quando il tuo cuore verrà "pesato", lo si troverà pieno dell’amore di Dio stesso. Non devi fare molto tu...solo lasciarti trovare da Dio… Lui ti sta cercando… perché non può stare senza di te.

Buona Quaresima di conversione!


1 Riflessioni (1949) (El Pan 9)

2 Letture per Esercizi Spirituali: La Passione (1943) (El Pan 7)

3 Isaia 58

4 1 Re 19

5 Gv. 13, 34-35

6 La Perfeccion della vida religiosa

7 Consigli pratici (1941) (El Pan 2)

8 Le Ancelle dell'Amore Misericordioso (1943) (El Pan 8)

9 1 Re 3,9

10 Le Mortificazioni (1955) (El Pan 16)

11 Diario 18 Novembre 1941

12 Isaia 55, 6

13 Consigli pratici (1933) (El Pan 2)

 

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ultimo aggiornamento 12 marzo, 2019