Può essere davvero "strano" trovare una corona regale ai piedi di un crocifisso, è difficile, infatti, a prima vista capire quale collegamento può esistere con la croce e quale significato può racchiudere un tale "simbolo." Nell’antichità (in particolare per il popolo ebreo) il Re era colui che gestiva il potere legislativo, militare, politico e giudiziario di un popolo. Il desiderio da parte del popolo di darsi un Re nasceva proprio dalla nostalgia di avere una "guida" alla sua portata. Il Re per eccellenza era il servo per eccellenza!

Che razza di re, senza armate, senza potere, senza delirio di onnipotenza, un re che nessuno adora e che nessuno segue. Un re nudo, appeso ad una croce, crudele trono, cinto da una corona di spine, un re talmente sconvolto, sfigurato e martoriato da avere necessità di un cartello che lo identifichi, che lo renda riconoscibile almeno alle persone che l’hanno amato.

Non era colui che scriveva la legge, ma colui che serviva e rispettava la legge, non colui che "comandava", ma colui che lasciava passare i comandi di Dio. Riassumendo, quindi, un Re doveva essere un "fratello", talmente solidale con il suo popolo da dare la vita per esso. Nel Nuovo Testamento Gesù viene detto Re, l’attributo della regalità era correlato al Messia atteso dagli Ebrei, che era considerato discendente ed erede del re Davide:  "Allora Pilato gli disse: Dunque tu sei re? Rispose Gesù: Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo, ma il mio regno non è di questo mondo" . Con questa frase Gesù voleva indicare che la Sua regalità era profondamente diversa dal concetto di regalità che noi abbiamo in mente. Nella regalità noi vediamo la potenza, la ricchezza, la forza; Gesù, invece presenta la sua divinità completamente a servizio dell’uomo.

 

Dove è questo Re?
Quale è il Suo trono?

A leggere il vangelo come al solito si resta spiazzati, che razza di re ci è capitato, un re da "circo" che entra a Gerusalemme cavalcando un asinello e non un cavallo bianco, un re oltraggiato e preso in giro, un re che addirittura suscita la compassione e il disprezzo del governatore Pilato. Che razza di re, senza armate, senza potere, senza delirio di onnipotenza, un re che nessuno adora e che nessuno segue. Un re nudo, appeso ad una croce, crudele trono, cinto da una corona di spine, un re talmente sconvolto, sfigurato e martoriato da avere necessità di un cartello che lo identifichi, che lo renda riconoscibile almeno alle persone che l’hanno amato. Un Cristo messo in Croce: il trono della croce, la corona di spine, ecco la regalità di Gesù. Gli ebrei pensavano ad un re potente che li avrebbe liberati dalla schiavitù dei romani, che avrebbe restaurato il grande regno di David e di Salomone.

Ma questo non era il piano di Dio. Il Vangelo ci porta sul Calvario, a guardare il Re che è sul suo trono: la Croce. La croce? Sì la croce.

Un Dio che accetta di restare nudo, debole, sconfitto, perché ogni uomo la smetta di costruirsi alibi per non incontrare il senso della propria vita. Questo è il nostro Dio, un Dio che ama, un Dio ferito, un Dio che fa dell’amore l’unica misura, l’ultima ragione, la sola speranza di vita.

Gesù sulla croce, muore perché io possa vivere; regna su di noi poiché con la sua Croce ha liberato "quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita" . La regalità di Cristo è una regalità debole, non potente, umanamente parlando, Egli é Dio, quindi é Onnipotente, potrebbe fare qualunque cosa strepitosa e grande, ma non la fa e, quando compie qualche miracolo per compassione verso persone sofferenti, cerca di farlo in privato, senza suscitare reazioni ed emozioni.

 

Questo è il vostro re! Lo volete davvero un Dio così?

Un Dio che rischia, un Dio che per amore accetta di farsi spazzare via dall’odio e dalla violenza? Lo volete davvero un Dio che rischia tutto, anche di essere per sempre dimenticato, pur di mostrare il suo cuore misericordioso? Un Dio che accetta di restare nudo, debole, sconfitto, perché ogni uomo la smetta di costruirsi alibi per non incontrare il senso della propria vita. Questo è il nostro Dio, un Dio che ama, un Dio ferito, un Dio che fa dell’amore l’unica misura, l’ultima ragione, la sola speranza di vita. Dovremmo guardare spesso a quella croce segno universale d’amore, modello di un dono eterno. Il Cristo ha voluto e vuole essere tra di noi, non per imporre un potere, ma per amarci. Egli sapeva e sa che l’amore è un sacrificarsi perché lo schiavo sia libero, perché chi è debole sia forte, perché chi soffre trovi la gioia, perché chi si sente emarginato trovi la forza di continuare a camminare, perché chi si sente come perso ritrovi la via, perché chi si sente nessuno in Lui sia tutto.

E per ottenere questa regalità occorreva farsi servo, ossia mettersi un grembiule ed avere la gioia di lavare i piedi dei fratelli. Gesù è Re perché si è fatto servo, regnare è servire: "Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire" . Cristo è re non nel senso comune del termine, ma attraverso il suo servizio, è questa la regalità di Cristo, è questa la regalità del discepolo di Cristo. Egli esercita la sua regalità attirando a sé tutti gli uomini mediante la sua morte e la sua risurrezione. Cristo, Re e Signore dell’universo, si è fatto il servo di tutti, da qui deriva che anche per il cristiano, regnare, significa servire Cristo, soprattutto nei poveri e nei sofferenti. Sulla croce fecero bene a mettere la scritta: "Gesù Nazareno re dei Giudei", perché è da lì, dal farsi nulla, che l’amore fa diventare chi è nulla un tutto, un Re appunto. Gesù si è consegnato liberamente alla sua passione, e la croce è il segno paradossale della sua regalità, che consiste nella vittoria dell’amore sulla disobbedienza del peccato. "Egli si é caricato delle nostre sofferenze, si é addossato dei nostri dolori, noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato, per le sue piaghe siamo stati guariti", ecco la sintesi di questo mistero, che non arriveremo mai, a comprendere fino in fondo. Gesù ha portato a compimento la rivelazione dell’Amore Misericordioso, ci ha amato "fino alla fine", per questo è RE.

“Così è fatto Gesù, padre mio! Egli per me ha sofferto così tanto, da morire nudo su una croce, calunniato, disprezzato, prostrato e tra i peggiori insulti. Potrei negargli il mio amore? Non cercherò piuttosto la sua gloria, costi quello che costi? Non sarò tutta per Lui come Lui è tutto per me?”

La morte di Cristo ha messo sotto "giudizio" la logica relativista del mondo, perché ha introdotto nella storia un principio nuovo, quello dell’amore di Dio che è fondamento di un mondo rinnovato: "Così è fatto Gesù, padre mio! Egli per me ha sofferto così tanto, da morire nudo su una croce, calunniato, disprezzato, prostrato e tra i peggiori insulti. Potrei negargli il mio amore? Non cercherò piuttosto la sua gloria, costi quello che costi? Non sarò tutta per Lui come Lui è tutto per me?"

È proprio offrendo se stesso nel sacrificio di espiazione che Gesù diventa il Re universale, come dichiarerà Egli stesso apparendo agli Apostoli dopo la risurrezione: "A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra" . In questo consiste il "potere" regale di Gesù, non è quello dei re e dei grandi di questo mondo; è il potere della misericordia di dare la vita eterna, di liberare dal male, di sconfiggere il dominio della morte. È il potere dell’Amore, che sa ricavare il bene dal male, intenerire un cuore indurito, portare pace nel conflitto più aspro, accendere la speranza nel buio più fitto, è un Regno di Grazia che non si impone mai, e che rispetta sempre la nostra libertà. Gesù ha manifestato il suo regno negli atti di amore e di misericordia verso gli ultimi, i poveri, gli esclusi: ogni atto di amore nei loro riguardi attesta che effettivamente è venuto il Regno di Dio e di conseguenza il suo regnare è un continuo servire. Ogni opera di misericordia è espressione dell’amore con cui Dio Padre, raggiunge tutti gli uomini, particolarmente coloro che convivono con la sofferenza e con l’abbandono e in questa dinamica di amore si evince l’esercizio dell’essere re di Dio. Gesù è il regno di Dio, il regno dei cieli; Lui è il mondo nuovo, nel quale siamo invitati ad entrare. Ma il suo è un mondo rovesciato, dove la nostra logica di potenza, guadagno, ricompense, abilità, sforzo, è sconfitta e sostituita da un’altra logica, quella della gratuità assoluta, dell’Amore Misericordioso: "Mi dici, Gesù mio, che l’amore se non soffre e non si sacrifica non è amore. Che insegnamento, Dio mio! Adesso mi rendo conto perché il tuo amore è così forte ed è fuoco che brucia e consuma. Hai sofferto tanto!" .

Per ognuno di noi, il servizio deve essere uno solo: guardare a Cristo Crocifisso; ma bisogna sapere che agire per gli altri, adoperarsi per il bene, impegnarsi per ogni buona azione, non sono ancora il “proprio” del servizio cristiano se nella loro azione non includono l’annuncio della misericordia di Dio per ogni uomo.

Per ognuno di noi, il servizio deve essere uno solo: guardare a Cristo Crocifisso; ma bisogna sapere che agire per gli altri, adoperarsi per il bene, impegnarsi per ogni buona azione, non sono ancora il "proprio" del servizio cristiano se nella loro azione non includono l’annuncio della misericordia di Dio per ogni uomo. Il servizio cristiano è letteralmente, il ripetere, il seguire lo stesso sentiero di Cristo, ossia il cammino della croce, il morire per gli altri. La vita cristiana, è una vita donata per il servizio dei fratelli, è una chiamata al servizio, è una chiamata totale al dono di se nell’amore: "Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, […] Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca" . Voglia, l’Amore Misericordioso perdonarci, ci guarisca dalla malattia insidiosa del nostro egoismo e della nostra superbia, susciti nei nostri cuori la vergogna di aver cercato tante volte di appagare la nostra arroganza di apparire, dimenticando di essere servitori della sua gloria e del suo Regno di misericordia.

 

Tutto qui? No, forse manca ancora qualcosa!

Sappiamo, perché è esperienza di ciascuno di noi, che spesso la nostra vita si dibatte tra mille difficoltà, segnate dall’incertezza. Ci sono periodi in cui le domande si moltiplicano e le risposte non si trovano.

Quante volte il nostro pessimismo ha preso il posto della fede. In questo mondo dove tutto sembra “agevolato” e possibile, non c’è più posto per il sacrificio, per la donazione totale, né per la rinuncia, né per altri valori simili.

Sono quei periodi in cui non si riconosce il senso e l’orientamento del nostro agire quotidiano, in cui si sente un vuoto interiore che non permette di cogliere il calore e l’abbraccio di Dio. Tante volte ci siamo domandati, con difficoltà e timore, il perché di certe situazioni, forse troppe volte il dubbio ha insinuato che Dio è assente e lontano dalla nostra vita. Quante volte il nostro pessimismo ha preso il posto della fede. In questo mondo dove tutto sembra "agevolato" e possibile, non c’è più posto per il sacrificio, per la donazione totale, né per la rinuncia, né per altri valori simili. Spesso può succedere che nella nostra vita alcune strade sulle quali camminiamo vengano abbandonate se non addirittura lasciate completamente. E questo a volte accade, non a causa di una crisi di fede o a motivo di altre ragioni, ma a causa del fatto che siamo incapaci di sopportare la "sconfitta", ossia non abbiamo ancora imparato ad integrare la croce nella nostra vita e ad accettare, fino in fondo, la storia che Dio vuole fare con noi. Il centro del nostro sacrificarci è l’amore, il dono di sé; la crescita e la maturazione spirituale della nostra vita cristiana, sono possibili solo se giungiamo a un amore di donazione, disinteressato, pronto al sacrificio. Con le nostre sole forze, non siamo capaci di un tale atteggiamento d’amore, ma lo diveniamo soltanto nell’unione con Gesù Cristo, che è l’autentica forza di crescita della nostra vita.

 

Dobbiamo fidarci di questo Dio che è tutta misericordia, perché noi gli siamo preziosi!

Tutta la nostra esistenza, infatti, è una chiamata alla conversione del nostro cuore, a trasformare in resurrezione ogni nostro piccolo istante vissuto su questa terra. Il Signore ci dice di guardare a lui, di fare come lui: il chicco che muore per dare la vita a noi. Dobbiamo accettare di essere sepolti nella sua morte, per vivere la sua vita di risorto. La felicità più grande consiste nell’accettare i nostri limiti e amarli, anche quando vorremmo fare altro o non ci piace quello che stiamo facendo. Quando metteremo la nostra mano in quella di Dio, solo allora troveremo le mani di Dio nelle nostre.

Insegnami, Signore, a non nascondermi mai da te, ad accettare sempre anche le situazioni più difficili e a non scappare mai davanti ai problemi. Nella vita non farmi mai accontentare delle scorciatoie e non farmi cercare quelle strade troppo facili che portano alla gioia di un solo momento. Insegnami a scegliere sempre non tanto ciò che voglio io, ma solo ciò che è giusto ai tuoi occhi.

Signore Gesù, oggi ti ho guardato lì su quella croce, e mi è sembrato che la tua mano si sia allungata verso la mia, come per tirarmi su con te sulla croce, per sentire il battito del tuo cuore misericordioso. Eppure mi sta succedendo qualcosa di strano, fisso il Crocifisso e più lo guardo, e più mi sento orgoglioso di essere amato da un Dio così speciale, così bello. Tu sulla croce mi hai conquistato, hai dato senso alla mia vita dandomi la prova più grande del tuo amore. Insegnami, Signore, a non nascondermi mai da te, ad accettare sempre anche le situazioni più difficili e a non scappare mai davanti ai problemi. Nella vita non farmi mai accontentare delle scorciatoie e non farmi cercare quelle strade troppo facili che portano alla gioia di un solo momento. Insegnami a scegliere sempre non tanto ciò che voglio io, ma solo ciò che è giusto ai tuoi occhi. Amore Misericordioso, una parola da vivere fino in fondo per sentirmi dire da te che mi vuoi sempre bene, che mi chiami amico, perché con me vuoi condividere la tua vita, che riponi in me la tua fiducia.

 

Sarà questo il bello di sentirsi amati?

Forse sarà proprio vero che non c’è amore più grande di questo, me ne accorgo da quello che provo quando mi sento partecipe di questo Amore Misericordioso. Signore Gesù, tutte le volte che nella mia vita, me ne dimenticherò, chiamami urlando: "Ehi, figlio mio!", io mi girerò e sorriderò. E se per caso non dovessi sentire, chiamami ancora, come fa una mamma, come fa un cuore di madre, perché una mamma sa che non c’è amore più grande che dare la vita per il frutto del proprio grembo.

Signore, che cosa posso fare per te? Figlio mio: "Và per tutto il mondo e racconta a quelli che incontrerai che c’è l’Amore Misericordioso inchiodato su una croce".

E così sia!

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ultimo aggiornamento 05 settembre, 2019