La rubrica, che accoglie le meditazioni personali di un Figlio dell’Amore Misericordioso vissuto con la Madre, è così suddivisa:

1a parte: Le estasi nei mistici

2a parte: Contenuti spirituali delle estasi nella Madre

3a parte: Temi importanti presenti nelle estasi della
     Madre

Il testo originale è in lingua spagnola e la traduzione è ad opera della redazione.
I testi in lingua italiana degli scritti di Teresa d'Avila sono tratti dai seguenti siti:
http://www.unionecarmelitanateresiana.it/joomla/images/PDF/librodellavita.pdf
https://medjugorje.altervista.org/doc/stdavila/il_castello_interiore/6-5.html

1ª PARTE

LE ESTASI NEI MISTICI

LE ESTASI

• 1. Premessa

• 2. Cos’è l’estasi

• 3. Quali “segni” lasciano le estasi nell’anima

• 4. I grandi desideri di Dio: desiderio che maturi

 

Effetti delle estasi

• 1. “L’anima così ansiosa di godersi il tutto”

• 2. “Si tratta di un’altra misericordia che (gli dà) il Signore

 

Argomenti relativi alle estasi

• 1. Le locuzioni

• 2. Com’è il parlare di Dio

*3. Di cosa parlano Dio e la Madre nelle estasi

*4. Ciò che i mistici vedono nell’estasi

(seguito)

1 - LE LOCUZIONI

Chiamiamo locuzioni mistiche nelle estasi le parole, i messaggi, i dialoghi e le comunicazioni che Dio fa all’anima estasiata e delle quali alcune possono essere percepite dalla persona in estasi con i suoi sensi esterni, altre dai sensi interni e altre infine dalla sua mente. Come sappiamo, a volte in estasi ci sono semplici visioni e altre volte sono visioni accompagnate da locuzioni, cioè parole che Dio e l’anima estasiata si dicono l’un l’altro. In quest’ultimo caso, l’essere misterioso visto (Dio) parla, comunica qualcosa al veggente, dialoga con lui, gli dà norme, lo istruisce e gli svela segreti e, a sua volta, lui (il veggente) risponde, accetta, ascolta, sente e ringrazia.

Quando il veggente presenta le sue suppliche e le sue richieste a Dio, parla come parla quando è con altri uomini e quando risponde alle comunicazioni mistiche, risponde come quando risponde a un’altra persona in una normale conversazione. Questo fenomeno è molto particolare: l’anima estasiata ha il linguaggio, la comprensione e la volontà vivi e operanti e ha l’orecchio esterno, la vista, il tatto e i movimenti del corpo "affascinati" (messi a tacere). La persona in estasi non percepisce con il suo orecchio ciò che gli viene detto, neppure le comunicazioni di Dio. Quando il fenomeno visivo si unisce a questo fenomeno uditivo, viene stabilita la divisione che già conosciamo: comunicazioni corporee, immaginative e intellettuali. San Giovanni della Croce, nell’analisi delle locuzioni intellettuali, traccia nettamente una suddivisione: successive, formali e sostanziali[74].

Sapere come si verifica questo fenomeno non è banale, perché quando si interpretano questi fenomeni nei mistici e ciò che accade in essi corriamo il rischio di interpretarli nel modo sbagliato, cioè interpretandoli come "malattie mentali" (psicologi) o in un modo ingenuo che travisa tutto e non percepisce ciò che realmente sta accadendo lì.

La Madre, per quanto io ne sappia, non ha mai spiegato come ha sentito ciò che Dio stava dicendo in quei momenti estatici. Solo ripeteva fino alla sazietà: "Dio lo vuole", "Dio mi ha detto", "è la volontà di Dio", ecc. E questo indica chiaramente che essa aveva sentito, compreso e assimilato ciò che Dio le aveva detto. Questa è l’unica cosa che abbiamo e con ciò non possiamo approfondire la questione delle locuzioni in estasi.

Ecco perché dobbiamo rivolgerci ancora una volta a Santa Teresa e ai commenti degli studiosi teresiani che cercano di spiegare l’esperienza di questa Santa che lo ha descritto in modo così dettagliato.

"Ecco un altro modo con cui Dio suole eccitare le anime. Sembra una grazia superiore alle precedenti; ma siccome può andar soggetta a maggiori pericoli, ne voglio parlare un po’ più a lungo. Si tratta di certe parole che Egli dice all’anima e che possono essere di diverso genere. Alcune sembra che vengano dal di fuori, altre dall’intimo più segreto dell’anima, altre dalla sua parte superiore, ed altre dall’esterno, in modo da udirle con le orecchie del corpo e da sembrare che siano dette con voce articolata. Qualche volta - spesso, anzi, - possono essere effetto di fantasia, specialmente in persone di debole immaginazione o melanconia: intendo di una melanconia notevole"[75]. Dio non si comunica e dialoga con il mistico solo attraverso l’amore, ma ha e usa altri modi di comunicare (di parlare e far capire e che sono "di maggiore misericordia di quelle già dette)", sebbene Teresa avverta che possono essere molto pericolose. Queste forme sono: "Alcune sembra che vengano dal di fuori, altre dall’intimo più segreto dell’anima, altre dalla sua parte superiore, ed altre dall’esterno, in modo da udirle con le orecchie del corpo e da sembrare che siano dette con voce articolata." (VI 3,1)

Come ho già suggerito, dalla metodologia più elementare, si impone nella riflessione su questo argomento la distinzione di due approcci, non solo possibili, ma reali e irrinunciabili. L’approccio religioso del credente o del teologo e l’approccio scientifico dello psichiatra o dello psicologo[76].

È elementare per il cristiano parlare della "parola di Dio". La vita di fede del credente è solcata da "le parole di Dio", dal fatto storico di un Dio che interviene nella storia degli uomini e parla loro. Parla loro non solo attraverso le mediazioni ordinarie (simboliche) della bellezza del creato e della bontà delle persone, ma anche scendendo al livello dialogico umano, usando anche il povero lessico dell’uomo. Il credente trova normale l’appello di Samuele: "Parla, Signore, che ti ascolto", o il prologo della lettera agli Ebrei: "In mille modi e maniere Dio ha parlato ai nostri padri", o il tema dei vecchi profeti: "Questo è l’oracolo del Signore". Ed episodi plastici e realistici come quello di Paolo, che chiede: "Chi sei?", E si sente dire: "Sono Gesù che perseguiti". E in questi tempi e sempre, Dio ancora ci parla attraverso i mistici, coloro che l’hanno incontrato e l’hanno visto e ascoltato. La nostra religiosità viene radicalmente dalla Rivelazione, attraverso la parola e le parole di Dio, che ebbero il loro rapporto ultimo nel "logos" per eccellenza che è Gesù Cristo.

L’approccio scientifico (o pseudoscientifico) è diverso. Si può dire che è diametralmente opposto. La scienza, in linea di principio, chiude l’ambito delle sue conoscenze nel cerchio delle leggi create e immanenti. Qualunque cosa vada oltre quello spazio creativo ed empirico, o non interessa, o viene rifiutata o relegata nell’ambito dei fenomeni paranormali. Per la scienza, di fronte ai fenomeni mistici descritti da santa Teresa di Gesù, (e la cosa vale anche per la nostra Madre), l’aspetto coerente di questo approccio è quello di considerarli come alterazioni patologiche, più o meno riducibili a tare o categorie conosciute, preferibilmente a un certo tipo di epilessia. Nostra Madre è stata anche accusata di essere una finta, una strega, con poteri diabolici, una persona malata di mente, ecc.

Per questo motivo, la questione del discorso sulle estasi solleva un dilemma sostanziale: Dio sì, o Dio no, credi sì o credi no, prendi come vero ciò che il mistico in estasi ci dice o resta solo nella mera curiosità. Non c’è spazio per un sì ma no, né per un no ma potrebbe essere che ... O meglio, l’alternativa è la seguente: di un Dio che è "Dio per gli uomini" o un Dio che è "Dio per lui solo» e che dobbiamo lasciare parcheggiato oltre le vicissitudini della vita umana e al margine della storia religiosa degli uomini.

Teresa, come anche nostra Madre, dice e comunica ciò che ha sentito nelle "parole di Dio" con il massimo disgusto umano, ma con determinazione. È la verità. Teresa lo dice espressamente: "Molte sono le persone di orazione che ne vanno favorite, e io vi vorrei persuadere, sorelle, che non vi è alcun male, sia nel prestarvi che nel non prestarvi fede. Quando riguardano soltanto voi, e sono parole di consolazione, oppure di avviso circa i vostri difetti, qualunque ne sia l’autore - siano pure effetto di fantasia - importa poco. Solo che non abbiate a credere - neppure se vengono da Dio - che per questo siate migliori delle altre. Forse che Egli non ne ha dette molte anche ai farisei?... L’importante è di trarne profitto. Di quelle che non sono pienamente conformi alla sacra Scrittura, non fatene più conto che se le udiste dal demonio in persona. Dobbiamo ritenerle per una tentazione contro la fede anche se sono frutto di nostra debole immaginazione, e resistere sino a farle cessare. E cesseranno sicuramente, perché non hanno forza"[77]

Teresa e la madre ci hanno messo di fronte a due linee tematiche obbligatorie. La prima, testimonianza: il Signore ha parlato con loro e la loro prima missione è testimoniare. La seconda, teologica e letteraria: definire come può avvenire questo. Come ho detto, procederò con due stampelle sicure: Teresa e la Madre: dove il messaggio della Madre è chiaro, rifletterò direttamente su di esso e quando la Madre su un argomento tace, mi rivolgerò a Teresa per capirlo.

Testimone e profeta. Se qualcuno, dopo la mia morte, leggerà queste pagine della mia meditazione sull’argomento, mi perdonerà se sono pesantemente ripetitivo. Difronte agli scritti autobiografici dell’estasi di Teresa e difronte alle registrazioni delle estasi di nostra Madre, la sensazione che ti travolge è che qui non puoi teorizzare. A Teresa e alla Madre è capitato quello di cui stanno parlando e lo stanno dicendo.

Ci sono tre ragioni fondamentali per le quali la Madre e santa Teresa scrivono e parlano:

a. È una azione di Dio. Dio si è servito di esse per riproporre al mondo una serie di verità. Poiché è azione di Dio, non può essere nascosta. Lo fanno con un certo disagio, ma con fermezza: "Dio mi ha detto ...", "Dio vuole ...", "Dio mi chiede ...". Non lo dicono per rivelare le grazie che hanno ricevuto, ma per ricordare all’uomo verità relativamente dimenticate, per testimoniare che Dio è presente nella storia delle persone e del mondo e che l’unica verità è servire e amare Dio.
Se noi dell’A. M. siamo veramente convinti della veridicità delle estasi della Madre, ciò implica in ognuno di noi di credere fermamente che quelle verità espresse nella preghiera mistica e estatica dalla Madre debbano essere il nostro cammino verso Dio. Sono rivelazioni private, non verità rivelate della fede, ma sono le nostre Costituzioni parlate e pregate. Sono la Parola divina che estende la Parola che è Gesù. La Madre non impose a nessuno di credere a queste rivelazioni (né alle Superiore Claretiane, né ad Arintero, né ai Vescovi e ai sacerdoti che non credevano in lei, né alle sue figlie, né a Consolazione, né a nessuno di noi .. .), ma tutti sappiamo dove alla fine era la verità e dove l’accecamento umano.

b. Non si può nascondere la luce sotto il moggio. Sebbene per pudore umano a loro costi dirlo, sentono che "devono" annunciarlo perché è Dio che sta agendo nell’oggi del mondo. Torna alla mente il caso dei vecchi Profeti dell’Antico Testamento che sono spinti da Yavéh a trasmettere la sua parola anche a costo della vita. O il caso di Paolo, che si sente obbligato a testimoniare a quelli di Corinto che "conosce un cristiano - lo stesso Paolo - che è stato portato fino al cielo e che lì ha sentito parole irripetibili", non sa neanche lui se ciò è accaduto mentre era nel corpo o fuori dal corpo, ma esattamente che accadde quattordici anni fa (2 Cor 12, 4).

c. "Dio mi chiede...". Nelle locuzioni Dio non viene a parlare di cose futili o giocose. Quando Dio parla o rivela qualcosa all’uomo in estasi, è per "chiedere qualcosa" o per indicare il modo in cui vuole che si realizzi un lavoro spirituale o materiale. Per i mistici conoscere la volontà di Dio su qualcosa, si trasforma in un obbligo a eseguirla con precisione e urgenza. Per questo motivo il mistico deve esprimere pubblicamente quella volontà e quel desiderio di Dio.

 

2 – COME È IL PARLARE DI DIO

2. Come è il parlare di Dio [78]

Come ho detto prima, Teresa ha scritto fedelmente e obbedientemente ciò che è stata in grado di esprimere con parole umane del mistero dell’esperienza dei suoi discorsi con Dio nelle sue estasi. Lo presenta in due luoghi diversi: nel titolo delle Seste Dimore e nel libro della Vita. " Quanto più grandi sono le grazie che il Signore comincia a compartire, tanto più gravi sono i travagli che ne vengono – Si parla di alcuni di essi, e si dice come li sopporti chi è entrato in questa mansione"[79]. "In cui spiega come si debbano intendere quelle parole che Dio rivolge all’anima, senza che l’orecchio le oda"[80 ].

Come è già accaduto a Paolo, Teresa, nel suo tentativo di spiegarlo, si scontrerà con la barriera dell’ineffabile, del misterioso e del divino. Ciò che Paolo udì nel "terzo cielo" erano "parole indicibili e ineffabili". Della sua propria esperienza Teresa dirà "Io non so dire come". "Mi hanno detto, senza vedere chi era, o meglio, ho capito che era la stessa Verità". Non vedeva chi le stava parlando, ma capì bene che era Dio. "Mi rimase impressa una tale cognizione di questa divina verità apparsami nel rapimento, senza sapere né come né perché, da farmi sentire uno straordinario rispetto per Dio, di cui rivela la maestà e la potenza in modo ineffabile; posso, quindi, capire che è una gran cosa"[81]. Una verità che ne è venuta è rimasta in lei e detta dalla stessa Verità, Dio, che le è stata presentata ed era una verità come "scolpita" nell’anima che gli dà una nuova adesione a Dio.

Teresa non può spiegare come Dio parla senza dire parole come gli esseri umani, o come l’uomo capisce senza sentire suoni come esseri umani. Chiaramente, i termini "parole" e "parlare" sono qui parole inadeguate, tratte dalla nostra povera esperienza umana, applicate alla comunicazione tra Dio e l’uomo, ma che sono lasciate così vuote di contenuto che la divinità è lontana dall’umanità dell’uomo. Dio parla umano "senza parole", (vale la pena lo scherzo), in un’altra lingua che non ha suoni, ma l’anima lo capisce, sono parole senza parole che si "ascoltano", "comprese" "senza essere ascoltate" e sono "scolpite" al centro dell’anima.

Questo è qualcosa di divino. Il mistico è davanti a Dio, ma con sensi umani. "Iddio parla anche in un altro modo, con una azione che mi pare molto evidente: cioè, come appresso dirò, per via di visione intellettuale. Il fatto si svolge nel più intimo dell’anima: con l’udito dell’anima s’intende il Signore che pronuncia delle parole, ma in un modo così chiaro e segreto da non dovervi temere alcuna ingerenza diabolica, sia per la maniera con cui s’intende, come per gli effetti che ne vengono e che ci permettono di crederlo"[82]. Ci sono parole di Dio che si dicono nell’anima, nell’interiore dell’anima, e che l’anima le percepisce con le orecchie dell’anima, non del corpo; sono dette così in segreto, che quella comprensione silenziosa e gli effetti che producono confermano all’anima che sono parole di Dio.

 Tutto questo significa che l’interlocutore divino è colui che prende l’iniziativa e può, a suo piacere, usare tutte le possibilità dell’essere umano per farsi sentire: orecchie del corpo, orecchie dell’anima, e, oltre che a orecchio o modulazione verbale, anche "senza parole" o "senza sentirsi", da spirito a spirito, con un’emissione d’onda che probabilmente non ha nulla di simile con i mezzi della comunicazione umana. Egli è il Signore! La sua parola è luce. Più di una volta Teresa ha ridotto il parlare divino a quell’immagine di luce che irrompe e illumina l’essere umano[83]. Il linguaggio e parlare di Dio è luce.

Dio parla così, come la luce. E l’ascoltatore? Teresa descrive anche la sua esperienza come "ascoltatore". Inizia distinguendo i vari livelli di ascolto: " Si tratta di certe parole che Egli dice all’anima e che possono essere di diverso genere. Alcune sembra che vengano dal di fuori, altre dall’intimo più segreto dell’anima, altre dalla sua parte superiore, ed altre dall’esterno, in modo da udirle con le orecchie del corpo e da sembrare che siano dette con voce articolata"[84].

L’anima "ascolta" ciò che Dio gli dice in tre modi:

- "Alcune (parole di Dio) sembra che vengano dal di fuori

- altre dall’intimo più segreto dell’anima

- altre dalla sua parte superiore

Ma in tutti e tre i casi, la caratteristica della parola di Dio è:

- sovrana potenza

- "il potere e la morbidezza" della sua parola quando "si tratta dell’uomo", come i profeti biblici si sono espressi graficamente.

Teresa lo descrive come:

- sovrana potenza e incontenibile. "Il primo e più rassicurante è la sovrana potenza che quelle parole hanno in sé, perché sono insieme parole ed opere"[85]. Questo spiega la fretta che hanno i mistici per compiere quello che gli è stato chiesto

- come una annotazione indelebile, "scolpita" nella memoria. "Queste parole non escono di mente neppure dopo moltissimo tempo. Alcune poi non si dimenticano mai"[86]. Questo spiega la certezza con cui proclamano il messaggio ricevuto; a volte nei bambini resta il ricordo preciso e dettagliato delle parole ricevute anche dopo molto tempo, ... Non è una questione di memoria. Lo portano scolpito nelle loro anime

- come potere trasformante dell’uomo. "In questo modo lo spirito che parla arresta ogni pensiero e rende così attenti a quanto dice, da sembrare che sia meno impossibile a una persona di finissimo udito non intendere chi le parli molto forte. Tuttavia questa persona può sempre divertire l’attenzione e fissare il pensiero e l’intelligenza in altre cose. Ma qui no, perché non vi sono orecchie da chiudere, né possibilità di pensare ad altro fuorché a quanto vien detto. Può arrestare le nostre potenze e tutto il nostro interiore solo Colui che, pregato da Giosué, ha fermato il sole. E da ciò l’anima comprende che un Signore assai grande governa il castello"[87].

A questo, probabilmente, si deve la chiarezza della Madre nella sua dottrina, la precisione dei suoi insegnamenti senza aver letto molti libri.

(continua)


[74] Cfr. San Juan de la Cruz, Ascent, 11, 28

[75] Teresa, VI Moradas, 3, 1

[76] Seguirò in questo argomento il commento di P. Tomás Álvarez https://delaruecaalapluma.wordpress.com/2014/02/19/las-moradas-comentadas-por-el-p-tomas-alvarez/

[77] Teresa, VI Moradas, 3, 4

[78] Seguo servendomi della pubblicazione del P. Tomás Álvarez già citata.

[79] Teresa, VI M, epígrafe

[80] Teresa, Vida 25, epígrafe

[81] Teresa, Vida, 40, 1 y 3

[82] Teresa, VI Moradas, 3, 12

[83] Cf. la Relación 28

[84] Teresa, VI M 3, 1

[85] Teresa, VI M, 3, 5

[86] Teresa, VI M, 3, 7

[87] Teresa, VI M, 3, 18

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ultimo aggiornamento 18 dicembre, 2019