Omelia di S. Em. il cardinal Gualtiero Bassetti,  Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Presidente della CEI. Al Santuario il 7 febbraio 2021

Caro Vescovo Mario, caro Padre Aurelio, cari Figli e Ancelle dell’Amore Misericordioso, Autorità, cari fratelli e sorelle, a tutti voi il mio più fraterno saluto.

Con gioia e gratitudine verso il Signore Dio, Amore Misericordioso, celebro oggi in questo Santuario, al quale sono più volte venuto con il pensiero durante il mio ricovero in ospedale a causa del Covid-19. In quei giorni di angoscia, ho tanto pregato e chiesto l’intercessione della beata Madre Speranza, della quale oggi ricordiamo il 38° anniversario della nascita al Cielo (8 febbraio 1983). Sono qui a rendere grazie a Dio per avercela donata, e grazie, a titolo personale, per il dono immenso della vita e della salute. Grazie a nome di tanti fratelli che, come me, hanno avuto la guarigione e un ‘tempo supplementare’ per fare il bene. Ma sono qui in preghiera, insieme a voi, anche per le tante famiglie ancora nel dolore, provate nella carne dei loro cari o nella situazione economica che questo tempo sta generando per tutti.

La Parola di Dio che ci viene offerta, in questa Quinta Domenica del Tempo Ordinario, da una parte ci riconduce proprio alla precarietà della condizione umana, alla fragilità della vita, che tutti stiamo sperimentando in questo tempo di epidemia. Dall’altra però emerge, dalle voci e dalle testimonianze di chi ha creduto in Lui fermamente, la presenza salvatrice del Signore, che non si dimentica del suo popolo. Siamo polvere – è vero – ma polvere amata da Dio, che Egli stesso ha plasmato e che Lui solo ha il potere di rigenerare.

Le riflessioni di Giobbe, a tutta prima, ci appaiono cariche di angoscia; e come potrebbe essere altrimenti, quando ci assale il pessimismo e la tristezza dei giorni che finiscono nel nulla. Tutti possiamo esclamare con lui, nei momenti neri: «I miei giorni scorrono più veloci d’una spola, svaniscono senza un filo di speranza. Ricòrdati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene». Ma egli non si ferma qui, non si rassegna ad una conclusione tragica dell’esistenza umana. Intanto, non interrompe mai il suo dialogo con l’Onnipotente. Giobbe osa guardare in là, osa mirare un orizzonte che, seppur lontano, rivela qualcosa di meraviglioso; un albore che indica una nuova vita in Dio.

Questo orizzonte nuovo è anche tracciato da san Paolo che, annunciando il Vangelo, proclama una storia nuova per tutta l’umanità. Una storia di speranza, che ha in Cristo Signore la sua sorgente e il suo fine ultimo.

L’evangelista Marco, d’altra parte, descrivendo la visita di Gesù alla casa di Simone e Andrea, dimostra come Egli eserciti la sua missione salvatrice, predicando la buona novella e guarendo tutti i malati. L’evangelista annota che per tutto il giorno e anche dopo il tramonto del sole, cioè quando tutte le attività umane si fermano, Egli continua a liberare gli indemoniati e a guarire gli infermi. La sua opera di salvezza non si arresta, fino a quando non viene il tempo dell’isolamento – del ritiro – e della preghiera intensa in comunione con il Padre.

Siamo anche noi un popolo messo alla prova in questi mesi terribili. Siamo tribolati duramente a causa della pandemia, ma il Signore non ci abbandona e ci dà la forza di andare avanti e sperare ancora. Anche la Vergine Santissima non abbandona il suo popolo. A lei volgiamo il nostro sguardo e il nostro cuore in questo momento drammatico.

Collevalenza è tra i luoghi più cari alla pietà cristiana del nostro Paese. È per noi umbri uno dei santuari più significativi, dove il Signore mostra continuamente l’amore per i suoi figli. Mentre lo visitavo più volte nel pensiero e nella preghiera, durante i giorni di sofferenza e di paura, mi arrivavano, arrecandomi grande consolazione, le preghiere che qui innalzavate per me e per la mia guarigione. Sono grato alla comunità del Santuario per avermi fatto avere l’acqua miracolosa e una reliquia di Madre Speranza, che il cappellano dell’Ospedale mi ha recato fin dentro il reparto di terapia intensiva.

Sulle orme di san Giovanni Paolo II, che qui venne pellegrino dopo l’attentato in piazza San Pietro nel 1981, anch’io accorro oggi al Crocefisso dell’Amore Misericordioso, per gridare con il cuore colmo di riconoscenza: «Misericordiae Domini, quia non sumus consumpti» (Lam 3,22). È per grazia di Dio se sono ancora vivo!

Cari fratelli e sorelle, m’è dunque assai caro pregare qui con voi, ringraziare il Signore e la beata Madre Speranza e, al tempo stesso, dar voce alla supplica dei tanti che, in tutto il mondo, sono ancora duramente provati dal dolore e dall’incertezza. In questi giorni carichi di timore e ansia anche per la nostra terra umbra, guardiamo con fiducia all’Amore Misericordioso del Signore. Egli ci liberi da questa epidemia e da ogni male; ci sostenga con la forza del suo Spirito. Ci doni la grazia di intravedere quell’aurora di luce e di beatitudine che dona senso alla vita di ogni uomo. Amen!

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ultimo aggiornamento 02 marzo, 2021