S.E. Mons. Domenico Cancian fam
Cripta del Santuario, 8.2.2021. Omelia nell’anniversario della morte della Madre alla Messa delle ore 8, ricordando l’ora della sua morte.

Oggi la Chiesa ricorda, oltre alla beata Speranza, due santi: S. Girolamo Emiliani fondatore dei Servi dei poveri (Padri Somaschi). Muore di peste mentre curava gli appestati l’8 febbraio 1537. Questo ci fa ricordare il momento dell’attuale pandemia che sta ancora portando sofferenza e paura. Occasione per invocare l’Amore misericordioso affinché liberi il mondo da ogni male per l’intercessione della Vergine Maria e dei santi.

Ricordiamo anche Santa Bakita: stata schiava per tanti anni cambiando ben cinque padroni. Dopo di che è diventata cristiana e suora per circa cinquant’anni. Muore l’8 febbraio 1947. A chi le chiedeva cosa avrebbe detto a coloro che l’avevano fatta schiava, umiliata e torturata, se li avesse incontrati, rispondeva: mi inginocchierei davanti a loro e bacerei le mani perché attraverso di loro ho incontrato Gesù e sono diventata cristiana e suora. (Ricordiamo che la Madre Speranza chiamava benefattori i suoi persecutori).

Due testimonianze di grande carità. Altrettanto la testimonianza della beata madre Speranza, fondatrice della Famiglia dell’Amore misericordioso.

Cosa potrebbe dirci oggi Madre Speranza?

Stando ai testi biblici della liturgia che stiamo celebrando, metto in evidenza tre parole che credo la Madre ci rivolverebbe oggi.

 

 1. Confidate sempre nel Signore!

"Confidate perché nessuno ha confidato nel Signore ed è stato deluso, trascurato e abbandonato. Lui è l’Amore misericordioso che dà sicurezza e sostegno indiscutibile alla nostra vita.

Figli miei, su di Lui potete contare, potete porre la vostra speranza come l’ho messa io. Nella mia vita ho confermato il nome che Lui mi ha dato: Speranza. In mezzo a infinite prove di e difficoltà di ogni genere, Lui ha accresciuto in me la forza, il coraggio, la pazienza".

 

Tanti sono i testi biblici che invitano alla fede come fiducia incrollabile. Cito il Salmo 131: "Io resto quieto e sereno come un bimbo svezzato in braccio a sua madre". In un altro salmo è detto: Io invece come olivo verdeggiante nella casa di Dio, mi abbandono alla fedeltà di Dio, ora e per sempre" (Sal 52,10).

Ricordiamo che il peccato più grave è proprio il contrario della fiducia: il peccato che va dallo scoraggiamento, dalla tristezza, dalla lamentela, alla disperazione, mentre il Signore può e vuole salvarci in ogni situazione, anche la più disperata, offrendoci tutte le grazie necessarie, come ognuno potrebbe e dovrebbe constatare nella propria vita.

Il ladro che Gesù porta direttamente in paradiso (il primo santo!) ci testimonia in modo chiarissimo che nessuno ha mai motivo di disperare! E questo amore non ci consente di approfittarcene negativamente continuando a peccare. Al contrario, questo amore infinitamente paziente ci tocca il cuore e ci converte nel profondo, trasforma il nostro cuore di pietra a somiglianza del Suo. Così siamo resi capaci di seguirLo nella strada del Suo Amore crocifisso.

 

2. Fate il percorso del chicco di grano

"Come ha fatto il Signore, come ho fatto io, vostra madre. Accettate con fede e amore

→ di essere messi sotto terra e marcire (umiltà),

→ di crescere in mezzo alle intemperie (freddo, pioggia, sole, vento... perseveranza e fortezza),

→ di far molto frutto come una spiga che si riempie di tanti chicchi (opere buone),

→ di accettare di essere macinati per diventare farina, di essere impastati e cotti per diventare pane buono, felice di essere mangiato per nutrire il corpo e l’anima degli affamati (diventare eucaristia anche noi).

Se invece il chicco non accetta questo processo, ammuffisce e non serve a niente e a nessuno.

Dice Gesù: se tieni stretta la tua vita per te, la perdi; se la doni e la offri, trovi la vita eterna e sarai sempre con me.

Io, dice ancora la Madre Speranza, mi sono donata tutta, fino in fondo, guidata dall’Amore smisurato di Gesù che mi diceva: "Non sarai tutta per me come io sono tutto per te?".

 

3. Cantate l’eterna misericordia del Signore! Ringraziatelo e beneditelo!

Imparate questo canto di lode che poi verrete a cantare in cielo con tutti i santi e anche con me, senza fine. È il canto del Magnificat: con Maria benedite il Signore che continua a fare grandi cose guardando con amore di predilezione i piccoli, i poveri, i deboli e gli stolti secondo il mondo per confondere i forti, i grandi, i ricchi, gli intelligenti. Vantatevi solo nel Signore!"

In verità tante volte Madre Speranza parlava di sé come di una povera donna, anzi di un povero straccio, di una semplice scopa o di un fazzoletto di cui il Signore si è voluto servire per rivelare la Sua misericordia.

 

Nel libro del Deuteronomio Mosé parla al popolo di Israele alla fine del percorso durato quarant’anni nel deserto. Finalmente avevano sotto gli occhi la terra promessa. Mosé disse: "Hai visto, Israele, che il Signore tuo Dio ti ha portato come un uomo porta il proprio figlio per tutto il cammino fino ad arrivare qui" (1,31). E più avanti dice ancora: "Egli vi trovò in una terra deserta, vi ha custodito come pupilla del suo occhio" (Dt 32,10-12).

Ripensando a tutte le grazie del Signore, a tutti i dettagli del suo amore nei confronti di ciascuno, "come fa un padre e una tenera madre", non può non uscire dal nostro cuore intenerito e commosso il nostro Grazie, il canto di lode e di ringraziamento "perché eterna è la sua misericordia!"

Invece sappiamo bene quante volte il popolo di Israele testardamente e noiosamente continuava a lamentarsi, senza ricordare le innumerevoli grazie viste e sperimentate in tantissimi modi. È decisivo far memoria delle attenzioni paterne e materne del Signore e così vivere nella gioia e nella sacrosanta gratitudine, dimensione centrale della liturgia e preghiera cristiana.

In fondo nessuno ha buoni motivi per pensare che il Signore non gli vuol bene, se apre bene li occhi.

 

Quali pensieri o sentimenti avrà avuto la Madre Speranza prima di morire, l’8 febbraio di 38 anni fa?

Ce l’ha rivelato lei stessa nel suo testamento. Lo conclude con una preghiera nella quale chiede tre grazie per noi figli e figlie, senza pensare a se stessa. Scrive a Collevalenza il 22 marzo 1955:

" Supplica che rivolgo al buon Gesù nel momento della morte del mio corpo e la vita della mia anima, in nome della misericordia e dell’amore del mio Dio:

chiedo al buon Gesù che siano Lui e la gloria di Dio il movente delle azioni di tutti i figli e le figlie;

che Egli sia sempre il loro avvocato e li difenda dai nemici delle rispettive Congregazioni ripetendo in favore di questi: "Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno" (Sono le parole di Gesù secondo l’evangelista Luca. Preghiera che il Crocifisso dell’Amore misericordioso con gli occhi rivolti al Padre sta continuamente ripetendo invocando misericordia per tutti).

Fa, Gesù mio, che nell’ora della morte tutti i figli e le figlie, pieni di amore e di fiducia, possano dire ciò che io ti dico in questo momento, confidando nella tua carità, amore e misericordia: "Padre mio, nelle tue mani affido il mio spirito".

 

Faccio notare che l’ultima preghiera di Gesù prima di morire, riportata dall’evangelista Luca, richiama il Salmo 31, un salmo straordinario nel quale Gesù legge l’intera sua esistenza. Sarebbe una grazia poterlo pregare nell’ora della nostra morte. Riprendo qui alcuni passaggi del Salmo che invito a rileggere attentamente per imprimerlo nella memoria.

"In te Signore mi sono rifugiato, mai sarò deluso. Mia rupe e mia difesa tu sei.

Io confido nel Signore e dico: tu sei il mio Dio, i miei giorni sono nelle tue mani.

Salvami per la tua misericordia. (La Madre dice: " Signor mio e Dio mio la tua misericordia ci salvi).

Quanto è grande la tua bontà, Signore. Tu hai fatto per me meraviglie di grazia…

Siate forti voi tutti che sperate nel Signore!".

   

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ultimo aggiornamento 02 marzo, 2021