“Amore Misericordioso,
sii più grande di ogni male
che c’è nell’uomo e nel
mondo, sii più potente con
la forza del Re Crocifisso!”*

Nel 40° della visita di S. Giovanni Paolo II

al Santuario dell’Amore Misericordioso

Collevalenza 22.11.2021

Sono passati già 40 anni dal giorno storico della venuta di S. Giovanni Paolo II a Collevalenza. L’emozione fu tanta, e proprio per questo l’assimilazione della grazia dell’evento ha avuto bisogno di tempo… e penso ne abbia ancora bisogno per metabolizzare la sua ricchezza. Mi concentro su alcuni dei momenti di quel giorno memorabile, in particolare sull’incontro che ebbe con la nostra Famiglia religiosa.

 

Un "incontro desiderato"

È interessante, anzitutto, che l’incontro con noi qui a Collevalenza sia stato per Giovanni Paolo II un "incontro desiderato". Così l’ha definito lui stesso nelle prime parole che ci ha rivolte. Sappiamo che gli incontri possono essere di vario genere: attesi, coinvolgenti, formali, di circostanza, più o meno diplomatici o interessati ecc. Questo è stato un incontro desiderato. Chi desidera un incontro è perché ha una relazione particolarmente significativa con chi vuole incontrare o perché ha qualcosa di importante da comunicare. Gli anteriori incontri del Card. Woytjla con Madre Speranza e il suo rapporto significativo con la spiritualità sulla Divina Misericordia di Sr. Faustina Kowalska, spiegano il desiderio di questo incontro. A questi motivi si aggiungeva sicuramente quello particolarissimo che lo stesso Giovanni Paolo II ebbe a dire qui a Collevalenza: l’essere sopravvissuto all’attentato in piazza S. Pietro il 13 maggio dello stesso anno e il desiderio di ribadire il messaggio espresso, un anno prima, con l’enciclica "Dives in misericordia".

 

La consolazione del Padre misericordioso

Le prime parole con cui apre questo desiderato incontro sono parole di consolazione prese dalla Parola di Dio: «All’inizio di questo desiderato incontro con voi, Ancelle e Figli dell’Amore misericordioso, amo rivolgervi le parole di san Paolo ai Corinzi: "Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso" (2Cor 1,3)». Dunque un incontro che portava consolazione al suo cuore, dopo la prova terribile in cui aveva rischiato di soccombere. Sta parlando a noi, nell’intimità, aprendo il suo cuore, sta dicendo che si sente consolato proprio dal "Padre misericordioso". E mi sembra particolarmente significativo che tale consolazione non la sente solo per sé, ma la vuole condividere con noi, dicendoci che tutti abbiamo bisogno di sperimentare questa tenerezza del Signore nelle nostre difficoltà:

«La consolazione, che procura al mio cuore questo pellegrinaggio, è certamente anche la vostra, derivante dalla certezza di essere fedelmente accolti dalla bontà divina, anche "in ogni nostra tribolazione"».

La "sollecitudine insopprimibile di partecipare a tutti un tale amore"

Immediatamente dopo il Papa trae una conseguenza potremmo dire operativa, che lo stesso S. Paolo indica nella sua lettera: Dio ci consola in ogni nostra tribolazione non solo per farci sentire compresi, amati e protetti dalla sua mano nei travagli dell’esistenza, ma anche per una finalità ben precisa, quella di "consolare anche noi quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione". Da notare l’amplissimo raggio di questa consolazione: qualsiasi genere di afflizione. Mi viene da pensare a tutte le situazioni di sofferenza, angoscia, malattie fisiche, psichiche e spirituali, esperienze di solitudine e abbandono che la nostra Madre Speranza ha atteso, accolto, abbracciato e confortato nella sua lunga esperienza e in particolare nell’attività svolta presso questo Santuario. Ci diceva il Papa: «Se Dio e il suo Amore sono per noi la consolazione che nessuno può sottrarci – "nessuno vi potrà togliere la vostra gioia" (Gv 16,22) – siamo chiamati al tempo stesso ad alimentare in noi la sollecitudine insopprimibile di partecipare a tutti un tale amore».

A questo punto il Papa entra in una prima considerazione di fondo che volge lo sguardo all’uomo di oggi, e in questo sguardo S. Giovanni Paolo II fa proprio il contenuto essenziale della rivelazione dell’Amore misericordioso ricevuta da Madre Speranza:

«Per liberare l’uomo dai timori esistenziali, da quelle paure e minacce che sente incombenti da parte di individui e Nazioni, per rimarginare le tante lacerazioni personali e sociali, è necessario che alla presente generazione – alla quale pure si estende la Misericordia del Signore cantata dalla Vergine santissima (cf. Lc 1,50) – sia rivelato "il mistero del Padre e del suo amore".

L’uomo ha intimamente bisogno di aprirsi alla misericordia divina, per sentirsi radicalmente compreso nella debolezza della sua natura ferita; egli necessita di essere fermamente convinto di quelle parole a voi care e che formano spesso l’oggetto della vostra riflessione, cioè che Dio è un Padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli; li cerca e li insegue con amore instancabile, come se Lui non potesse essere felice senza di loro. L’uomo, il più perverso, il più miserabile ed infine il più perduto, è amato con tenerezza immensa da Gesù, che è per lui un padre ed una tenera madre».

Proviamo a pensare alla risonanza che può aver avuto nel cuore di Madre Speranza, presente all’incontro anche se in apparenza assente, il sentir pronunciare dal successore di Pietro le stesse parole che il Signore aveva ispirato a lei.

Teniamo presente il motivo fondamentale che ha spinto il Santo Padre a venire al Santuario di Collevalenza:

Un anno fa ho pubblicato l’enciclica Dives in Misericordia. Questa circostanza mi ha fatto venire oggi al Santuario dell’Amore misericordioso. Con questa presenza desidero riconfermare, in qualche modo, il messaggio di quella enciclica. Desidero leggerlo di nuovo e di nuovo pronunciarlo.

Fin dall’inizio del mio ministero nella sede di san Pietro a Roma, ho ritenuto questo messaggio come mio particolare compito. La Provvidenza me l’ha assegnato nella situazione contemporanea dell’uomo, della Chiesa e del mondo. Si potrebbe anche dire che appunto questa situazione mi ha assegnato come compito quel messaggio dinanzi a Dio, che è Provvidenza, che è mistero imperscrutabile, mistero dell’Amore e della Verità, della Verità e dell’Amore. E le mie esperienze personali di quest’anno, collegate con gli avvenimenti del 13 maggio, da parte loro mi ordinano di gridare: "misericordiae Domini, quia non sumus consumpti" (Lam 3,22)1.

"La vostra vocazione sembra rivestire un carattere  di viva attualità"

Ci tengo anche a sottolineare la particolare sottolineatura che Giovanni Paolo II ha fatto derivare da questa certezza che sostiene come una pietra miliare il suo lungo e fecondo pontificato, una sottolineatura gratamente sorprendente e illuminante per noi della Famiglia dell’Amore misericordioso:

«… la vostra vocazione sembra rivestire un carattere di viva attualità. È vero che la Chiesa, durante i secoli, mediante anche l’opera dei vari Ordini e Congregazioni religiose, ha sempre proclamato e professato la misericordia divina, essendone amministratrice sollecita in campo sacramentale ed in quello dei rapporti fraterni, ma vorrei rilevare soltanto che la vostra speciale professione attinge direttamente il nucleo di una tale missione, e vi abilita istituzionalmente ad esercitarla».

Quando la Chiesa accoglie un carisma e ne approva le Costituzioni, dà per così dire un imprimatur ufficiale a una Famiglia religiosa, ma che lo faccia in modo così esplicito lo stesso successore di Pietro è per noi consolante e costituisce anche uno stimolo non indifferente nell’essere convinti dell’attualità della nostra vocazione e missione nella Chiesa e una indubbia sollecitazione a testimoniarla con tutte le nostre forze. Pietro ha il compito di confermare i fratelli nella fede, e in questo caso tale conferma è per noi di grande conforto.

Il Papa aggiunge un auspicio: che lo spirito della nostra Famiglia religiosa, che "reca con sé il fervore degli inizi", si esprima in tre direzioni:

• Una pietà solida

• Una disinteressata dedizione

• Un ardente impegno apostolico

E a questo punto, quasi collegandosi all’ultima direzione indicata (un "ardente impegno apostolico"), il Papa ci dice una parola di incoraggiamento per portare avanti la nostra missione, nelle due finalità indicateci da Madre Speranza: i pastori della Chiesa e i bisognosi di ogni genere.

 

1. Come Pastore della Chiesa universale, il Santo padre inizia a volgere lo sguardo attento e premuroso ai pastori e incoraggiare la nostra missione nei loro confronti:

«Incoraggio di cuore quanto viene compiuto nel campo dell’assistenza e della santificazione del clero diocesano. Tale compito rientra nel fine specifico della Congregazione dei Figli dell’Amore misericordioso, per la cui realizzazione le Ancelle prestano la loro delicata collaborazione. Si legge infatti nel Libro delle Usanze che traduce in pratica le Costituzioni: "Aiuteranno i sacerdoti in tutto, più con i fatti che con le parole", e tutto ciò con spirito di lieta e generosa dedizione. Un particolare impegno viene esercitato per incoraggiare tra i sacerdoti diverse e progressive forme di una certa vita comune (cf. Presbyterorum Ordinis, 8)».

Anche se non percepisco ancora nella Chiesa delle chiare modalità di attuazione al riguardo, sono convinto che quest’ultima indicazione del Santo Padre di incoraggiare la vita comune tra i sacerdoti diocesani, è nella stessa linea di quanto diceva, profeticamente, Madre Speranza.2

Mi piace pensare che questo incoraggiamento da parte del successore di Pietro ha avviato a buon fine il riconoscimento, da parte del Magistero, dei Sacerdoti Diocesani Figli dell’Amore Misericordioso, dopo un travaglio di anni, incomprensioni e sofferenze che la nostra Madre ha vissuto in prima persona, e che si è concluso felicemente solo dopo 22 anni dalla sua morte, il 26 maggio del 2005. Questo ci insegna che i tempi di Dio, anche se lunghi, preparano delle fioriture inaspettate.

 

2. Il Papa sottolinea poi l’altra missione della Famiglia religiosa verso i poveri e tutte le situazioni di bisogno, portata avanti in modo specifico dalle Ancelle:

«Le Ancelle, d’altra parte, svolgono nelle loro Case tutta una serie di provvide assistenze che testimoniano una generosa elasticità nell’adattamento alle esigenze caritative dei luoghi ed alle domande dell’Autorità ecclesiastica».

Colgo anche in questo riconoscimento del Papa su "tutta una serie di provvide assistenze" svolte dalle Ancelle, alcune sfumature che mi sembrano particolarmente significative: la testimonianza di "generosa elasticità", il contrario della rigidità nelle strutture e nelle persone, che indica un’apertura a tutto campo verso le situazioni emergenti di bisogno. Tale apertura si manifesta in un duplice adattamento: a. alle esigenze caritative dei luoghi, il che suppone la conoscenza delle persone e delle situazioni, l’incarnazione e l’inculturazione nel territorio; b. alle domande dell’Autorità ecclesiastica, il che suppone senso di Chiesa e obbedienza agli orientamenti dei suoi Pastori, i quali conoscono sul territorio, le persone e i bisogni più urgenti.

 

"Una viva esortazione ad essere saggiamente fedeli alla vostra vocazione"

Trovo molto importante anche l’ultima parte del discorso che Giovanni Paolo II ha rivolto alla nostra Famiglia religiosa, ma che credo valga per ogni cristiano e per la missione affidata ad ognuno. Si tratta di "una viva esortazione ad essere saggiamente fedeli alla vostra vocazione".

È facile vedervi un riflesso dell’esortazione di Gesù, fatta agli apostoli prima della Passione, con l’intensa emozione e la profonda intimità di quell’ora: Gesù esorta a rimanere nel suo amore e nella sua parola, promette lo Spirito, dona il comandamento nuovo, e prega il Padre ripetutamente perché i suoi siano una sola cosa "come tu Padre sei in me e io in te" (cf Gv 13-17). Ci saremmo potuti aspettare le ultime raccomandazioni per il buon funzionamento, l’organizzazione della sua chiesa e l’efficacia della missione (noi forse con mentalità efficientista avremmo fatto questo). Invece Gesù parla di amore, di unità e dice che queste sono le condizioni indispensabili per portare frutto, cioè per essere veramente efficaci nella missione.

 

È in questa linea che va l’esortazione del Santo Padre:

«Il compito di proclamare la misericordia del Salvatore richiede una testimonianza probante di unione, di scambievole amore misericordioso, come Gesù stesso ha esortato con la forza tragica della sua ultima ora: "Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Gv 15,12) ...

Offrite, anzitutto, nell’ambito della vostra grande Famiglia, una testimonianza serena e convincente di carità fraterna… Per costruire l’anima, prima ancora che le strutture di una Congregazione, è necessario realizzare un amore che richiede spesso sacrificio e rinuncia personale, in sintonia con quanto testimoniato da Cristo, soprattutto col suggello della sua estrema donazione".

Tale testimonianza è possibile solo «mediante una immedesimazione intensa nei sentimenti di Cristo Crocifisso e di Cristo Eucaristia, le cui immagini recate nel vostro emblema: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che erano in Gesù Cristo... che umiliò sé stesso... fino alla morte di croce" (Fil 2,5-8). Non è possibile essere Araldi della misericordia senza l’assimilazione intensa del senso e del valore delle estreme donazioni di un amore divino infinitamente più potente della morte: il Crocifisso e l’Eucaristia».

Ho l’impressione che, nella sua esortazione, il Santo Padre rifletta letteralmente lo spirito e le parole di Madre Speranza, soprattutto la sua forte insistenza sull’unione tra di noi, che ha come scopo la santificazione reciproca e il compimento della missione che il Signore ci affida.3

"Unitevi tutti, figli miei, nell'amore e nella carità del Buon Gesù affinché, pieni di questo amore, possiate diffondervi nel mondo intero ed essere luce per tutti quelli che trattano con voi".4

Il Santuario dell’amore misericordioso "costante punto di riferimento"

Un ultimo accenno credo vada fatto alle parole di S. Giovanni Paolo II riguardanti il significato del Santuario dell’Amore misericordioso per tutta la nostra Famiglia religiosa, e la sua benedizione finale che vogliamo sentire estesa, oggi, a tutte le nostre comunità FAM, EAM e ALAM, ai nostri amici, benefattori, collaboratori a vario titolo, e a tutta la Chiesa e al mondo bisognoso della misericordia del Signore:

«Questo Santuario voluto per esaltare e continuamente celebrare i tratti più squisiti dell’Amore misericordioso, consideratelo come costante punto di riferimento, culla della vostra vocazione, centro e segno della vostra particolare spiritualità. In essi sia sempre proclamato il lieto annunzio dell’Amore misericordioso, mediante la Parola, la Riconciliazione e l’Eucaristia. È parola evangelica quella che voi qui pronunciate per confortare e convincere i fratelli circa l’inesauribile benevolenza del Padre celeste. È rendere possibile l’esperienza di un amore divino più potente del peccato, l’accogliere i fedeli nel Sacramento della Penitenza o Riconciliazione, che so qui amministrato con costante impegno. È rinvigorire tante anime affaticate e stanche, alla ricerca di un ristoro che rechi dolcezza e robustezza nel cammino, offrire loro il Pane Eucaristico.

Tale sublime ministero della Misericordia, come pure ogni vostra aspirazione ed attività, affido a Maria santissima, da voi venerata sotto il titolo di Mediatrice, invocandola con fervore, affinché voglia maternamente propiziare ed affrettare per voi il dono del suo figlio Gesù e, d’altra parte, la vostra piena apertura verso di Lui.

La mia esortazione e il mio saluto raggiungano ugualmente quanti, Ancelle e Figli delle varie Comunità d’Italia, di Spagna e di Germania, non sono qui presenti, con particolare pensiero di conforto e di incoraggiamento per le due giovani Comunità missionarie del Brasile. Auspico alla vostra cara Madre Fondatrice, che è qui in mezzo a voi, di vedervi tutti decisamente incamminati verso la santità, secondo le sue aspirazioni materne.

Rivolgo poi un particolare saluto, beneaugurante letizia e prosperità cristiane, ai vostri amici ed a quanti sostengono le vostre iniziative apostoliche, mentre imparto a tutti ed a ciascuno la mia affettuosa benedizione apostolica».

Da quel 22 novembre 1981 la nostra Famiglia religiosa ha fatto un cammino caratterizzato da snodi importanti: quelle due giovani comunità missionarie del Brasile, sono cresciute di numero, ne sono state aperte altre in Bolivia, India, Romania, Messico, Filippine, Zambia. Sono stati approvati dal Magistero della Chiesa i Sacerdoti Diocesani Figli dell’Amore Misericordioso e l’Associazione dei Laici dell’Amore Misericordioso…

Nel frattempo dopo S. Giovanni Paolo II, lo Spirito Santo ha donato alla Chiesa Papa Benedetto XVI, pastore saggio e mite che ci ha lasciato, tra le numerose eredità del suo pontificato, due perle come Deus Caritas est e Spe Salvi. E nei nostri giorni lo Spirito ha suscitato papa Francesco, che ha fatto della misericordia di Dio la cifra interpretativa e orientativa del suo Pontificato. Penso che l’attuale sommo Pontefice è impegnato in un’opera di rinnovamento e purificazione della Chiesa senza precedenti, che proprio per la sua incidenza trova non poche resistenze, e che sta avviando percorsi evangelici su tanti fronti, non solo strettamente ecclesiali ma di portata universale, in nome di quell’umanità che ci costituisce tutti fratelli perché figli di un unico Padre, e ci fa tutti responsabili del mondo che ci è stato affidato. Penso che solo il futuro potrà dire la portata di questi percorsi avviati…

Il cammino per costruire nel mondo il regno del Signore va avanti, tra le prove immancabili e la "speranza che non delude perché l’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori per mezzo della Spirito che ci è stato donato" (Rom 5).

L’augurio che mi viene spontaneo in questo 40° anniversario della venuta di S. Giovanni Paolo II, parafrasando la preghiera che lui stesso pronunciò, con emotiva intensità in questo Santuario, è il seguente: che l’Amore misericordioso di Gesù, nostro Re, manifestato nel dono della sua vita per noi, sia più grande di qualunque male, di qualunque divisione, di qualunque menzogna, e ci faccia rimanere radicati in Lui, per testimoniarlo con speranza invincibile e gioia evangelica.


* Preghiera di Giovanni Paolo nel Santuario dell’Amore misericordioso, Collevalenza 22 novembre 1981. I brani del Papa riportati di seguito sono presi in buona parte dal discorso alla Famiglia religiosa e da altri tenuti nello stesso giorno.
1 Angelus del 22.11.1981

2 Cf Statuto SDFAM, art. 23

3 Cf Costituzioni FAM-EAM, art 8-9

4 El Pan 21, Exh. 26.II.1966.

     
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ultimo aggiornamento 14 dicembre, 2021