Omelia di Sua Ecc.za Mons. Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi, Nocera Umbra, Gualdo Tadino e Foligno
Domenica 6 Febbraio 2022

 

Cari fratelli e sorelle,

la Parola di Dio che abbiamo appena ascoltato ci ha presentato tre scenari. Si tratta di situazioni molto diverse tra loro, nelle quali però ci sono delle corrispondenze illuminanti che ci aiutano a capire il carattere della vita cristiana. In particolare oggi, in questo Santuario dell’Amore Misericordioso, ci aiutano anche a capire il carisma di Madre Speranza.

Che cosa ha significato nella vita di questa Beata quello che la Parola di Dio ci ha appena insegnato? Proviamo a ripercorrere brevemente i testi biblici dell’odierna liturgia.

In tutti e tre i brani c’è innanzitutto una espressione della Gloria di Dio, della Sua potenza, della Sua immensità, della Sua vita.

Nella prima lettura il contesto è quello del Tempio. Isaia si trova nel tempio e ad un certo punto è rapito in una grande visione. Vede Dio! Lo vede così come si può manifestare a noi umani secondo la grazia che riceviamo. Lo vede nel simbolismo di una grande potenza, la cui gloria addirittura abita tutta la terra. Non potrebbe essere diversamente, perché Dio è il Creatore e niente esisterebbe senza di Lui. Se noi avessimo occhi abbastanza penetranti, come i profeti e i santi, sentiremmo questa vibrazione di Dio in tutte le cose. Nulla è senza Dio perché senza di Lui tutto sarebbe nulla. Isaia fa questa esperienza della Gloria di Dio. Istintivamente, come conseguenza immediata di questa visione, si sente piccolo, fragile, peccatore: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti».

Quando ci si mette difronte alla luce di Dio emerge la nostra oscurità, tutte le ombre vengono a galla. Nella penombra ci sembra di essere puliti, ma non appena una luce mette a fuoco la realtà si avvertono quante ombre e quanto negativo è presente nella vita. Isaia si sente così, si sente perduto, ed ecco il Dio grande, immenso, potente e creatore, si china verso di lui. È la Misericordia: quello che per Madre Speranza fu il punto decisivo della sua esperienza di Dio e della sua testimonianza. Misericordia che rigenera: non aver paura Isaia, io so come purificarti e addirittura intendo mandarti a purificare il mio popolo; ho su di te un progetto: tu che ti senti così fragile e hai finalmente preso coscienza del tuo peccato, sarai un chiamato, un chiamato alla missione, che sarà una missione di misericordia e di vita per l’intero popolo. Abbiamo ascoltato il simbolismo dell’ angelo che va ad accendere al braciere del Tempio il fuoco e con il fuoco gli purifica le labbra. Questi due aspetti sono tanto veri nella nostra vita.

Dalla liturgia della celebrazione odierna siamo infatti chiamati a prendere innanzitutto coscienza della Gloria di Dio. Madre Speranza, nella sua piccolezza, aveva talmente intuito tutto questo che, sognando qui un tempio della Misericordia, lo ha sognato in maniera grandiosa, architettonicamente così bella, per esprimere la Gloria di Dio. Una gloria che non ci intimorisce, ma che si fa misericordia, si china su di noi e ci purifica, ci riporta a vita nuova.

Nella seconda lettura emerge un altro scenario. Questa volta il protagonista è Paolo, il convertito, che alla sua comunità di Corinto, da lui evangelizzata, ricorda il cuore del vangelo, che fa da fondamento a tutta la vita cristiana. Abbiamo un Dio che è venuto in mezzo a noi, ha preso la nostra fragilità, è diventato uomo come noi nel grembo di Maria, è addirittura passato attraverso il tunnel della morte, ma è il Risorto, è il Vivente. In ogni Liturgia noi lo ricordiamo: la domenica è giornata della vita, è il giorno della Resurrezione. Tra poco, dopo le parole della consacrazione che faranno diventare Suo Corpo e Suo Sangue il pane e il vino che noi presentiamo, ricorderemo questo dicendo: "Annunciamo la tua morte, proclamiamo la tua Resurrezione, nell’attesa della tua venuta". Per noi credere significa credere che il Dio della vita si è fatto vicino e ha dimostrato quale potenza di vita lo abita, al punto tale che questa potenza di vita prende anche noi, ci avvolge e ci trasforma. Qui, Paolo, nel racconto che fa delle apparizioni del Risorto, adotta delle parole che sono veramente toccanti. Dopo aver raccontato che Gesù apparve a tanti altri fratelli, a partire da Pietro, alla fine dice: "Il Signore è apparso anche a me come ad un aborto". Avete notato come è forte questa parola? Si sente veramente l’uomo che non è degno di ciò che ha ricevuto, perché è stato il persecutore: come è stato possibile che il Signore si chinasse proprio su di me? Ce ne erano tanti altri più degni di me che lo avevano seguito in vita e che lo avrebbero seguito meglio di me dopo la Sua risurrezione… Si è rivolto invece proprio al persecutore e lo ha fatto diventare, con una chiamata eccezionale, l’Apostolo delle genti. Ancora una volta, come vedete, cari fratelli e sorelle, torna il tema del Dio della Vita capace di farci risorgere e di fare in noi cose nuove.

Chi era Madre Speranza? Chi lo avrebbe detto che una piccola donna che viene qui dalla sua patria, in una terra per lei straniera, ci avrebbe lasciato tutto questo? È lei che lo ha fatto o piuttosto la potenza di Dio? Dio sa fare cose veramente grandiose dentro di noi purché gli facciamo spazio.

Infine abbiamo ascoltato un brano del vangelo, un racconto ben noto, quello della pesca miracolosa. Ancora una volta incontriamo la potenza di Dio, il peccato dell’uomo e la misericordia che salva. Pietro viene invitato da Gesù a prendere il largo e a gettare le reti per la pesca. Risposta di Pietro: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla". È un intenditore: potrebbe aver qualche ragione per rifiutarsi. Ma prevale la fiducia nel Signore: "sulla tua parola getterò le reti".

Quanto è importante questo discorso per noi. Quante volte alla barca della nostra vita capitano giorni e anche periodi difficili. Siamo in un tempo anche socialmente duro per la pandemia e per tanti altri aspetti di crisi, per cui ci pare proprio di non pescare nulla. Non sappiamo dove andare, cerchiamo delle bussole, ma non riusciamo a trovarle, facciamo fatica e ci verrebbe voglia di arrenderci, di tirare i remi in barca e di dire: "Non c’è speranza!". Ed ecco, invece, sulla scorta del Vangelo di Gesù, Madre Speranza che ci incoraggia: torna a gettare la rete, ma non farlo con la tua presunzione, ma piuttosto con la forza della Parola di Gesù. "Sulla tua Parola getterò le reti". Pietro getta le reti e cosa succede? Tanta pesca, che addirittura non basta una barca, ce n’è bisogno di un’altra! È il trionfo della Gloria di Dio. Si ripete lo schema delle altre due letture: quando prendiamo davvero coscienza della gloria di Dio, la prima cosa che ci viene di fare è riconoscere il nostro peccato. Pietro si getta ai piedi di Gesù: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Ma a lui si aprono le braccia della Misericordia: non temere, Pietro, so bene che sei peccatore, ma io conto su di te, voglio investire su di te e da questo momento in poi non sarai più soltanto pescatore di pesci, ma pescatore di uomini.

"Pescatore di uomini"; che grande missione! È la stessa missione di Gesù, venuto a "ripescare" un’umanità andata perduta, a recuperarla, a farla rivivere. Notate il paradosso di questa espressione: quando si pescano i pesci, questi vengono sottratti alla vita e condannati alla morte. Una morte che è vita per noi, ma per loro è pur sempre morte. Nel caso degli uomini è il processo inverso. Gli uomini che il Signore cerca e viene a pescare, anche chiedendo la nostra collaborazione, si trovano nella morte del peccato e la pesca di Gesù li fa rivivere. Ancora una volta, è il mistero della Misericordia che si fa vita e dà la vita. La misericordia di un Dio che non si lascia superare dalla nostra miseria, anzi, la accoglie come un Padre buono, si china e ci solleva.

Cari fratelli e sorelle, è questo quello che Madre Speranza ha testimoniato in questo luogo. É venuta per questo. Ha avuto questa intuizione profonda della Misericordia. Ha sentito la sua piccolezza e ha detto: voglio che tutti sperimentino quello che io sperimento, e cioè che ognuno si senta salvato, invaso dalla Misericordia, sentendosi avvolto dalla premura di Dio. E quante persone vengono oggi qui a questo suo Santuario a fare questa esperienza, dicendo al Signore: "Ti riconosco come mio Signore, gloria della mia vita, potenza che dà vita, per questo ti porto la mia miseria, la mia fragilità, sicuro che tu non mi rigetterai ma mi accoglierai, come hai fatto con Isaia, come hai fatto con Paolo, come hai fatto con Pietro. Mi darai vita nuova".

Accogliamo questo messaggio del Vangelo, per ritornare al nostro vivere quotidiano, tra le sue incertezze e le sue fatiche, con una forza nuova, con una speranza nuova. Sappiamo che non siamo soli, c’è un Dio che nella Sua grandezza si è chinato su di noi e ci vuole bene e si aspetta da noi nient’altro che riconosciamo quanto Egli ci vuole bene. A non riconoscerlo è tutto perduto, a riconoscerlo invece è tutto guadagnato!

Ringraziamo il Signore che ci ha dato la beata Speranza che ci aiuta a mettere in termini di attualità il messaggio di sempre della Parola di Dio e facciamolo diventare per noi messaggio di risurrezione e di vita.

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ultimo aggiornamento 09 marzo, 2022