ROBERTO LANZA

“E già… se fossi stato nella casa di mio padre non mi avrebbe mancato nulla…. E adesso cosa posso fare? Il guardiano di porci? No! Ritornare da mio Padre? Come faccio a presentarmi a mio Padre? Adesso che gli ho sperperato tutto il patrimonio, nelle feste e con le donne? Mi vergogno! Non sono più degno di lui. E poi c’è mio fratello, quello non mi ha mai potuto sopportare, mi mangerà vivo…. Povero me come faccio?

 

Il 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, è iniziata una nuova Quaresima, è il "tempo forte" che prepara alla Pasqua, culmine dell’Anno liturgico e della vita di ogni cristiano. Anche questa Quaresima 2022 sarà segnata da "sofferenze": non solo quelle legate alla pandemia e dalle misure anti-Covid che scandiscono ormai la nostra vita, ma anche quelle disastrose e devastanti che derivano della guerra che si sta combattendo sul nostro territorio europeo.

Tuttavia, cosa siamo chiamati a vivere in questo tempo? Cosa significa la frase riportata dalla scrittura che proclameremo: "Lasciatevi riconciliare con Dio! Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza".

 

Quelle riportate all’inizio sono parole "drammatizzate" e che conosciamo molto bene, derivano dalla parabola del figlio prodigo, un brano della Scrittura che ci risulta sempre molto difficile da comprendere e che forse, secondo le nostre logiche, noi non l’avremmo scritta in questo modo. Nel momento del ritorno del figlio minore, a noi sarebbe piaciuto che l’evangelista avesse scritto che il padre, alla vista del figlio, prese un bel bastone e tutto contento gli corse incontro. E magari al figlio maggiore, che tornava dai campi, gli avesse detto che quel disgraziato ed ingrato del fratello era tornato a casa, per cui lui, che era sempre stato obbediente ed era rimasto a casa, poteva "aggregarsi" per dargli una bella lezione. E la festa del vitello grasso, non era stata indetta per la gioia del ritorno del figlio scappato da casa, ma perché il padre finalmente aveva avuto la soddisfazione di dargli tante bastonate. Meno male che il cuore di Dio è diverso dal nostro e che il suo modo e di giudicare la storia è molto lontano dal nostro: "Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore"1.

 

Un padre che è padre!

Il problema è cercare di essere come quel Padre, noi dobbiamo cercare di assomigliare a quel Padre. Un padre è colui che ama i suoi figli, tutti e due i nati da Lui, quello che se ne va e quello che brontola sempre, il figlio del piacere e quello del dovere; quelli sono i suoi figli!

 

I figli di questo uomo vivevano però una religiosità che seguiva precetti e tradizioni di uomini, ossia un cristianesimo "inventato" da uomini, e che non tiene conto dell’amore di Dio. È la fede autodidatta, una fede individualista, che si muove dentro spazi di autonomia assoluta e che dilaga ormai dentro e fuori le nostre comunità. Ma il vero culto del cuore, la vera religione è obbedienza a Dio, non proprio capriccio: "Ascolta le leggi e le norme che io vi insegno; non aggiungete nulla a ciò che vi comando e non togliete nulla; ma osservate i comandi del Signore, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza."2 Quello che dobbiamo cercare di "incarnare" è quella condizione precisa e valida per tutti, ossia: la sincerità del cuore, è il cuore la sorgente d’ogni scelta e valore: "Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini escono le intenzioni..."3

Il grande pericolo, per i credenti di ogni tempo, è di vivere una religione dal "cuore lontano", fatta di pratiche esteriori, di formule recitate solo con le labbra; di compiacersi dell’incenso, della musica, dei pellegrinaggi, ma non soccorre gli orfani e le vedove. Il pericolo del cuore di pietra, indurito, del "cuore lontano" da Dio e dai poveri è quello che Gesù più teme. Il vero peccato per Gesù è innanzitutto il rifiuto di partecipare al dolore dell’altro, e l’ipocrisia di un rapporto solo esteriore con Dio. Il Figlio minore non si reca soltanto in un "paese lontano", ma anche il suo cuore è lontano dal concepire quell’uomo un Padre, lontano dal vedere l’immagine di un Padre che ogni giorno lo ha introdotto alla vita, lontano dall’AMORE MISERICORDIOSO.

Tu ti sei riconciliato con la tua storia? O sei ancora inchiodato al tuo passato? Cosa farai in questa Quaresima?

 

Potremmo immaginarlo, questo figlio, lungo il percorso intento a riflettere sia sulle esperienze passate che su quelle che lo attendono. Era partito pieno di belle speranze, sicuro di sè, convinto di sapere cosa bisognava fare per dare gusto e splendore alla sua vita, era partito rinunciando all’amore del Padre suo convinto di riuscire a cavarsela da solo, ed ora doveva constatare ed ammettere che aveva sbagliato tutto, tutti i suoi sogni si erano dimostrati vani, tutti i suoi progetti erano stati ridotti in frantumi, sue uniche ricchezze erano rimaste la miseria, il fallimento, l’umiliazione. Ed ora che incerto e timoroso si avviava a consegnarsi alla "giustizia" di suo padre, cosa sarebbe successo? Cosa poteva sperare per il resto dei suoi giorni? Il padre suo, come l’avrebbe accolto dopo che lui aveva sperperato tutte le sue sostanze, ma soprattutto aveva rinunciato al suo amore? Eh Sì! Avrebbe potuto ritenersi fortunato se suo padre si fosse dimostrato disposto a trattarlo come uno dei suoi servi.

Cosa stava davvero provando quel figlio? Ma non è quello che sentiamo anche noi?

Mentre cammina ad un certo punto scorge qualcuno che corre verso di lui, dai lineamenti sembra addirittura suo padre, gli viene tuttavia da pensare: sarà un servo che viene a dirmi: "tuo padre è molto adirato, è bene che non ti presenti subito da lui." Quando si accorge, invece, che colui che corre è proprio suo padre, gli vengono le palpitazioni al cuore e si dice: "sicuramente viene a punirmi, a caricarmi di botte per tutti i dispiaceri che gli ho dato." La sua sorpresa è al contrario grande quando vede che il padre gli si getta al collo e lo bacia. Prima che il figlio minore apra bocca o dica le sue parole di pentimento, il padre gli si getta al collo e lo copre di baci ripetuti (il verbo usato kataphi-leo non significa soltanto "baciare", ma baciare intensamente, coprire di baci). Il bacio ripetuto è segno di perdono e di comunione totale; il Padre non tiene conto dello stato di impurità del figlio, dovuto al suo essere stato con i pagani e con i porci.

 

Che bello sapere che Dio è così, che l’Amore Misericordioso è così?

Qualcuno dice che avere un Padre che perdona sempre significa spingere l’uomo verso il male, verso il peccato, tanto Dio perdona, ma essere amati non vuol dire stare tranquilli, non vuol dire confondere Dio come Padre con il vecchio "nonnino" che chiude sempre gli occhi sulle magagne dei nipoti, significa piuttosto sentire la responsabilità dell’amore, ossia convertire la nostra ingratitudine di figli incoscienti che hanno ricevuto amore e non l’hanno trasmesso, che non sanno amare e non sanno capire questo Padre che investe sull’amore. La vita che segue all’incontro con Dio risulta completamente diversa da quella precedente. Il Signore è in grado di trasformare una vita perduta in una vita salvata, è capace di sostituire il grido della disperazione con il messaggio della speranza; sui ruderi e sulle macerie di un’esistenza fallita, Dio può costruire un edificio splendido di santità.

 

Tuttavia, nel nostro cammino spirituale, dobbiamo evitare di essere quel fratello maggiore che era rimasto a casa senza mai allontanarsi, ma allo stesso tempo non aveva vissuto una vita libera nella casa del Padre. Molti figli maggiori si sono perduti rimanendo a casa: uno smarrimento caratterizzato dalla facilità a giudicare e condannare, dalla rabbia, dall’amarezza e dalla gelosia. È il lamento di chi dice e sostiene che ha faticato tanto e ora perché nessuno mi ringrazia, non mi rende omaggio, non mi rende quello che mi spetta?

 

Dobbiamo avere il coraggio di una sfida, questo mondo non ha bisogno di "Fratelli maggiori" che passano il tempo a giudicare i propri fratelli e i peccati degli altri. La vera festa è sapere, è scoprire, che ognuno di noi è una creatura unica perché Dio ha messo l’eternità nei nostri cuori. Si! Alla fine, solo questo conta, alla festa dell’amore non si può entrare se non si ha un cuore capace di amare, se non si ha un cuore come quello di Dio.

 

Allora perché tornare a casa?

Fratello mio, ti ricordi quando eri piccolo e giocavi intorno alla casa, ne conoscevi pregi e difetti, non ti era sconosciuto nessun mattone, ogni luogo, ogni stanza, ti ha visto crescere, ti ha visto muovere i primi passi. In quel luogo abbiamo iniziato a volerci bene, tra quelle mura hai imparato a sentirti al sicuro, protetto, amato. La "casa" di Dio è l’unico posto in tutto questo mondo dove i cuori sono al riparo, è il luogo della fiducia, è il luogo dove ci strappiamo quella maschera fredda e sospettosa che il mondo ci costringe a indossare come auto-difesa, e dove ci confidiamo e parliamo senza riserve e con il cuore pieno di gioia e speranza. Casa è quel luogo che i nostri piedi possono lasciare, ma dove il nostro cuore resta indelebile agganciato alla memoria di quello che siamo.

Caro figlio, sei arrivato nei pressi della casa, senti aria di casa, di famiglia, forse hai paura, ma sai che lì abita ancora tuo Padre, senti l’odore dei ricordi, di porte rimaste chiuse per molto tempo, una sorta d’intimità pesante e nostalgica, che può risultare soffocante e opprimente, ma sai dentro di te che in quella casa c’è l’Amore Misericordioso, c’è sempre stato: "Ci sazieremo dei beni della tua casa, della santità del tuo tempio"4. Dio mi cerca da lontano, prova a trovarmi e desidera portarmi a casa, Dio è il Padre che veglia e aspetta i suoi figli, corre loro incontro, li abbraccia, li supplica, li implora di tornare a casa. Si, tornare a casa per fare esperienza del cuore di Dio, per ricordare che è stato Dio a scegliere me: "Dio è un Padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli; li cerca e li insegue con amore instancabile come se Lui non potesse essere felice senza di loro".

 

Che follia Signore! Amare l’uomo, amare me.

Questo il vero significato del tempo quaresimale, sentire di essere, in Gesù Cristo, testimoni del tempo nuovo, in cui Dio "fa nuove tutte le cose". Ecco, la ricchezza spirituale di questo tempo favorevole: siamo chiamati a compiere un cammino di conversione che ci conduca alla Pasqua, segno supremo della riconciliazione con il Padre.

Signore, una cosa forse ho capito guardando Te, ho capito che la mia prima vocazione è quella di annunciarti PADRE MISERICORDIOSO, è quella di farti conoscere come un Padre che non può essere felice senza di noi, è quella di poterti amare e ringraziare per quello che hai fatto per me. Quel "nostro" crocifisso, quelle tue braccia aperte sento che mi stanno abbracciando per accogliermi, per amarmi, quel cuore trafitto ma vivo, dal quale hai voluto donarmi te stesso, il tuo amore, quella corona di spine per ricordarmi che tu sei il re della mia vita, e quello sguardo di infinita tenerezza con il quale mi sussurri: "tu sei prezioso Io ti amo." Si, tu sei un Dio glorioso, perché su quella croce hai crocifisso la mia debolezza, il mio peccato, il mio orgoglio, e mi hai dato la speranza e la certezza di essere rinnovato dal tuo Amore di PADRE Misericordioso.

 

Signore, il peccatore da salvare sono io, il figlio prodigo che deve tornare, sono io!

Ogni uomo è una lettera scritta o parte di una lettera e il libro della vita sarà interamente scritto quando non mancherà nessuna lettera… quando sarà scritto, con carattere indelebile, il nome meraviglioso dell’Amore Misericordioso.

…buon cammino di ritorno a casa!


1 Isaia 55, 7-9

2 Deut. 4, 1-2

3 Mc. 7,21

4 Salmo 64

 

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 06 aprile, 2022