ROBERTO LANZA

 

"Desidero lasciare ai miei figli e alle mie figlie la preziosa eredità che io gratuitamente e senza alcun merito ho ricevuto dal buon Gesù… […] e in tutto quanto insegna la nostra santa Madre Chiesa, cattolica apostolica, romana […]" (Testamento di Madre Speranza di Gesù)

Anche quest’anno, nel mese di settembre, abbiamo celebrato la festa del Santuario dell’Amore Misericordioso. Ma quale significato "nascosto" racchiude questa festa?

 

Credo che nel nostro tempo, nel quale assistiamo ad una grande disaffezione verso la Chiesa, la vita, la figura e gli scritti della Madre Speranza, ci dimostrano, come si possa amare la Chiesa in modo totale e completo. La Madre Speranza è stata una creatura che ha amato e servito la Chiesa, che ha speso tutta la sua vita nella Chiesa e per la Chiesa, ha avuto un senso ecclesiale vivo e profondo, una passione vera per la Chiesa, e a completamento di tutto potremmo sintetizzare dicendo che è vissuta da perfetta figlia della Chiesa.

 

Per iniziare questo viaggio "ecclesiale", mi piace riportare quello che Padre Gino Capponi, suo confessore, raccontava della Madre in una sua testimonianza durante un convegno del 1993. Raccontava così: "Ogni sua mossa l’ha fatta nella Chiesa e per la Chiesa. Una delle frasi più belle che sono state dette nei suoi riguardi è stata quella di un cardinale che diceva a un suo confratello che la Madre Speranza è stata sempre fedele figlia della Chiesa. Oso ripetere quanto ho spesso affermato in Santuario e fuori soprattutto dopo la sua dipartita che la Madre prima di appartenere alla Congregazione apparteneva alla Chiesa.

 

Dove nasce il carisma di un Ordine"? E soprattutto, cosa rappresenta un Carisma di una Congregazione?

 

È la meta verso cui il Fondatore, per impulso dello Spirito di Dio, orienta la propria vita e quella del suo Istituto, per il bene e le necessità della Chiesa. Lo stesso Concilio Vaticano II° dice: "Tutti gli istituti religiosi abbiano in ogni modo a crescere e a fiorire secondo lo spirito dei Fondatori"1. Attraverso il "carisma" dato ad una persona, Dio si riserva di intervenire direttamente nella sua Chiesa, per risvegliarla, richiamarla, santificarla, in una parola: metterla in movimento. L’intento dei carismi non è, dunque, quello di dare gloria, prestigio o fama di santità a chi li riceve; non è quello di dargli delle sicurezze o dei poteri sugli altri.

 

Assolutamente, No!

Questa non è la vera missione dei carismi. Quando Gesù ha riversato i suoi doni sugli uomini, aveva in mente il suo corpo, la Chiesa; è essa che amava e voleva "edi­ficare". I carismi sono, dunque, per la Chiesa: per la bellezza della Chiesa, per la vitalità e la varietà della Chiesa. Ogni carisma, è radicato nella fede della Chiesa!

 

Nel Decreto Perfectae Caritatis troviamo scritto: "I carismi storici della vita consacrata sono doni e grazie dello Spirito per la missione universale della Chiesa".

L’ecclesialità, è come una qualità propria del carisma che lo aiuta a mettersi in assoluta e trasparente comunione con la Chiesa, al cui giudizio, discernimento e approvazione si sottomette. È la capacità che ha ogni carisma di mantenere una ferma e sincera comunione ecclesiale con il Papa, fondamento e segno della comunione universale, con la dottrina del Magistero, con i Pastori della Chiesa, con la missione stessa della Chiesa. Il Papa emerito, Benedetto XVI°, in una delle catechesi settimanali del mercoledì, sosteneva: "La Chiesa si rivela così nonostante tutte le fragilità umane che appartengono alla sua fisionomia storica, una meravigliosa creazione d’amore fatta per rendere Cristo vicino ad ogni uomo e ad ogni donna che voglia veramente incontrarlo fino alla fine dei tempi e nella Chiesa il Signore rimane sempre contemporaneo con noi"2. Il carisma dell’Amore Misericordioso è stato un soffio dello Spirito donato proprio per realizzare questa vocazione "ecclesiale": annunciare la misericordia di Dio, amare i poveri, spendersi per la santità del clero.

 

E questa missione ha un punto di riferimento importante: il Santuario dell’Amore Misericordioso!

 

Una missione comunicata direttamente dal buon Gesù e che troviamo chiaramente trascritta in una pagina del diario di Madre Speranza datata 14 maggio 1949: "Anni più tardi, tu, aiutata da me, con maggiori angustie, fatiche, sofferenze e sacrifici, organizzerai l’ultimo e magnifico laboratorio che servirà di grande aiuto materiale e morale per le figlie e per le giovani che avranno la fortuna di esservi ammesse; vicino a questo laboratorio ci sarà la più grande e magnifica organizzazione di un Santuario dedicato al mio Amore Misericordioso, Casa per ammalati e pellegrini, Casa del Clero, il Noviziato delle mie Ancelle, il Seminario dei miei Figli dell’Amore Misericordioso; ...Però tu devi tenere ben presente che io sempre mi sono servito delle cose più povere e inutili per fare quelle più grandi e magnifiche".

 

Tuttavia, la missione del Santuario dell’Amore Misericordioso appare forse in maniera chiara e decisa dalle parole che Giovanni Paolo II recitò come pellegrino a Collevalenza: "Centro eletto di pietà e di spiritualità che a tutti ricorda e proclama la grande e consolante realtà della misericordia paterna del Signore…in esso sia sempre proclamato il lieto annunzio dell’Amore Misericordioso mediante la Parola, la Riconciliazione e l’Eucaristia. È parola evangelica quella che voi pronunciate per confortare e convincere i fratelli circa l’inesauribile benevolenza del Padre celeste. È rendere possibile l’esperienza di un amore divino più potente del peccato, l’accogliere i fedeli nel Sacramento della penitenza che so qui amministrato con costante impegno. È rinvigorire tante anime affaticate e stanche, alla ricerca di un ristoro che rechi dolcezza e robustezza nel cammino, offrire loro il Pane Eucaristico".

Pertanto, per annunciare al mondo il messaggio di Dio Amore Misericordioso esiste un punto di riferimento centrale che è appunto il Santuario di Collevalenza; il pellegrino che giunge qui si sente accolto e cercato da Dio, avverte che Egli era sulla sua strada ad aspettarlo pazientemente, scopre che lo cercava con amore instancabile quasi che senza di lui non potesse essere felice. Visitare il Santuario di Collevalenza permette di recuperare nel cuore una gioiosa speranza, Dio ha mandato il Figlio unigenito per manifestare all’uomo la pienezza del suo amore proclamando un tempo di misericordia, il peccato è sconfitto dall’amore inesauribile di Dio, non c’è più tristezza per quelli che credono in questa meravigliosa grazia.

 

È vivere ancora l’esperienza del figlio prodigo, diceva così la Madre nel commento alla parabola: "Il Padre accolse il figlio prodigo con gioia; sebbene fosse ancora lontano, il Padre lo vide e mosso dalla misericordia gli andò incontro, si gettò al suo collo e lo baciò". Dio fa il primo passo per accogliere il peccatore pentito, abbracciandolo con amore, non appena questi va verso di Lui e senza rinfacciargli i suoi errori, lo ricolma di grazie e di doni. Il Santuario dell’Amore Misericordioso quindi dove Dio sta aspettando gli uomini "…non come un giudice per condannarli e infliggere loro un castigo, ma come un Padre che li ama, che li perdona, che dimentica le offese ricevute e non le tiene in conto…".

 

La Madre Speranza ha speso gran parte della sua vita per questo Santuario, ed è qui che ha desiderato che si consumassero le sue spoglie per essere ancora la portinaia del buon Gesù e così scriveva in una preghiera composta per il Santuario: "Fà, Gesù mio, che vengano a questo tuo Santuario le persone del mondo intero, non solo col desiderio di curare i corpi dalle malattie più strane e dolorose, ma anche di curare le anime dalla lebbra del peccato mortale e abituale. Aiuta, consola e conforta, o Gesù, tutti i bisognosi; e fa’ che tutti vedano in Te non un Giudice severo, ma un Padre pieno di amore e di misericordia, che non tiene in conto le miserie dei propri figli, ma le dimentica e le perdona".

 

Esiste nella Chiesa un’autenticità propria, un’essenza profonda che la caratterizza, che contraddistingue in maniera indelebile la sua missione, ovvero, quando proclama e annuncia che Dio è un Padre Misericordioso. Proclamare agli uomini la ricchezza della misericordia del Padre; non è forse questa la più "nobile" e alta missione che la Chiesa ha ricevuto come mandato dal Signore? Questo progetto "ecclesiale", lo possiamo scoprire ancora meglio ed in maniera determinante ancora nelle parole di Giovanni Paolo II° rivolte a tutta la famiglia dell’Amore Misericordioso a Collevalenza: "Per liberare l’uomo dai propri timori esistenziali, da quelle paure e minacce che sente incombenti da parte di individui e nazioni, per rimarginare le tante lacerazioni personali e sociali, è necessario che alla presente generazione sia rivelato "il mistero del Padre e del suo amore." […] L’uomo, il più perverso, il più miserabile ed infine il più perduto, è più amato con tenerezza immensa da Gesù che è per lui un padre ed una tenera madre. Da questi brevi cenni risulta che la vostra vocazione sembra rivestire un carattere di viva attualità"3.

 

Tutto questo sta ad indicare che la misericordia nella vita della Chiesa, non solo definisce la sua l’identità, ma incide anche sul suo agire ed operare nella vita degli uomini, detto in altre parole definisce proprio la sua essenza più profonda. Quando diciamo che la Chiesa è Sacramento dell’amore di Cristo4 nella storia, significa affermare che la Chiesa, in se stessa, è innanzitutto quell’evento di carità che Cristo ci rivela e ci comunica nel dono della sua misericordia. Proprio questa è la missione della Chiesa, quello di rivelarci Dio, testimoniando al mondo quanto conosce di Lui, soprattutto la sua misericordia che sempre chiama, accoglie, perdona e salva. Nella nostra vita non abbiamo bisogno di un "abbraccio" qualsiasi, ma proprio dell’abbraccio dell’Amore Misericordioso, perché solo il dono della sua presenza ci consola senza ferire, solo la sua misericordia ci accoglie senza compromessi e la sua carità ci redime senza scoraggiare.

 

Beati davvero noi se, vivendo nella Chiesa, ci sentiremo lavati, purificati e convertiti per essere pietre vive. Beati noi se sentiremo l’abbraccio del Cristo, il suo calore, la sua pazzia d’amore per noi. Beati noi se saremo la "via" dove i fratelli troveranno la pace nell’unica porta del cuore di Dio.

 

Come concludere?

A voi, che non sapete accettarvi e vi illudete in fantasie di un vivere diverso, a voi, che non sapete amare la Chiesa come una mamma piena di difetti, a voi, che ripercorrete il passato per riesaminare mille volte le vostre scelte e che non volete accettare la storia che Dio vuole fare, a voi, che trovate sempre da brontolare e criticare su tutto… A tutti voi, auguro che stasera, prima di andare a dormire, abbiate la forza di ripetere con fede e gioia queste poche parole: Credo nella Chiesa.

 

… Nessuno può avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa per Madre… (Cipriano)

 

E così sia!


1 Lumen Gentium n°45/a

2 Benedetto XVI° Catechesi del mercoledì 29/3/2009

3 Visita al Santuario dell’Amore Misericordioso – 22 novembre 1981

4 Lumen Gentium Capitolo I°

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ultimo aggiornamento 18 novembre, 2023