PROFILI DI MADRE SPERANZA – 18

† Antonio Ambrosiano

Arcivescovo di Spoleto-Norcia

Profezia di un centenario

Edizioni Amore Misericordioso - luglio 1993

Premessa

Ci è stato chiesto di pubblicare i testi della significativa celebrazione della Parola conclusiva del Convegno su "Ruolo profetico di Madre Speranza" (Collevalenza, 8 febbraio 1993). Lo facciamo volentieri e con animo riconoscente al Signore per il dono del centenario.

La "celebratio Verbi" presieduta da S.E. Mons. Antonio Ambrosiano, arcivescovo di Spoleto-Norcia e Presidente della Conferenza Episcopale Umbra comprende:

* Il testo di San Paolo agli Efesini 2,1-10 in cui è annunciato l'amore grande di Dio, ricco di misericordia, per noi.

* Alcuni pensieri di Madre Speranza come risonanza interiore al mistero dell'Amore Misericordioso.

* La parabola della dramma perduta dal Vangelo di Luca 15,1-3.8-10.

* Riflessioni di Mons. Ambrosiano sul tema "Profezia di un centenario".

Famiglia dell'Amore Misericordioso

testi della celebrazione liturgica

Dalla lettera di San Paolo apostolo  agli Efesini 2,1-10

Fratelli, voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello dello spirito che ora opera negli uomini ribelli.

Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri.

Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.

Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene.

Siamo infatti opera sua, creati in cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi praticassimo.

 

Dagli scritti di MADRE SPERANZA:

L'amore di Dio è antico ed eterno; universale, perché abbraccia tutti; sublime nei benefici che dona e profondo per la misura della sua grande umiltà.

Dio è infinitamente amabile, per quello che è in se stesso e per quello che è in noi.

Egli desidera essere amato senza limiti, perché senza limiti ci ha amati.

Dio si è abbassato fino a noi per darci il suo amore e colmarci di benefici; noi andiamo a Lui come all'unico Signore che possa sanare i nostri debiti e soccorrere la nostra irrimediabile debolezza, assetata di felicità e di amore.

Gesù è per tutti un Padre Buono che ci ama con un amore infinito, che non fa distinzioni.

Anche l'uomo più perverso, il più miserabile e abbandonato è amato da Gesù con tenerezza immensa.

Gesù è per lui un padre e una tenera madre.

Quanto più un essere è povero e miserabile, tanto più Gesù sente tenerezza per lui; la sua misericordia; cioè, è più grande; la sua bontà, straordinaria; si riduce ad essere Lui ad attendere o bussare alla porta di un'anima colpevole o tiepida.

La causa è che Gesù moltiplica il suo amore in proporzione alla miseria dell'uomo.

In questi tempi nei quali l'inferno lotta per allontanare Gesù dal cuore dell'uomo, è necessario fare tutto il possibile perché l'uomo conosca l'Amore Misericordioso di Gesù e veda in Lui un Padre buono, che arde di amore per tutti, che si offre a morire su una croce perché l'uomo, che Egli ama, possa vivere.

Che tutti arrivino a comprendere che hanno un Padre che non tiene in conto, perdona e dimentica; un Padre e non un giudice severo; un Padre Santo, pieno di sapienza e di bellezza, che sta aspettando il figlio prodigo per riabbracciarlo.

Se qualcuno ha avuto la disgrazia di offendere il Signore, non esiti neanche un attimo ad andare da Lui, per chiedergli di essere perdonato e di essere accolto come da Padre buono: Dio lo sta aspettando con vera ansia e affetto.

Due sentimenti dovrebbero rimanere impressi nel nostro cuore e fissi nella nostre mente, come fossero l'unico oggetto dei nostri pensieri: io posso chiamare Padre Dio, Dio in persona!

Basta uno sguardo alla croce e subito si intende il linguaggio con cui ci parla Gesù: lo comprendiamo immediatamente, perché è il linguaggio dell'amore...

Canto al Vangelo

Cf Lc 15,9b

R. Alleluia, alleluia.

Rallegratevi con me, dice il Signore, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.

R. Alleluia

 

vangelo

C'é gioia nel cielo per un peccatore che si converte.

Dal Vangelo secondo Luca 15, 1-3, 8-10

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro».

Allora egli disse loro questa parabola: «O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.

Così vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

 

 

PROFEZIA DI UN CENTENARIO

Riflessioni di Mons. Ambrosiano

Madre Speranza di Gesù ha fatto esperienza di un Dio non giudice severo, un Dio puntiglioso e vendicativo perché è stato offeso, un Dio indifferente che abbandona l'uomo al suo destino, a se stesso, ma di un Dio che è Padre amoroso che «raddoppia il suo Amore nella misura in cui l'uomo diventa più miserabile... L'uomo, il più perverso, il più miserabile e perfino il più perduto è amato con tenerezza immensa da Gesù che è per lui un Padre e una tenera Madre» (La perfección de la Vida Religiosa).

L'uomo "perduto" è amato.

Queste parole di Madre Speranza ci introducono nella comprensione della parabola evangelica della "dramma perduta" (Lc 15, 8-10). Questa parabola mi è apparsa come una illuminante chiave di lettura del carisma di Madre Speranza e della sua Opera in questo centenario, e ce ne rivela la profezia.

 

1. Dio cerca ciò e chi è perduto

È una sconvolgente rivelazione di Dio che Gesù ci presenta nelle tre parabole della pecora smarrita, della dramma perduta, del figliuol prodigo (Lc 15,1-32).

Un animale, una moneta, un uomo sono perduti, ma sono ricercati rispettivamente da un pastore, da una donna, da un padre.

Certo la parabola principale della trilogia lucana è quella del figliuol prodigo. Noi abbiamo scelto la parabola della donna protagonista della ricerca, perché ci è sembrata più significativa per la nostra circostanza.

Rimane però, è ovvio, sempre Dio il supremo protagonista dell'amore per l'uomo nelle tre parabole. È Dio che cerca. Egli si adopera finché non trova, rischia perfino, ma poi gioisce perché ha trovato ciò o chi era perduto. Si dice che "Gesù parla qui di Dio in modo molto antropomorfico" (J. Schmid), umanizza Dio, ma diciamo che solo apparentemente ciò avviene nelle parabole perché in esse ci viene rivelato un Amore che supera ogni amore umano fatto sempre di calcoli e con limiti invalicabili. Invece le parabole ci propongono un Amore che trascende ogni possibile amore.

Secondo un criterio umano di valutazione delle cose, che ispira anche la prassi, un pastore non rischia novantanove pecore per una sola smarrita, né una donna mette a soqquadro la casa per una sola dramma, e neppure un padre si angoscia tanto per un figlio che in fondo ha preso la sua porzione di eredità e ha abbandonato la casa (si pensi alla reazione del fratello maggiore). Ma la verità è che il mistero di Dio è più grande di tutte le parabole che tentano di rappre-sentarlo.

2. "quale donna"...

Comincia così la parabola della dramma perduta. E perché non diciamo piuttosto la parabola della "donna" che cerca la dramma perduta? Come quella del "padre" che attende il figlio "che era perduto ed è stato ritrovato", il figliuol prodigo.

Certo la parabola non intende raccontarci l'avventura d'una perdita (pecora, dramma, figlio), che è sto-ria tanto feriale e persino banale, una storia risaputa, ma piuttosto la "storia" di Dio che cerca per amore ciò che è perduto. Questo Amore del tutto gratuito e condiscendente verso l'uomo miserabile che è perduto, è un Amore di misericordia. È Amore Misericordioso.

Precisamente questo Amore assume la parabola della "donna" in azione. Avendo perduto una delle dieci dramme, essa accende la lampada, spazza la casa, cerca accuratamente dappertutto, instancabilmente, finché non la ritrova.

Nei commenti a questa parabola si sottolinea soltanto che a differenza dell'uomo ricco qui si propone una donna povera, poiché la sua casa era buia, senza luce.

Ma io vorrei piuttosto cogliere nella parabola la stessa presenza della "donna" che viene proposta come immagine rappresentativa dell'amore che spinge alla ricerca di ciò che è perduto. Si direbbe, nel caso, che qui si propone un amore femminile, attivo, industrioso, appassionato, che non si arrende ed è deciso ad andare fino in fondo, finché non trovi il suo oggetto perduto. Quella donna, dunque, appare come un'immagine di Dio che cerca e quasi un'icona dell'amore di Dio ricco di misericordia.

Così è infatti l'Amore misericordioso. È l'Amore al femminile di Dio. Si chiama "Misericordia" quest'amore di Dio per l'uomo miserabile e perduto, perché as-sume le connotazioni della madre, che ama dal profondo delle sue viscere (rehem-rahamin), cioè con tenerezza, comprensione, commozione, (il padre del figliuol prodigo "commosso gli corse incontro), ed è un amore che si umilia fino a chinarsi a terra per raccogliere ciò che era perduto, la dramma.

L'Amore di Misericordia dunque si rivela e si nasconde nella storia d'una donna che cerca e trova una dramma perduta. Ma questa storia, e soprattutto questa donna ha sempre un nome: «o quale donna?». Essa proclamò la misericordia e ne profetizzò il futuro. È Maria, la Madre di Gesù e la madre della Misericordia, che sulla soglia della casa di Zaccaria proclamò: "Di generazione in generazione la sua misericordia" (Lc 1,50).

Giovanni Paolo II ha detto: "Maria è anche colei che, in modo particolare ed eccezionale, ha sperimentato la misericordia e al tempo stesso ha reso possibile col sacrificio del cuore la propria partecipazione alla rivelazione della misericordia divina. È colei che conosce più a fondo il mistero della misericordia divina... (amore misericordioso) che in Lei e per mezzo di Lei, esso non cessa di rivelarsi nella storia della Chiesa e dell'umanità. Tale rivelazione è specialmente fruttuosa, perché si fonda, nella Madre di Dio, sulla sua singolare sensibilità, sulla sua particolare idoneità a raggiungere tutti coloro che accettano più facilmente l'amore misericordioso da parte di una madre" (Dives in misericordia, n. 9).

 

3. La Misericordia nella nostra generazione

"Di generazione in generazione la sua misericordia": è il Vangelo dell'Amore misericordioso nel nostro tempo. È annuncio ma è già storia anche della nostra generazione.

Il Papa ha detto: «occorre che la Chiesa del nostro tempo prenda più profonda e particolare coscienza della necessità di rendere testimonianza alla misericordia di Dio in tutta la sua missione» (Dives in misericordia, c. VII).

È proprio vero che la nostra generazione ha bi-sogno assoluto dell'Amore misericordioso. Basta pensare in quale condizione essa versa per convincer-sene. Ecco infatti come Giovanni Paolo II la descrive: «Avendo davanti agli occhi l'immagine della generazione a cui apparteniamo, la Chiesa condivide l'inquietudine di tanti uomini contemporanei. D'altronde, deve anche preoccupare il declino di molti valori fondamentali, che costituiscono un bene incontestabile non soltanto della morale cristiana, ma semplicemente della morale umana, della cultura morale, quali il rispetto della vita umana sin dal momento del concepimento, il rispetto per il matrimonio nella sua unità indissolubile, il rispetto per la stabilità della famiglia. Il permissivismo morale colpisce soprattutto questo ambito più sensibile della vita e della convivenza umana. Di pari passo con ciò vanno la crisi della verità nei rapporti interumani, la mancanza di responsabilità nel parlare, il rapporto puramente utilitario dell'uomo con l'uomo, il venir meno del senso dell'autentico bene comune e la facilità con cui questo viene alienato. Infine, c'è la desacralizzazione che si trasforma spesso in disumanizzazione: l'uomo e la società per i quali niente è "sacro", decadono moralmente - nonostante ogni apparenza» (Dives in misericordia, n. 12).

Questa generazione smarrita e perduta la Chiesa nella sua missione salvifica deve cercare per tutte le strade e in tutti gli ambiti della vita, per annunciare ad essa il Vangelo della misericordia con la testimonianza della carità. E se il mondo di oggi cerca affannosamente la giustizia, la Chiesa sa bene che «l'autentica misericordia è per così dire, la fonte più profonda della giustizia» (Dives in misericordia, n. 14).

Solo l'Amore misericordioso è capace di restituire l'uomo a se stesso e realizzare la più perfetta uguaglianza tra gli uomini per il reciproco riconoscimento della medesima dignità umana. In questo modo, la Chiesa davvero contribuisce a rendere il mondo più umano.

4. Il carisma dell'Amore misericordioso

In questo contesto storico ed ecclesiale s'inserisce Madre Speranza col suo carisma, con le sue opere, con la sua profezia.

"O quale donna" ... Incomincia così la parabola. Le immagini femminili si affollano e si succedono, sono tante. Maria, certo, le precede tutte. La stessa Chiesa è come la donna della parabola alla ricerca della dramma perduta. Anche Madre Speranza, segnata da un'esperienza singolare dell'Amore misericordioso, ha sentito la vocazione speciale di annunciare la Misericordia del Padre agli uomini del nostro tempo.

Il centro infatti della sua vita è stato l'Amore misericordioso del Padre, che lei aveva scoperto nel Figlio dato per la vita del mondo e che amava chiamare "el buen Jesús". È Lui, il buon Gesù, la perfetta rivelazione dell'Amore misericordioso del Padre; e il segno che riassume e contiene un così grande Amore è il Crocifisso e l'Eucarestia. Perciò Madre Speranza li assume come il simbolo dell'Amore misericordioso adorato nel Santuario di Collevalenza.

Da una così profonda esperienza religiosa Madre Speranza ne ricava, quasi con l'irruenza di una cascata che viene dall'alto e tutto travolge, il desiderio più profondo che la spinge a pensare ed operare tutto per amore, anzi ad "essere" amore misericordioso per tutti. Questo è precisamente il suo carisma. E, come sempre, questo dono dello Spirito sollecita Madre Speranza a salire contemporaneamente a Dio nella ricerca e adesione totale alla sua volontà, e nell'andare ai fratelli più bisognosi in questo mondo con una carità senza limiti. In entrambe le dimensioni del suo carisma di consacrazione Madre Speranza ha sempre guardato al "buon Gesù" come al modello e al punto di riferimento, il centro, di ogni cosa, di tutto.

Per questo un giorno dirà: «la nostra vita di Figli e Ancelle dell'Amore misericordioso deve essere vita di olocausto per il nostro Dio e la sua gloria. Dobbiamo essere fedeli imitatori del buon Gesù, il quale per amore alle miserie dell'uomo non rifiutò sofferenza alcuna, fino al punto di morire nudo sulla croce» (Balance, p. 126).

Così l'Amore misericordioso del Padre mentre la spinge a modellarsi sul Crocifisso le affida la missione di far conoscere e comunicare l'Amore misericordioso al mondo contemporaneo, ma specialmente ai deboli, agli afflitti, ai bisognosi e ai miserabili. Ricorderà infatti con insistenza ai suoi figli: «Siete stati chiamati a far conoscere al mondo intero l'Amore e la Misericordia del Buon Gesù, non tanto con le parole eloquenti ma con la vostra vita d'amore, sacrificio e carità verso tutti; in modo speciale verso i più peccatori e abbandonati» (Circulares, p. 213).

Ed ecco il servizio misericordioso ai poveri, ai malati, ai bambini, soprattutto ai peccatori, a coloro che sono perduti lontano dall'Amore misericordioso di Dio.

Madre Speranza allora, come la donna della parabola, per il suo carisma fondazionale continua nei Figli e nelle Ancelle dell'Amore misericordioso a cercare incessantemente la dramma perduta per comunicarle la tenerezza del Buon Gesù, compassionevole e amico di ogni uomo, specialmente dei malati e dei peccatori.

Dovunque si trovi l'uomo miserabile e perduto, abbandonato e senza speranza, che vede passare tanti altri uomini indifferenti e perfino sprezzanti lungo la strada che da Gerusalemme scende a Gerico finché non giunge il buon Samaritano che lo soccorre e si prende cura di lui (cfr. Lc 10, 29-37); così i Figli e le Ancelle dell'Amore misericordioso non si daranno pace finché la speranza non si riaccenda nel cuore dell'uomo in preda alla disperazione, anzi dell'uomo che "era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato" (Lc 15, 32).

Questo amore operante con misericordia è davvero una forza prodigiosa che non umilia l'uomo, ma lo solleva dalle miserie, lo libera e lo innalza fino a conferirgli il merito di diventare causa di gioia davanti agli angeli di Dio nei cieli.

Sì, la conclusione della parabola porta il suggello della gioia.

Era incominciata con l'apprensione e la tristezza per la dramma perduta, ma quella tristezza si converte in gioia. Rallegratevi con me, dice la donna alle amiche e alle vicine, per la dramma ritrovata; ma Gesù aggiunge: "Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte" (Lc 15, 10).

Ma al peccatore deve giungere l'annuncio e la testimonianza dell'Amore misericordioso, il Vangelo della carità, perché possa convertirsi all'amore, credere all'amore e sperare nell'amore, per progettare una vita nuova nell'amore e contribuire alla costruzione della "Civiltà dell'Amore".

Conclusione: La profezia dell'amore

Dalla nascita di Madre Speranza sono cento anni.

In ogni nascita c'è sempre una profezia, un messaggio. Quella nascita è stata la profezia di questo centenario. Una profezia che si è compiuta, ma ancora profezia di un futuro da compiersi.

Non è forse vero che il mondo attende e ha bisogno dell'Amore misericordioso? La sola giustizia non basta all'uomo assetato d'amore.

Che cosa dirà all'uomo d'oggi e del terzo millennio la nuova evangelizzazione?

Soltanto questo: "Dio ti ama. Cristo è venuto per te". Ti ama con amore misericordioso. Convertiti all'amore e credi al Vangelo della carità. È la profezia di una nuova civiltà in cui sia "regina la verità e legge la carità" (S. Agostino).

Profezia di un centenario. Proprio qui, nel Santuario dell'Amore misericordioso, Giovanni Paolo II rivelò la sua speciale vocazione: "Fin dall'inizio del mio ministero nella sede di San Pietro a Roma, ritenevo questo messaggio dell'Amore misericordioso come mio particolare compito. La Provvidenza me l'ha assegnato nella situazione contemporanea dell'uomo, della Chiesa, del mondo" (Collevalenza, 22 novembre 1981).

Ai Figli e alle Ancelle dell'Amore Misericordioso poi il Santo Padre, ancora qui, rivolse queste parole di consegna d'una speciale missione: "La vostra vocazione sembra rivestire un carattere di viva attualità. È vero che la Chiesa durante i secoli ha sempre proclamato e professato la misericordia divina, essendone amministratrice sollecita in campo sacramentale ed in quello dei rapporti fraterni, ma vorrei rilevare soltanto che la vostra speciale professione attinge direttamente il nucleo di una tale missione, e vi abilita istituzionalmente ad esercitarla".

Sono parole di un peso enorme che andrebbero meditate e approfondite. Esse collocano il carisma della professione religiosa, dei Figli e delle Ancelle dell'Amore misericordioso, e quindi di Madre Speranza, nel cuore stesso della missione della Chiesa.

Ritornando alla parabola, leggiamo che Gesù si domandava: "o quale donna" ... La donna si chiamava «Speranza!».

È una profezia sicura: Speranza dell'Amore misericordioso!

Sì, perché la speranza prima di diventare storia è profezia. È stato così anche per l'Opera dell'Amore misericordioso: la profezia è diventata già storia, e lo diventerà ancora.

Perché in questo centenario ci sono germi e semi profetici che dovranno compiersi per il futuro dell'uomo, della Chiesa, del mondo.

È il futuro dell'Amore Misericordioso, un futuro che è la profezia di un centenario.

Ma il suo nome è «Speranza».