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Corpetti P. Claudio fam

La Tomba “viva” della Madre Speranza

Per noi che comunichiamo più con i sentimenti che con le parole, tomba è sinonimo di morte, con la sua fredda immobilità assoluta. Eppure quando a Collevalenza i pellegrini visitano il sepolcro di Madre Speranza hanno tutt’altra sensazione: stanno alla presenza di una persona vivente. Presso la sua tomba, infatti, portano gli avvenimenti più significativi e importanti della vita: famiglia, problemi, speranze e progetti.
I fiori profumati e le candele accese, non sono forse altrettanti segni di vita che mani tremule, con emozione e fede, hanno depositato presso l’amata Fondatrice?
Osservando la tomba della Madre, vediamo descritta plasticamente la parabola del seme che Gesù applica a sé e a ciascuno di noi: “In verità in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24). Sembra paradossale ma è così! Infatti il contadino quando lancia i semi tra i solchi, fa un atto di fede. La donna che seppellisce il tubero nel suo vaso di fiori, fa un gesto di speranza. Nell’ora del funerale di una persona cara compiamo, piangendo, lo stesso rituale: sotterriamo un corpo mortale e aspettiamo che sorga un corpo immortale segnato dal marchio della risurrezione finale.
Il pavimento di quell’umile tomba che conserva nella penombra della cripta le spoglie mortali della nostra Fondatrice seppellita nelle fondamenta del grandioso Santuario dell’Amore Misericordioso, sembra muoversi e sollevarsi. E’ ciò che fa il grano. Putrefatto, germina, spacca la zolla e spunta alla luce del sole, rivestito di splendore nuovo. Quella tomba vuol testimoniare che la Vita è più forte della morte e annunciare un mistero di Speranza che riempie di significato il nostro pellegrinaggio in questo mondo, dalle nostre ceneri sboccerà la vita eterna, grazie a Colui che ha risuscitato Gesù dai morti (cf. 1Cor. 15, 3-14).
Il popolo semplice può non intendere di alta teologia speculativa, ma raccolto in preghiera davanti al tumulo della Madre, sa che lì può sfogare le sue pene liberamente. Cerca quel luogo così raccolto per potersi ispirare e parlare familiarmente con una persona Santa, premurosa e dal cuore grande, molto vicina al Dio delle misericordie.
Infatti lei, dopo quell’otto febbraio 1983, morendo, cioè entrando nella Vita, ha smesso di essere anziana, illetterata e straniera. Ora, può ricevere tutti, a tempo pieno o… in diretta!.
Per caso, non è questa la missione permanente di una Serva di Dio?
Preghiamo con lei. “O mio Gesù: che tutti ti conoscano e amino e nell’ora della morte abbiano la certezza che li aspetta non un giudice severo e freddo per condannarli, ma un tenero Padre, pieno di amore e di misericordia che non considera le miserie e le colpe dei suoi figli, ma le perdona e dimentica”.

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ultimo aggionamento 26 marzo, 2001