P A S T O R A L E

g  i  o  v  a  n  i  l  e

p a s t o r a l e  g i o v a n i l e

     Sr. Erika di Gesù, eam

Radici di una FEDE VIVA

 

Sui passi della… fede

 

GIOVANI AMORE MISERICORDIOSO
Roma – Collevalenza
29 luglio – 04 agosto 2013

 

Cari amici,

in questa occasione, lascio la penna ad una ragazza, amica e "figlia" per me, che si chiama Enrica!

Con tanta dolcezza, Enrica ci racconta l’esperienza del pellegrinaggio che abbiamo vissuto a Roma e a Collevalenza, con i Giovani Amore Misericordioso di Italia, quest’anno che Papa Benedetto ha voluto dedicare alla "dimenticata" del nostro tempo: la Fede!

Nella memoria di S. Massimiliano Maria Kolbe, si legge una bellissima lettera dove lui parla di "indifferentismo". Bella, questa parola! Sottolinea quasi la "cultura" dell’indifferenza.

Mettersi in cammino è la cura che la nostra Famiglia religiosa ha scelto per combattere il virus potente e subdolo dell’indifferentismo, quell’oscura volontà che intorno e dentro di noi ci minaccia nel rapporto più importante di tutti, quello con Dio Padre, madre, amico, sposo…

Enrica e con lei tanti altri giovani hanno camminato contenti sulle strade della fede. Strade antiche, a Roma, sui passi dei primi martiri della fede: Pietro, Paolo… e tanti Santi, e strade nuove, a Collevalenza.

Strade ancora da esplorare, in compagnia e sui passi della nostra cara Madre, presto beata! Lei benedica e aiuti i nostri giovani e anche noi a scuotere la polvere dei nostri calzari contro ogni forma di indifferentismo, per portare nel mondo il refrigerio dell’Amore Misericordioso! Così sia.

Sr. Erika di Gesù

"Penso che ogni giorno sia come una pesca miracolosa"

Siamo ritornati a casa con le macchinette fotografiche ed i telefonini zeppi di scatti da mostrare ad amici e genitori, da condividere, taggare, commentare. Eppure ognuno di noi ha nel cuore una specie di filmato personale, una serie di immagini, emozioni e ricordi solo nostri, che non si possono raccontare fino in fondo. La colonna sonora del mio "filmato personale" di questo pellegrinaggio, inizierebbe proprio con questa frase.

Quella domenica mattina siamo partiti molto presto: dalla Sicilia, dalla Puglia, dal Veneto, dalle Marche e dall’Umbria, pellegrini a Roma!

Bambini, adolescenti, giovani, coppie sposate, genitori, fidanzati, novizie e postulanti, sacerdoti e religiose. Ci siamo sentiti un po’ come una "pigna": ognuno portava la propria storia, le proprie esperienze e motivazioni, il proprio modo di vivere la Fede, ma tutti eravamo alla ricerca di Qualcuno che potesse dare una risposta alle nostre domande, che potesse dar pace alla nostra inquietudine, che potesse rafforzare e motivare il nostro Credo. Tutti quanti stavamo camminando sullo stesso sentiero, "sui passi della Fede".

"C’è un sole che non vedi, Lui ti parla e tu gli credi: è questa la Fede?"

Il punto di riferimento di questi giorni di Campo-pellegrinaggio sono stati gli articoli del Credo, cioè il simbolo degli Apostoli.

Ogni giorno abbiamo riflettuto su uno di questi articoli, nei luoghi significativi di Roma e poi di Collevalenza, accompagnati dalla Parola di Dio, dalla preghiera, dalla Santa Messa e da momenti di condivisione. Nelle catechesi è stato detto che la Fede è il frutto di un’esperienza, è la "chiave per entrare nella vita", in una vita piena. Per questo abbiamo camminato insieme sotto il sole caldo di Roma, una città che nella storia ha conosciuto il passaggio dal credere in tanti dèi al credere nell’unico Dio, per cercare di liberarci dalle nostre idolatrie, dai falsi dèi che il mondo ci propone. Abbiamo visitato le catacombe, rivivendo la scelta dei primi cristiani che erano pronti a morire in nome del loro Credo. Siamo scesi in quei cunicoli scavati nel tufo con la raccomandazione di stare uniti: solo seguendo la nostra guida non ci saremmo persi!

Rileggendo quest’immagine si potrebbero paragonare quei cunicoli alla nostra vita, a volte vissuta nel buio dei compromessi e della paura. Ad ogni bivio rischiamo di perderci e di inoltrarci per vie poco illuminate dalla Grazia. Solamente seguendo il Buon Pastore, la nostra guida, possiamo camminare sicuri e trovare la strada giusta per uscire dalle tenebre. E risalire ad una vita nuova, illuminati dal Suo sole.

Abbiamo visitato le grandezze della Roma imperiale, le basiliche papali, i musei vaticani, la cappella Sistina.

Alcuni ragazzi di fronte a tanta grandezza si sono chiesti quale senso avesse avuto impiegare inestimabili risorse per costruire opere maestose ad un Dio che predicava la povertà e la vicinanza agli ultimi. È stato uno dei dibattiti più belli che abbiamo affrontato, soprattutto perché la spiegazione che la Chiesa in passato disponeva del potere temporale non era sufficiente a calmare gli animi dei ragazzi, e anche le posizioni di noi animatori erano sul punto di cedere. Abbiamo posto la domanda a Suor Alina, che con molta calma e semplicità ha risposto arrivando al cuore di tutti.

Certo non voleva mettere in secondo piano la storia della Chiesa, che è fatta appunto di uomini, e come tali, imperfetti. Il suo esempio è stato molto diretto e voleva bilanciare questo tipo di grandezza materiale con l’inestimabile valore di un Amore. Ha citato la donna di Betania che versò sul capo di Gesù un olio profumato molto prezioso, ha raccontato che il Santo Curato d’Ars che nella sua vita dedicata con amore ai più poveri, usava un calice d’oro per la Liturgia in segno di onore al Signore. Però ha sfondato ogni resistenza portando l’esempio di un ragazzo che è talmente innamorato di una ragazza che per dimostrarle il suo amore spende molti soldi per regalarle un diamante. È impossibile dimostrare pienamente il valore di un Amore, ma anche la Chiesa ha avuto bisogno di segni e simboli per affermare la forza del suo Credo, la grandezza del suo Amore verso Dio. È sempre facile e riduttivo focalizzare gli aspetti materiali, ma dovremmo riuscire a guardare con obiettività entrambi i lati della "medaglia", per non farci sopraffare dai giudizi e dalle sentenze che vanno molto di moda. La Chiesa di oggi siamo noi, invece di condannarla, rinnoviamola!

Nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme abbiamo affrontato la riflessione sulla morte di Cristo. È stato detto che l’Amore è una realtà più grande della morte: com’è difficile crederlo a volte! Per ognuno di noi arriva un momento nella vita in cui ci scontriamo con la morte, la vediamo in faccia ed inevitabilmente ci chiediamo "Perché?"

La prima persona che ho visto morire era un paziente che ho assistito al mio primo tirocinio: un signore anziano, con due bellissimi occhioni azzurri. Non potrò mai dimenticarmelo. Quante lacrime per una persona che conoscevo appena! Rendermi conto che la morte è un processo così lungo e doloroso, mi ha fatto soffrire molto. Fa paura rendersi conto della fragilità della vita, a volte vorremmo illuderci che siano tutte cose lontane da noi, a volte vorremmo scegliere qualche bevanda inebriante che Gesù però nella passione rifiuta.

Padre Alessandro ci ha parlato invece di fiducia nel Padre, di abbandono alla Sua volontà, ci ha parlato di croce come simbolo di Amore infinito.

"Con Gesù superi la morte, superi la Croce, risorgi!" diceva, e gesticolava, saltava! Ci faceva sentire vivi, vivi in Cristo!

Davanti alla tomba di Pietro abbiamo professato la nostra Fede. Un impegno, un punto di partenza.

Alcuni ragazzi hanno voluto anche andare sul Cupolone: è stata dura salire di corsa più o meno cinquecento gradini!

Ma per quel panorama mozzafiato ne è sicuramente valsa la pena.

Un cammino di Fede è certamente una strada in salita ed è capitato anche a me di non farcela più, di non avere più le forze per salire.

Mi sono fermata a riposare, come alcuni turisti che incontravamo sulle rampe. Si ha la sensazione che più ci si riposa, più ritornino le forze.

Invece non è affatto così, anche perché poi ci si rende conto che l’unico riposo per l’anima sta nel sentirsi amati da Dio e nel lasciarsi amare.

"La vita cambia se c’è chi cambia: tira fuori la grinta, un bel respiro, tu! Rispondi a quei problemi con la serenità, la forza di un sorriso: il tuo segreto è qua!"

Dalla Casa "Madre Speranza" in Via Casilina, siamo partiti verso Collevalenza. È stato un po’ rimettersi sulle orme della Madre, per conoscerla meglio e sentirla più vicina. Al Roccolo abbiamo potuto sentirci Chiesa di Dio, mattonelle indispensabili per dividerci il lavoro dei servizi, per organizzare la liturgia, o semplicemente per stare insieme. Padre Sante ci ha parlato di Fede come Dono che viene da Dio, ma che possiamo chiedere alla Chiesa. Una Fede che per noi giovani è scelta, è accoglienza di questo Dono e continua ricerca. Abbiamo scelto di immergerci nell’Amore di un Dio che è Padre Misericordioso, abbandonando il nostro peccato, le paure, le incertezze, per rinascere in Lui.

Domenica, tutti uniti davanti all’altare abbiamo fatto rimbombare le nostre voci rinnovando le promesse del Credo.

È stato bello condividere le nostre esperienze di Fede e di vita, confrontandoci in un clima di amicizia che è stato il Dono più grande per questo Campo. Ogni pellegrinaggio è più di un semplice viaggio, perché ogni pellegrino è un amico speciale: in questo caso, animati e animatori, sono stati semplicemente amici meravigliosi! Ringrazio il Signore per avervi incontrati lungo il mio cammino.

Carissima Suor Erika,

dopo il rito di immersione nelle vasche ho passeggiato in solitudine lungo la Via Crucis: quanti ricordi, quante cose sono cambiate…

Un pianto liberatorio e irrefrenabile mi ha accompagnato nella preghiera.

Un mio amico che studia filosofia una volta mi ha scritto, citando Nietzsche "Dubito che il dolore renda migliori, eppure so che esso ci scava nel profondo": incontrare il dolore in un cammino di Fede è diverso dall’incontrare la Fede nel dolore, l’importante è riuscire a colmare i solchi dell’anima chiedendo allo Spirito Santo la Grazia di darci occhi nuovi per vedere la bellezza del passato e per guardare con Speranza al futuro. "Appena in tempo, ho preso il largo appena in tempo, di aver cambiato mille rotte non mi pento, a quell’istinto sono grato mi ha salvato già" "Ritornerò, se avrò fortuna, e questa volta giuro che vivrò!" mi ripetevo.

Ero di nuovo su quel sentiero. Ero tornata, e soprattutto mi sentivo VIVA.

Davanti al Cristo Risorto, prima di ritornare al Roccolo per la bellissima serata finale, ho potuto innalzare una preghiera:

"La pace sia con me. E con il Tuo Spirito!"

Enrica

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ultimo aggiornamento 11 settembre, 2013