Pastorale Familiare

Marina Berardi

Famiglia,

cerchi

la

chiave?

Ci stiamo avvicinando ormai, giorno dopo giorno, allo storico e significativo evento dell’apertura della Porta Santa. Mons. Benedetto Tuzia, Vescovo di Orvieto-Todi, ha desiderato che, nel varcare la soglia del primitivo Santuario, i fedeli della sua Diocesi e i tanti pellegrini si incontrassero con l’Amore Misericordioso, lasciandosi raggiungere da quello sguardo sereno e accogliente, rivolto sì verso il Padre ma per parlargli di noi: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" (Lc 23,34). Madre Speranza invitava ad imparare da Gesù, esortava a fare lo stesso, scusando l’inten­zione quando non fosse stato possibile scusare un gesto, una parola, un’azione. Esortava a lasciarsi perdonare da Lui, ad aprirGli le porte del cuore, senza timore, con fiducia.

Lei per prima ha sperimentato la fragilità e la paura, si è ritrovata ad altercare con Dio quando ciò che Lui le stava chiedendo sembrava superare le sue forze umane e non coincideva con i suoi progetti. Come lei stessa racconta, proprio grazie a quello sguardo ha finito con l’arrendersi docilmente alla volontà di Dio: "Il Buon Gesù, sereno e tranquillo, mi ascoltava, tollerando con la sua grande umiltà la mia esaltata superbia, fino a che, con l’anima ferita da quello sguardo amoroso, dissi al mio Dio: ‘Perdonami, Dio mio, una volta ancora e… non permettere che io pensi più a me ma a darTi gloria»1.

Queste parole mi riportano all’esperienza di Francesca, moglie e mamma di quattro figli, di cui due con disabilità, venuta recentemente con la sua famiglia al Santuario. Nel tornare a casa, ha desiderato condividere qualcosa della sua esperienza: «Dopo il nostro pellegrinaggio a Collevalenza, ho ripensato al fatto che nella vita di tutti i giorni potevamo mettere alla nostra guida Gesù senza più doverci allacciare le cinture di sicurezza, fidandoci… Ho ripensato alla scritta sul cuore di Gesù e così ho letto il mio; c’era scritto: "Perché di nuovo a me! la smetti di torturami e chiedermi cose difficili?! Mi hai stancato!". In quel momento, ho compreso che l’unica cosa da scriverci sopra era invece "pazienza e amore incondizionato", come il Suo.

Ho capito che chi è aperto in modo incondizionato all’amore di Dio, chi gli apre la porta del cuore, come ci ha insegnato Madre Speranza, diventa veicolo di questo amore e può trasmetterlo sempre, anche nel dolore e nella croce, anche se ferito e provato dalla vita: la scienza del vero amore si apprende nel dolore e nel dono di sé.

Subito dopo mi sono confessata, ho aperto il cuore a Gesù, e ho trovato in Lui la forza… Ero così contenta che nell’andarmene ho sentito il desiderio di abbracciare e baciare quel sacerdote anziano… che mi aveva accolto e perdonato in nome di Dio».

Francesca ha trovato la chiave, quella che apre ogni cuore, gliel’ha donata Dio stesso: la misericordia!

E tu, famiglia, cerchi la chiave? Una domanda che mi ricorda un gioco che tutti probabilmente abbiamo fatto almeno una volta nella vita: la caccia al tesoro. La chiave che cerchiamo non è tanto quella dell’uscio, ma quella del cuore. Il cuore, un tesoro così prezioso, è spesso il più disatteso!

Il vortice della vita ci porta sovente a vivere fuori di noi, arrabbiati e scontenti, connessi con mondi lontani, per ritrovarci incapaci di costruire e difendere le relazioni più intime, di preservare l’amore nel nostro cuore. Papa Francesco ci ricorda che «occorre "custodire questo tesoro dove abita lo Spirito Santo, perché non entrino gli altri spiriti". E bisogna farlo "come si custodisce una casa, a chiave". Del resto, ha detto il Papa, nelle nostre case utilizziamo "tanti mezzi di sicurezza" per difenderci dai ladri. Facciamo lo stesso con il nostro cuore? Oppure lasciamo "la porta aperta"? Bisogna "vigilare"»2.

A volte la nostra porta potremmo trovarla addirittura spalancata, in questo caso non servirebbe alcuna chiave per aprirla. Il nostro cuore si ridurrebbe a un terreno espropriato, che gli altri possono invadere come e quando vogliono, o per dirla con Papa Francesco, a "una piazza, dove tutti vanno e vengono"3.

Potrebbe anche essere una porta chiusa con più chiavi, al fine di salvaguardare questa volta un terreno assolutamente privato, dove a nessuno è permesso avvicinarsi e tanto meno entrare, pronti a sbattere in faccia agli altri la porta del proprio cuore.

Ci potremmo trovare, infine, davanti a più porte, nonostante il progetto originale ne prevedesse una sola. Non è raro che col tempo si creino accessi alternativi, in modo da decidere ora questo ora quello a seconda del sentire, senza tanti problemi, fino a giustificare e a far convivere nel cuore diversi pseudo amori.

Qualsiasi sia la nostra condizione, questo è sicuramente un tempo propizio per cercare la chiave per aprire e varcare la "porta santa" del nostro cuore, per mettervi ordine, per riscoprire la somiglianza con Dio, per sperimentare quell’inti­mità che nasce dall’ascolto e dall’umile abbandono nelle mani del Signore che sempre agisce nella nostra vita.

È tempo, dunque, di lavorare il terreno del cuore. Per preparare la nostra terra ad accogliere lo Spirito bisogna «"avere un cuore raccolto", un cuore nel quale riusciamo a essere consapevoli di "cosa succede". Raccomandabile in questo senso può essere la pratica, tanto antica "ma buona", dell’esame di coscienza. "Chi di noi — ha chiesto il Pontefice — la sera, prima di finire la giornata, rimane da solo" e nel silenzio "si fa la domanda: cosa è accaduto oggi nel mio cuore? Cosa è successo? Che cose sono passate attraverso il mio cuore?". È un esercizio importante, una vera e propria "grazia" che può aiutarci a essere dei buoni custodi. Perché, ha ricordato il Papa, "i diavoli tornano, sempre. Anche alla fine della vita". E per vigilare che i demoni non entrino nel nostro cuore bisogna saper "stare in silenzio davanti a se stessi e davanti a Dio", per verificare se nella nostra casa "è entrato qualcuno" che non conosciamo e se "la chiave è a posto". Questo, ha concluso il Pontefice, "ci aiuterà a difenderci da tante cattiverie, anche da quelle che noi possiamo fare". Perché "questi demoni sono furbissimi", e sono capaci di ingannare tutti»4.

Per quanto la chiave della misericordia è gratuito dono di Dio, non ci rimane che fare la guardia al nostro cuore, sapendo che Gesù non forzerebbe la porta, attenderebbe con discrezione, sperando che qualcuno apra: "Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me." (Ap 3,20).

La maniglia per aprire è sempre e solo rigorosamente all’interno ma magari chi ci vive accanto sta tentando di donarci la "chiave di casa" perché incontriamo finalmente noi stessi, rientrando nel cuore. Famiglia, tu cosa scegli di fare, dove scegli di abitare?


1 Diario, 24.2.1951.

2 Papa Francesco, Meditazione mattutina, 10.10.2014.

3 Ibidem.

4 Ibidem.

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ultimo aggiornamento 17 dicembre, 2015