Gesù

Desidero soffermarmi sulla Preghiera Eucaristica della Riconciliazione II. La liturgia ce la propone soprattutto nelle Messe a carattere penitenziale. Il testo è molto bello e profondo e ci invita alla riflessione. La seconda Preghiera Eucaristica della Riconciliazione sottolinea particolarmente la dimensione ecclesiale della riconciliazione. Qui vengono cantate le gesta di Dio che riguardano non il passato ma l’oggi. E questo diventa importante per noi perché si riallaccia con la nostra vita odierna.

(4) seguito

Ti sei fatto vicino ad ogni uomo

Sac. Angelo Spilla

 

Rimaniamo ancora nella lettura della Preghiera Eucaristica della Riconciliazione II. Dopo aver ringraziato Dio per Gesù Cristo venuto nel suo nome, il celebrante a nome dell’assemblea liturgica aggiunge: "Tutti ci siamo allontanati da te, ma tu stesso, o Dio nostro Padre, ti sei fatto vicino ad ogni uomo…".

 

 

 

Dio Padre si è fatto vicino a noi con il suo figlio Gesù. Il testo eucaristico fa riferimento al sacrificio di Gesù che muore per noi, per amore nostro. Ma qui adesso vorrei propriamente soffermarmi sulla venuta del figlio Gesù, il natale, il suo ingresso in questo mondo. Anche qui leggiamo il mistero grande dell’amore di Dio che invia il suo figlio Gesù. E rimane con noi sempre.

Propriamente con quanto papa Francesco ha scritto nella Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia:"Dio sarà per sempre nella storia dell’umanità come Colui che è presente, vicino, provvidente, santo e misericordioso".

E questo lo abbiamo cominciato a sperimentare particolarmente nel Natale, quando il Figlio eterno del Padre si è fatto uomo assumendo la natura umana:" E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi: e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità" (Gv 1, 14).

Siamo invitati a riflettere sull’identità di Colui che è venuto ad abitare in mezzo a noi. Non basta rispondere con definizioni apprese da altri, sui libri. Si tratta di rispondere esistenzialmente e personalmente: Come Dio viene a me, a noi? Quali sono i segni della sua visita? Che cosa viene a fare? E’ come me lo aspetto? Che effetto mi fa un Dio misericordioso, buono con tutti, che sceglie l’umiltà, che per guarire la carne ferita si lascia ferire? I contemporanei di Gesù non erano tutti degli sprovveduti in fatto di conoscenza di Dio. Ma la presunzione di conoscerlo bene non facilita l’esperienza di chi è veramente il Signore, anche perché l’incontro con lui è da aggiornare ogni giorno.

Dio viene in mezzo a noi, manda il suo Figlio ma dobbiamo riconoscere che noi non lo sappiamo accogliere. L’apostolo San Giovanni nel prologo del vangelo dice: :"Venne tra i suoi e i suoi non lo hanno accolto"(Gv 1,11).

Non lo hanno accolto. Siamo portati a pensare che questo versetto non riguarda noi ma altri: si tratta di fatti avvenuti in Palestina, ormai passati, relativi al rifiuto cui Gesù è andato incontro. Non l’hanno accolto i suoi compaesani di Nazareth; non l’hanno accolto i religiosi osservanti di Gerusalemme che han fatto di tutto per toglierlo di mezzo, riuscendo infine a condannarlo in croce. Si può trarre una serie di considerazioni che riguardano però "loro", ossia i contemporanei di Gesù, cioè gli "altri". Come se si trattasse di altri, perché noi ci riteniamo di avere accolto Gesù in quanto cristiani.

Sarebbe tuttavia troppo sbrigativo fermare il messaggio del versetto ai fatti accaduti 2000 anni fa. Sarebbe come togliere "attualità" perenne al Vangelo, sottraendoci alla sua interpellanza. È possibile allora applicare a noi quanto lì si dice? A noi che siamo i suoi?

Credo di sì, anche perché diventa stimolante confrontarci sull’incessante venirci incontro di Dio, adesso, e sul nostro frapporre ostacoli ora al suo ingresso nella nostra vita.

Guardiamo al Giubileo della Misericordia. Apprezziamo come papa Francesco ha voluto moltiplicare le Porte Sante in questo Giubileo, perché in qualsiasi parte della terra ove la Chiesa vive possa anche manifestarsi questo segno della presenza di Dio, della sua misericordia offerta con più abbondanza in questo Anno Santo. È un segno particolarmente parlante in questo tempo di reticolati, steccati, muri che vogliono frenare la storia.

Mentre noi chiudiamo le porte, Dio ce ne apre di più ampie e viene a noi in ogni fratello, si fa più vicino. Ancora con Papa Francesco: "Misericordiosi come il Padre è il motto dell’Anno Santo. Nella misericordia abbiamo la prova di come Dio ci ama. Egli dà tutto se stesso, per sempre, gratuitamente, e senza nulla chiedere in cambio. Viene in nostro aiuto quando lo invochiamo… Il suo aiuto consiste nel farci cogliere la sua presenza e la sua vicinanza. Giorno per giorno, toccati dalla sua compassione, possiamo anche noi diventare compassionevoli verso tutti"(MV, 14).

Questo è l’invito: accogliere il dono di questa sua presenza. Ecco perché, il versetto del prologo di Giovanni «venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto» parla anche di noi.

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ultimo aggiornamento 13 aprile, 2016