La lettera

 

Penso a Madre Speranza

Carissimo,

l’Anno giubilare della Misericordia, Papa Francesco, la "Dives in misericordia", Giovanni Paolo II… e penso a Madre Speranza, la profezia di un Dio che "non possa essere felice senza di noi".

Un Dio che ama l’uomo, in anticipo, in gratuità, con compassione infinita. Che ha fatto un sogno sui figli, da millenni di anni luce, dall’eternità.

Che non si stanca di amarmi, che incomincia sempre daccapo ad amarmi. Che non si rassegna a perdermi, che mi cerca tra "i rovi", tra le "fenditure della roccia", tra le macerie di oggi.

È il Dio in cui credo, nella sua Parola, nella testimonianza dei martiri, nella comunione della Chiesa.

Un Dio che ama, esagerato, folle.

Che fa sua la tentazione di Lucifero (allora, fu sbagliato il metodo, adesso è Egli stesso che si propone all’uomo come carne, sangue, per la consanguineità divina).

Un Dio "dipendente" dall’amore, che ama il figlio perduto, il figlio che gli si avventa contro, il figlio che lo uccide.

Un Dio che perdona questo figlio.

È la conclusione cosmica, universale, la conclusione che non potrà non celebrare l’amore, la festa, la danza, la "riuscita" definitiva della creazione.

Mi piace la Sapienza: "Tu ami, Signore, tutte le cose, perchè sono tue... se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata" (Sap 11,24).

Nell’onda della misericordia, di cui oggi la Chiesa si fa missione, come non pensare alla vocazione di Madre Speranza, precorritrice dell’Amore Misericordioso?

Nino Barraco

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ultimo aggiornamento 10 febbraio, 2018