Che cosa cerca la Chiesa con una
beatificazione o canonizzazione?

Il riconoscimento pubblico della santità di quei fedeli che hanno sparso il loro sangue per la fede o che hanno praticato le virtù con perseveranza eroica appare come una costante nella vita della Chiesa. Mediante tale proclamazione realizzata dal Papa, la Chiesa rende grazie a Dio, onora quei suoi figli che hanno risposto generosamente alla grazia divina e li propone come intercessori e com'esempio di quella santità alla quale sono chiamati tutti gli uomini, qualunque siano le circostanze concrete della loro vita su questa terra. Le beatificazioni e le canonizzazioni hanno sempre come finalità la gloria di Dio e il bene delle anime.

Dalla sua elezione al pontificato, Giovanni Paolo II ha curato con ritmo particolarmente intenso le cause di canonizzazione e sono stati da lui proclamati santi o beati molti fedeli cristiani di tutte le epoche, anche di tempi recenti, e delle più diverse condizioni: sacerdoti e laici, religiosi, persone sposate, deceduti ad un'età veneranda o chiamati dal Signore ancora giovani. Ciascuno di essi presenta dei tratti caratteristici e in tutti ugualmente si avverte un comune denominatore: hanno preso sul serio l'impegno radicato nel battesimo e, pur non essendo esenti da debolezze, nel corso della loro esistenza hanno risposto giorno dopo giorno alla grazia di Dio e, dopo aver combattuto con fermezza come membri della Chiesa militante, hanno meritato di entrare a far parte della Chiesa trionfante.

Il Concilio Vaticano II ha ribadito e messo in rilievo con particolare vigore la chiamata universale alla santità. Nel n. 42 della Cost. Lumen gentium leggiamo: tutti i fedeli quindi sono invitati e tenuti a tendere alla santità e alla perfezione del proprio stato. Il testo conciliare reagisce di fronte ad una visione che sembrava far consistere la santità in gesti clamorosi e in modi di agire ben lontani da quelli attraverso i quali si esprime la vita dei comuni mortali, sicché essa arrivò ad essere considerata come un oggetto di lusso, patrimonio esclusivo di pochi e motivo di ammirazione, ma non modello da essere imitato e mettere in pratica. A questa visione deformata la Cost. Lumen gentium risponde senza mezzi termini: è chiaro dunque a tutti che tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità (n. 40). Questa dottrina circa la chiamata universale alla santità fu considerata da Paolo VI come la nota caratteristica del magistero conciliare del Vaticano II e la sua finalità ultima(1).

Facendo eco a quest'idea centrale, Giovanni Paolo II ha insegnato che la vera storia dell'umanità ècostituita dalla storia della santità... La santità non come ideale teorico, ma come via da percorrere nella fedele sequela di Cristo, è un'esigenza particolarmente urgente ai nostri tempi (15 febbraio 1992). In effetti, la santità è la realizzazione più piena di quella dignità dell'uomo che Gesù Cristo ci ha acquistato facendosi Uomo e morendo per tutti sulla Croce. I Beati e i Santi sono quei fedeli nella cui vita la Chiesa riscontra la perseveranza fino all'ultimo momento nella pratica delle virtù e li propone pubblicamente come modelli e come intercessori presso Dio.

Trattandosi, poi, di una Fondatrice, pare logico affermare che i primi beneficiari del riconoscimento della sua vita dedita a Dio e delle sue virtù saranno i suoi Figli e le sue Figlie spirituali, i quali hanno ricevuto attraverso di Lei quel carisma che sono chiamati a perpetuare nel tempo.

La beatificazione e la canonizzazione non sono atti in forza dei quali una persona morta in concetto di santità viene promossa ad uno status superiore, ma costituiscono, invece, un bene per la Chiesa pellegrina sulla terra, a cui, mediante la beatificazione, viene concesso di poter tributare culto pubblico ad un Servo di Dio entro l'ambito limitato di una o più diocesi o di un'istituzione; con la canonizzazione, poi, il Papa pronuncia un giudizio infallibile sul fatto che il Santo gode della gloria in cielo e il suo culto è esteso a tutta la Chiesa.

Si può affermare, quindi, che la beatificazione consiste nella concessione di un indulto, in forza del quale è permesso ad un raggruppamento di fedeli di tributare culto pubblico ad un Servo di Dio; la canonizzazione estende il culto alla Chiesa universale e comporta inoltre un atto dogmatico, e cioè il sopra menzionato giudizio infallibile.


(1) PAOLO VI, Motu pr. Sanctitas clarior, 19-III-1969.