Il tuo Spirito Madre |
a cura di P. Aurelio Perez fam |
PREGHIERA INCESSANTE, CARITÀ EROICA, LAVORO RESPONSABILE, CON FIDUCIA ESTREMA:
COME MADRE SPERANZA HA VISSUTO I TEMPI DI PROVA (II)
"Noi non dobbiamo assolutamente muoverci da questa casa". Suona a confinamento, vero? Forse l’ha pronunciata qualche epidemiologo, qualche ministro della salute o capo del governo, qualche scienziato o qualche membro dell’OMS? No, Madre Speranza dice di averla sentita direttamente da Gesù, nel momento drammatico in cui stava per scatenarsi su Roma l’onda terribile della seconda guerra mondiale:
5 luglio 1943: oggi, 5 luglio, il Buon Gesù mi dice che in questa guerra accadranno tristi avvenimenti, ma che noi non dobbiamo assolutamente muoverci da questa casa, ma restare qui per aiutare, confortare, curare e nutrire la grande massa di poveri che verranno a rifugiarsi in questo antico cimitero. (Diario, 869)
Vorrei provare a riflettere, insieme a voi, sulle indicazioni che Gesù stesso dà a M. Speranza, molto opportune anche per le circostanze attuali di questa pandemia.
Il primo dato è il realismo della situazione: "In questa guerra accadranno tristi avvenimenti". Può sembrare una constatazione banale. In ogni guerra accadono eventi tristi. Ma in fondo è un richiamo al realismo della situazione. Ci troviamo, oggi, di fronte a una fetta di popolazione che ancora non ammette la tragica realtà di ciò che stiamo vivendo. Anche se le origini di quello che ha scatenato il tutto non sono chiare, e forse non lo saranno mai, il negazionismo o il complottismo non aiutano certamente ad affrontare il problema. Sono proiezione di una paura che non riesce ad accettare la realtà dolorosa. La negazione della realtà è una delle difese più primitive che abbiamo. Quindi ben venga l’apertura degli occhi su ciò che si vive. La strategia dello struzzo non ha mai giovato a nessuno, tranne che ai cacciatori di struzzi. Mi viene in mente, in proposito, uno dei famosi 4 principi elaborati da Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium: "la realtà è più importante dell’idea" (nn. 231ss).
Fin qui la lettura della realtà. Ma non basta. C’è un antidoto alla paura in simili circostanze? Se a una buona diagnosi non segue una buona terapia, a che serve conoscere nel dettaglio i problemi? Ecco perché Gesù prosegue dando quella prima indicazione che sa di confinamento e chiusura: non dovete assolutamente muovervi da casa. È duro rimanere a casa, rinunciare a tanti movimenti, attività, incontri, relazioni…
Ora un atteggiamento del genere può avere ripercussioni pesanti, e di fatto le ha, non solo sulle relazioni interpersonali e sulle varie attività, ma anche sulla relazione con noi stessi… e con Dio: ci si può scoraggiare, deprimere, cadere nel panico, diventare violenti, irritabili… o trovare vie di fuga nelle evasioni più disparate e disperate… ci si può chiedere dove sta Dio in tutto questo…
Rimanere in casa, ma a fare che? La cosa bella e sorprendente è che Gesù dà un’altra indicazione a Madre Speranza: rimanete in casa, ma "per aiutare, confortare, curare e nutrire la grande massa di poveri che verranno a rifugiarsi in questo antico cimitero". E poi aggiunge: "È qui dove dovete diffondere la devozione al mio Amore Misericordioso col buon esempio, la carità, l’abnegazione e il sacrificio, dimenticandovi di voi stesse" (Diario, 870).
Ecco, mi sembra che queste indicazioni precise di Gesù siano dei veri e propri antidoti alla paura che paralizza, e risveglino la creatività dell’amore. Provo a mettere in evidenza, di seguito, come Madre Speranza ha vissuto questa esperienza, riferendo le parole stesse del suo Diario.
1 - PREGHIERA INCESSANTE E FIDUCIOSA ALL’AMORE MISERICORDIOSO
871 - 18 luglio 1943. Questa notte, 18 luglio, mi sono distratta e il Buon Gesù mi ha detto di avvisare le figlie perché siano pronte poiché le attendono giorni molto tristi: "esortale ad implorare la mia misericordia e a chiedere e far chiedere a tutti che in Italia trionfi il mio Amore Misericordioso".
Lo stesso giorno, 18 luglio, di mattina, iniziano i bombardamenti nella zona di S. Lorenzo.
872 - Questa mattina verso le dieci ha suonato la sirena, l’allarme; le bambine, alcune figlie e le novizie sono scese nel rifugio che si trova nel nostro stesso giardino. Dopo appena cinque minuti abbiamo avuto una terribile paura per le prime bombe cadute dalla parte di San Lorenzo.
873 - La gente fuggiva gridando e piangendo disperatamente, le suore rimaste in casa con me e con Pilar siamo corse in cappella ai piedi dall’A.M.; gli aerei volavano su Roma e passavano sopra casa nostra, intorno alla quale hanno sganciato varie bombe; noi abbiamo continuato a pregare inginocchiate ai piedi dell’Amore Misericordioso, invocando il Buon Gesù e quanto più forte era il bombardamento, tanto più forte è stata la nostra preghiera e quella della povera gente che si era rifugiata nella nostra cappella. Appena gli aerei si sono allontanati Pilar, le figlie ed io siamo uscite fuori a soccorrere i feriti, portandoli dentro la nostra casa, dando loro qualcosa da mangiare o da bere mentre io fasciavo e curavo i feriti più gravi.
874 - Mentre stavamo facendo questo lavoro siamo di nuovo corse in cappella, rifugio nostro e di vari poveri; tornavano gli aerei e d’improvviso un forte boato ha fatto tremare la casa e noi che stavamo in cappella; tutti i vetri sono caduti, abbiamo provato un momento di agitazione generale, ma senza paura perché tutte confidavamo nella protezione dell’Amore Misericordioso.
875 – Appena terminato il bombardamento siamo uscite fuori e abbiamo visto che una bomba era caduta a due metri da noi e tutte abbiamo gridato: "Miracolo, miracolo! L’Amore Misericordioso ci ha salvati!".
La notte seguente la Madre ha un’altra "distrazione" e sente che Gesù la esorta a non stancarsi di pregare e di far pregare davanti al Santissimo, recitare il rosario con la gente e la giaculatoria che conosciamo e continuiamo a pregare, anche se oggi un po’ adattata.
876 - Questa notte stessa mi sono distratta e il Buon Gesù mi ha detto: "comunica a Speranza, Pilar e alle altre figlie che seguiranno giorni ancora peggiori di questo; siano sempre pronte a ritirarsi nel rifugio al primo suono della sirena perché diversamente si troveranno nell’impossibilità di entrarvi"; mi ha detto di non stancarci mai di pregare e far pregare anche gli altri e che per questo le figlie devono ripararsi nel rifugio … Le figlie nel rifugio devono recitare il rosario con la gente e diffondere le immaginette dell’Amore Misericordioso con la giaculatoria dettata da Lui: "Signor mio e Dio mio, la tua misericordia ci liberi, la tua misericordia ci salvi e il tuo amore misericordioso trionfi in questa guerra infernale".
877 - Dobbiamo dare a tutti, nel rifugio, questa giaculatoria perché mi ha assicurato che nessuno di quelli che la reciteranno perirà in questa guerra crudele.
Alcuni giorni dopo c’è il secondo bombardamento. È significativo un episodio che mette insieme il dramma che si sta vivendo, la fiduciosa intercessione della Madre di fronte alla sofferenza di un’altra madre, la presenza misteriosa del maligno che soffia su tutto il male del mondo.
878 - 13 agosto 1943: oggi, 13 agosto, verso le undici della mattina a Roma tornano gli aerei, iniziano il bombardamento della città con maggiore violenza dell’altra volta; le nostre bambine con la superiora e un’altra suora scendono di corsa al rifugio mentre tutte le altre figlie, Pilar ed io ci rifugiamo in cappella; poiché io non volevo lasciare solo il santissimo e Pilar e le figlie non volevano lasciare sola me.
880 - Dopo poco tempo si presenta una donna angosciata, fuori di sé, scalza e tutta spettinata che portava in braccio una bambina di tre o quattro anni, mezzo morta o addirittura morta, fredda, cianotica e dietro a lei un uomo con un altro bambino ferito e tutti, piangendo, si prostrano insieme a noi ai piedi dell’Amore Misericordioso pregando con molto fervore proprio nel momento più critico nel quale gli aerei rombavano rumorosamente sopra di noi; ho preso la bambina di quella povera signora e senza ritegno l’ho presentata all’Amore Misericordioso dicendogli: "possibile che il tuo cuore paterno possa sopportare ancora a lungo il dolore di questa povera mamma? Muoviti a pietà e dà vita a questa creatura perché possa rimetterla sana e salva nelle braccia di questa mamma appenata".
881 - La mia commozione fu grande quando mi accorsi che la bambina apriva gli occhi, cominciava a muoversi e riprendeva vita; la mamma vedendo muovere la figlia gridò ancora più forte di quando la credeva già morta; in quel momento di entusiasmo e di gioia si presenta sulla porta della cappella un uomo, pieno di rabbia e infuriato che pretende a tutti i costi di farci stare zitte, dicendo: "silenzio, fate più rumore voi che le bombe".
882 - Chi era quel tizio che non è stato capace di entrare in cappella? Quanto più ci intimava di tacere con tanta maggiore forza ed entusiasmo pregavamo; e siccome nell’invocare l’Amore Misericordioso cresceva la rabbia di questo personaggio piena di coraggio mi sono avvicinata a lui e a voce alta e con grande energia gli ho detto: "se ne vada, disgraziato; allontanati da me cane legato; e lui dandomi un’occhiataccia è scomparso."
2 - CARITÀ INTRAPRENDENTE E… PROVVIDENZA STRAORDINARIA
In mezzo a questa situazione drammatica emerge, prepotente, l’altra dimensione inseparabile dalla preghiera: la carità fattiva, eroica, persino temeraria, diremmo quasi al limite del buon senso, perché come dice spesso la Madre "la carità non ha altri limiti che l’impossibilità morale". E se la carità della Madre è eroica, la Provvidenza del buon Gesù è straordinariamente meravigliosa e sorprendente.
883 - Questo secondo bombardamento è più forte, le bombe sembrano cadere su di noi; sembra che la casa si sollevi in aria mentre le porte e le finestre cadono nel campo; la casa fa cose strane, come se saltasse per aria o poi sprofondasse. Il bombardamento è durato circa due ore, siamo rimaste senza luce, senza acqua, senza porte né finestre.
884 - Terminato il bombardamento siamo uscite fuori per aiutare la povera gente: che paura e che impressione! Il giardino era pieno di feriti e tra loro c’erano anche 20 morti; più di 25 bombe erano cadute intorno alla nostra casa, protetta miracolosamente dall’Amore Misericordioso e ancora in piedi, destando la meraviglia di tutti coloro che la visitano.
885 - Ben presto la casa si è riempita di gente che chiedeva aiuto e soccorso; mi sono dedicata completamente a curare feriti di ogni genere, senza preoccuparmi di altro se non di alleviare le sofferenze di questa povera gente. Pilar mi procurava quanto mi occorreva, mentre straordinarie erano la mia preghiera e la mia fiducia nel Buon Gesù. Mai l’ho provato così, nonostante i mezzi a mia disposizione per curare questa povera gente fossero molto scarsi, non opportuni e per niente raccomandabili, perché disponevo solo di strisce di tela delle camice militari, filo, aghi per cucire, tintura di iodio per disinfettare le ferite, ma la mia fede nel medico divino era così grande che niente mi poteva fermare in questo orribile lavoro, certa che tutto sarebbe riuscito bene.
886 - Abbiamo raccolto un uomo col ventre squarciato e gli intestini fuori; glieli ho puliti alla meglio con un pezzo di stoffa militare, li ho rimessi dentro e ho ricucito. Pilar mi passava gli aghi e io dopo aver aggiustato meglio che potevo ho cominciato a cucire senza badare ad altro, poi ho disinfettato con lo iodio con molta parsimonia, perché me ne restava poco. Alcuni uomini andavano sistemando i feriti per terra e P. Misani, religioso di Maria Immacolata, mio confessore, con un altro sacerdote li confessavano.
904 - 20 gennaio 1944. Fino ad oggi, tutti quelli che abbiamo curato, e sono stati molti, sono guariti tutti meravigliosamente, poiché tutti sono stati curati con l’aiuto e la presenza del medico divino. Lui come buon Padre ha cercato di rimediare a tutti i miei sbagli, supplendo potentemente solo con una benedizione a tutto quanto mi mancava per disinfettare e curare i feriti che sono stati trattati, attestando loro stessi in seguito, quando sono venuti a trovarmi per ringraziarmi, che mentre li stavo curando non avvertivano alcun dolore e che la mia mano, leggera e delicata procurava loro un grande benessere. Poveri malati! Ma fortunati loro che sono stati curati dal medico divino, servendosi in ciò di una persona e di cose terribilmente inadatte per queste terribili cure!
907 - Siccome la gente che si rifugia nella nostra casa è assai numerosa abbiamo preparato un pasto freddo per le bambine, per le suore e per la numerosa gente che si è rifugiata da noi e tutte e tutti hanno mangiato a sazietà; infatti il Buon Gesù ha provvisto ogni cosa e in grande abbondanza per questa casa. Solo Pilar ed io ci siamo rese conto di questa nascosta moltiplicazione e abbiamo lavorato come negri per nascondere tanta provvidenza.
908 - Tutta questa povera gente insieme alle bambine hanno mangiato alle 11,00 e poi sono scesi al rifugio; quindi insieme a varie suore abbiamo preparato da mangiare per i padri che vivono nella nostra parrocchia, per due sacerdoti tedeschi, per il nostro cappellano, per i tre padri cappuccini e per alcune altre persone, ma anche per quelli che stanno nell’orto: cioè in totale per 89 persone. Abbiamo preparato loro un buon pranzo che hanno consumato alle 12,00, poi si sono portati nel giardino per essere più vicini al rifugio.
909 - Il Buon Gesù ha dovuto moltiplicare questo pasto, specialmente la pasta, perché la pentola nella quale veniva cotta era piccola; questi uomini e queste donne mangiano come disperati. Non ci è mancato nulla, ma è avanzata la pasta da dare da mangiare alla sera alle bambine e alle suore che hanno mangiato un pasto freddo alle 11,30.
Accenno solo di sfuggita a un altro atteggiamento che meriterebbe uno spazio a sé. Le situazioni estremamente dure in molti casi hanno come effetto collaterale una sorta di paralisi dell’azione, oltre che di blocco emotivo. Non è così nel caso di Madre Speranza. In mezzo a quel dramma, la sua forte fede e unione con Gesù, suscitavano in lei come delle energie supplementari che acuivano la sua energica laboriosità e intraprendenza. Da tempo aveva messo su, con l’aiuto costante delle figlie, un laboratorio di taglio e cucito che produceva camicie militari per l’esercito. Un modo per non lasciarsi paralizzare dagli eventi e guadagnarsi il pane quotidiano per sé e per i poveri. (Cf Diario, n. 912).
È una grazia di Dio poter mantenere, in mezzo alle circostanze più difficili, la calma interiore e la fiducia per continuare il nostro lavoro, il dovere quotidiano, con spirito di servizio e responsabilità, trovando anche forme inedite e creative, collaborando insieme senza perderci di animo, con la certezza di non essere soli, all’insegna del "Tutto per amore".
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ultimo aggiornamento
14 dicembre, 2020