ROBERTO LANZA

 

"Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore."1

Anche quest’anno abbiamo celebrato la Pasqua nel pieno della pandemia che ancora condiziona pesantemente la nostra vita e nel dramma della guerra. Mai come in questo momento la nostra umanità è messa a dura prova, avvertiamo la stanchezza di una vita che non ci appartiene, la difficoltà di avere relazioni virtuali, lo sfiancamento del nostro modo di comunicare, ma proprio per questo dobbiamo restare "attaccati" al cielo. Il covid19 e i venti della guerra ci hanno costretto a fermarci, hanno reso il nostro cuore stanco, quella "stanchezza" che ti blocca come la ruggine su una vite, quella che ti appesantisce la gioia di vivere, di sperare, di lottare.

 

Spesso anche noi corriamo il rischio di non valutare le tante grazie che il Signore ci dona continuamente, e così siamo sempre portati al pessimismo, se avessimo invece, un briciolo di SPERANZA, ci accorgeremmo che il Signore Gesù è costantemente in mezzo a noi, cammina con noi, è morto per noi. L’unico segno che ci sarà dato sarà quello di Giona: la sapienza della Croce, il segno capace di illuminare ogni altro segno. Cristo Crocifisso e Risorto, l’amore più forte delle infedeltà, un segno capace di "sbloccare" la nostra vita, di guarire le ferite.

 

Come celebrare, dunque, la Resurrezione?

Spesso ci dimentichiamo che la festa di Pasqua non è solo celebrazione della fede, è anche la festa della SPERANZA. Celebriamo il fatto che Gesù ha vinto la morte, è davvero risorto, è vivo, vive in mezzo a noi: "Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti"2. Se Gesù è risorto, allora la nostra speranza è giustificata; senza la sua risurrezione, la nostra esistenza sarebbe solo un momento passeggero della storia dell’universo, una storia assurda che inizierebbe nell’oscurità e finirebbe nel buio e in tal caso, saremmo davvero da compatire. Noi cristiani, invece, crediamo che Gesù è risorto ed è proprio la sua risurrezione che conferisce all’esistenza degli uomini un significato straordinario.

Con tale passaggio si ottiene una vita totalmente nuova e diversa, una vita che dura per sempre, si chiama vita eterna!

Ecco la "buona notizia", una novità, una promessa, una "sicura Speranza", che ci apre ad una vita vera, una vita nuova che inizia proprio quando tutto sembra perduto. La Madre diceva quasi le stesse parole: "La nostra speranza è fondata sulla misericordia di Dio, sulla sua fedeltà nel dare compimento alle promesse e sulla sua onnipotenza, che ne costituiscono l’oggetto formale"3.

Il mondo di oggi non conosce più la virtù della Speranza, ma è anche vero che parlare della speranza non è facile! Il nostro tempo non sembra essere ricco di speranze e non pochi esprimono forti timori per il futuro della storia umana. C’è anche un detto che recita: "Chi di speranza vive… disperato muore!". Non è facile dire ad una persona che ha perso il lavoro e che non sa come mandare avanti la propria famiglia, a chi si trova in un letto di sofferenza, a chi è stato colto da una disgrazia o da un male incurabile, a chi è rimasto solo a causa della guerra: "coraggio non perdere la speranza."

Quante volte abbiamo perso la Speranza! Quante volte abbiamo vissuto senza Speranza!

La nostra vita non ci è data "tutta insieme" come una realtà già compiuta, ma è distesa nel tempo, come qualcosa che deve essere costruito progressivamente e che si compie nel futuro. Di fronte a tutto questo possiamo assumere vari atteggiamenti: ci sono quelli che restano indifferenti e fanno passare il tempo senza eccessive preoccupazioni ed entusiasmi, senza che qualcosa abbia "toccato" il centro della loro vita. È l’esempio di colui che attende senza attendere, un’attesa noiosa e pigra, e quando si vive una speranza così, si può correre il rischio di che la vita sfoci nell’ angoscia e nella disperazione.

Infine, ci sono quelli che vivono la speranza come apertura ad un dono, ad una salvezza che si deve compiere, come un cammino che porta sulla via di una pienezza di realizzazione. Sono coloro che sono riusciti a fare della Speranza il canale privilegiato del dinamismo dell’amore, che sono entrati in relazione autentica con Dio e sono diventati "protagonisti" assoluti della loro storia.

Una "teologia" della speranza totalmente costruita nella piena fiducia nell’Amore di Dio che vuole salvare tutti, anche i peccatori più induriti e incalliti. La Madre, di tutto questo percorso "carismatico" ne era veramente convinta, diceva ancora così: "Ah, figlie mie! come è sventurata quella creatura per la quale non brilla la luce della speranza cristiana!"4

 

Ma di cosa stiamo parlando?

È la speranza che ci è stata consegnata dal carisma dell’Amore Misericordioso e che dobbiamo solo vivere: "Quando il cuore è preso da un tale orrore, dalla sofferenza causata da neri presentimenti, […] Alzati! alza gli occhi al cielo e abbi speranza!"5

 

Da dove nasce il canto di questa speranza?

La speranza cristiana si è materializzata quando il Figlio di Dio ha fatto irruzione nella nostra vita. Nel bambino di Betlemme, la potenza invincibile dell’amore e della misericordia sono entrate in questo mondo, questo bambino è l’unica vera speranza del mondo, e noi siamo chiamati a scommettere su di Lui, ad affidarci a Dio.

 

Ma in che senso?

Il messaggio della speranza sarà vero e concreto nella misura in cui riusciremo ad offrire, alle persone che hanno sperimentato l’angoscia del fallimento, la certezza della resurrezione del Cristo. Celebrare oggi la Pasqua, significa portare un messaggio di speranza all’uomo, a essere come Gesù compagni che partecipano del cammino di molti che soffrono, ad ascoltare e ad aiutare le persone per imparare a leggere gli eventi in modo diverso da quello abituale e possano così riconoscere che anche negli insuccessi e nelle ragioni di disperazione c’è un senso profondo per la vita, un’apertura al futuro, un dono da accogliere, una missione da compiere, una gioia da ricevere. Un’impostazione pastorale che il Papa emerito Benedetto XVI° ha molto bene evidenziato nella lettera enciclica Spe Salvi: "Così diventiamo capaci della grande speranza e così diventiamo ministri della speranza per gli altri"6.

Facciamo un esempio per capire meglio questo passaggio: quando chiediamo ad un caro amico un favore, possiamo sperare nel suo aiuto. La nostra speranza è proprio fondata sul fatto che abbiamo fiducia in lui, lo conosciamo bene e abbiamo già visto che in passato si è comportato in modo disponibile e generoso. Anche l’apostolo Paolo ci evidenzia il grande valore della Speranza, nel brano della lettera ai Tessalonicesi la paragona ad una parte essenziale dell’armatura spirituale di un cristiano: l’elmo. Così scriveva: "[…] avendo come elmo la speranza della salvezza"7. Nei tempi antichi, il soldato che andava in battaglia indossava un elmo di metallo o di cuoio e grazie all’elmo la maggioranza dei colpi diretti alla testa, invece di risultare fatali, sarebbero "rimbalzati" via.

 

Chi di noi non ha bisogno di questo elmo?

Anche i primi cristiani tracciavano sulle lapidi, che preservavano le spoglie dei loro cari defunti, i simboli che esprimevano la loro fede. Il simbolo era un disegno che spesso voleva riassumere il senso di un’intera "rivelazione" di fede. Nelle catacombe, per i primi tre secoli, troviamo l’àncora raffigurata molte volte sulle tombe; essa veniva considerata come un simbolo di sicurezza, di speranza, di salvezza, ma soprattutto voleva rappresentare l’attaccamento a "qualcuno", a qualcosa di stabile. Coloro che navigano nel mare conoscono molto bene, nel mezzo di una tempesta, quanto sia importante l’àncora. Quando il mare si "agita" e si ingrossa i marinai gettano l’àncora. Se questa fa presa sul fondo marino e rimane ben fissata, la nave ha la possibilità di superare la tempesta relativamente indenne anziché essere sospinta verso la costa e distruggersi contro le rocce. In modo analogo, se le promesse di Dio sono per noi una speranza "sicura e ferma", questa speranza ci può aiutare a superare le nostre difficoltà e i nostri passaggi a "vuoto" nella fede.

 

La speranza non è credere che Dio possa fare qualcosa, ma sapere che lo farà!

Il primo "segno" della Pasqua è un sepolcro vuoto, di fronte a questo sepolcro noi ci troviamo con le nostre speranze e le nostre illusioni, i nostri desideri e le nostre paure. Di fronte a questo sepolcro noi possiamo fermarci chiusi nel nostro presente, bloccati dalle nostre paure, possiamo dire che quel sepolcro è una allucinazione o che è il frutto di una illusione. Oppure possiamo lasciarci guidare da un annuncio che ci invita a scoprire una dimensione della vita che è radicata nell’oggi, ma è aperta ad un futuro nuovo, oltre il sepolcro vuoto.

Ecco spiegato il motivo per il quale la nostra fede si fonda sulla Speranza cristiana, ossia sulla certezza che il nostro Dio conosce la nostra strada e sarà sempre con noi su questo nostro camminare. Io spero, ho speranza, perché Dio cammina con me: questo significa celebrare la Pasqua!

 

La realtà della risurrezione è annuncio di gioia, è realtà di vita e toglie ogni paura, la vita ha vinto la morte per sempre. Su questa pace si innesta l’invio missionario: "Andate in Galilea"8, dite ai suoi discepoli: "È risuscitato dai morti"9. Gesù ci precede in Galilea, non siamo soli, mai soli nell’annunciare il lieto evento della risurrezione. Risorgere significa proprio evitare che il passato ci inchiodi a non camminare più sulla strada del Signore, risorgere da quei "macigni" che ci portiamo dentro e che ci impediscono di vivere, perché è dall’eternità che esiste un Dio che cerca i propri figli. La nostra stessa vita non è mai stata così in attesa e piena di speranza nella Risurrezione!

 

Quando dagli uomini non c’è più nulla da attendersi, quando, ad un certo momento, sembrano cadere tutti i sostegni umani, Dio diventa l’unico sostegno su cui appoggiamo la nostra vita. Sperare è proprio questo: spostare l’indice della fiducia decisamente verso Dio! Dobbiamo rinnovare la fiducia nell’aiuto del Signore, con la certezza che chi ci ha messo in mano l’aratro per lavorare ci è vicino giorno dopo giorno, cammina e lavora con noi, ci spezza il nostro pane ogni giorno. Per nessun motivo dobbiamo lasciarci andare ad atteggiamenti o sensazioni di smarrimento o di confusione. Una delle tentazioni più gravi esistenti oggi nella Chiesa è forse proprio quella di ritenere che il nostro tempo è meno adatto di altri tempi alla proclamazione del vangelo: è invece proprio qui e ora che il regno di Dio viene: "Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio, Egli viene a salvarvi"10.

 

L’Amore Misericordioso è venuto per cingere i nostri fianchi, e sappiamo cosa questo vuol dire: anticamente gli uomini portavano lunghe vesti e allora, per camminare spediti, si cingevano i fianchi. Noi spesso siamo bloccati dalle paludi delle nostre paure, delle nostre angosce; la prima "meraviglia" che il carisma dell’Amore Misericordioso ha compiuto è stata quella di cingerci i fianchi del cuore, per renderci più agili, più aperti, più disponibili al nuovo soffio dello Spirito, un messaggio di misericordia pieno di speranza, perché se l’uomo non spera, non vive, soffoca.

 

Fratello caro, Dio agisce sempre giustamente, il tuo cammino è il migliore, anche se ai tuoi occhi appare tutto sbagliato. Se hai chiesto a Dio una cosa e ne hai ricevuto un’altra, abbi fiducia, abbi speranza. Abbi la certezza che egli dona sempre quello di cui hai bisogno, al momento giusto. Prendi ora questa stella, la stella della speranza non lasciarla andare via. Non lasciare che si spenga, perché certi "tesori" esistono soltanto per chi batte per primo una strada nuova, che non si spenga mai la speranza dentro il tuo cuore... osserva la potenza di Dio, e contemplerai l’unico sepolcro vuoto della storia, quello di Gesù Cristo.

 

E così sia!


1 Salmo 26

2 1 Cor. 15, 20-22

3 Le Ancelle dell’Amore Misericordioso (1943) (El Pan 8)

4 Ancelle dell’Amore Misericordioso (1943) (El Pan 8)

5 Le Ancelle dell’Amore Misericordioso (1943) (El Pan 8)

6 Spe Salvi n°34

7 Tessalonicesi 5,8

8 Mc. 16

9 Mt. 28

10 Is. 35, 1-3

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ultimo aggiornamento 16 maggio, 2022