I segni del Giubileo: la Professione di fede
Gli eventi del Mese
la Parola del Papa: Catechesi giubilare "I più amati dal Padre" (seconda parte)
Preghiera del Giubileo
TERZO SEGNO: LA PROFESSIONE DI FEDE
La professione di fede, chiamata anche "simbolo", è un segno di riconoscimento proprio dei battezzati; vi si esprime il contenuto centrale della fede e si raccolgono sinteticamente le principali verità che un credente accetta e testimonia nel giorno del proprio battesimo e condivide con tutta la comunità cristiana per il resto della sua vita.
Esistono varie professioni di fede, che mostrano la ricchezza dell’esperienza dell’incontro con Gesù Cristo. Tradizionalmente, però, quelle che hanno acquisito un particolare riconoscimento sono due: il credo battesimale della Chiesa di Roma e il credo niceno-costantinopolitano, elaborato originariamente nel 325 dal concilio di Nicea, nell’attuale Turchia, e poi perfezionato in quello di Costantinopoli nel 381.
"Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza" (Rm 10,9-10). Questo testo di S. Paolo sottolinea come la proclamazione del mistero della fede richieda una conversione profonda non solo nelle proprie parole, ma anche e soprattutto nella propria visione di Dio, di se stessi e del mondo. «Recitare con fede il Credo significa entrare in comunione con Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, ed anche con tutta la Chiesa che ci trasmette la fede e nel seno della quale noi crediamo» (CCC 197).
1700 anni dal Concilio di Nicea
Quest’anno celebriamo i 1700 anni dal Concilio di Nicea, un evento epocale che ha segnato profondamente la storia della cristianità. Proprio in questa città, oggi conosciuta come Iznik, si tenne nel 325 d.C. il primo concilio ecumenico, convocato dall’imperatore Costantino.
Il concilio ecumenico è un’assemblea di vescovi chiamati a rispondere a questioni fondamentali per la fede e la vita della Chiesa. A Nicea, i vescovi provenienti da tutto il mondo cristiano si riunirono per affrontare il tema dell’eresia ariana, che contestava la divinità di Gesù Cristo. Costantino mise a disposizione il suo palazzo imperiale, situato sulle rive del lago di Nicea e oggi sommerso, per accogliere questo incontro epocale che portò alla stesura del Simbolo niceno, il Credo che ancora oggi professiamo.
Parlando di Nicea, non possiamo non citare le parole di Papa Francesco, che ha recentemente sottolineato l’importanza di questa città per la storia della fede cristiana e ha espresso il desiderio di visitarla in occasione di questa significativa ricorrenza: "Nicea ci ricorda la bellezza e la sfida dell’unità nella diversità, che la Chiesa è chiamata a testimoniare in ogni epoca. Preghiamo perché questi luoghi siano sempre segno di dialogo e di riconciliazione".
Ma la rilevanza di Nicea non si limita al primo concilio del 325. Nel 787, questa stessa città ospitò il secondo concilio di Nicea, tenutosi nella splendida basilica di Santa Sofia, oggi moschea, che ancora conserva tracce della sua antica grandezza grazie a recenti restauri. Qui si riaffermò l’importanza delle immagini sacre, risolvendo la controversia sull’iconoclastia.
La Turchia può essere considerata una vera e propria "terra santa" della Chiesa, non solo per la testimonianza degli apostoli e delle prime comunità cristiane, ma anche per l’importanza storica dei sette concili ecumenici che vi si sono svolti. Le eresie, seppur fonte di divisione, hanno avuto il merito di spingere la Chiesa ad approfondire la teologia e a tematizzare la fede in modo sempre più chiaro e strutturato. Un esempio lampante è proprio l’eresia ariana, che costrinse a un ritorno alle fonti del Nuovo Testamento per proclamare con fermezza la natura divina di Gesù Cristo.
Nicea, quindi, non è solo il simbolo di un momento di crisi superata, ma anche un richiamo per tutti i cristiani a ritrovare le radici della propria fede. Visitarla oggi significa immergersi in un luogo che ha visto fiorire i primi passi dell’unità cristiana e che continua ad essere un punto di riferimento per chiunque cerchi un dialogo autentico tra storia, fede e spiritualità.
IL CREDO:
Simbolo Niceno-CostantinopolitanoCredo in un solo Dio, Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce,
Dio vero da Dio vero, generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo,
e per opera dello Spirito Santo si è incarnato
nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, mori e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture,
è salito al cielo, siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti,
e il suo regno non avrà fine.Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre e dal Figlio.
Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,
e ha parlato per mezzo dei profeti.Credo la Chiesa, una santa, cattolica e apostolica.
Professo un solo Battesimo per il perdono dei peccati.
Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.✠
Amen.
GLI EVENTI DEL MESE
8 - 9 febbraio 2025:
Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza
Nei giorni 8 e 9 febbraio si è celebrato il Giubileo dedicato alle Forze Armate, alla Polizia e alle Forze di Sicurezza, E’ parte dei grandi eventi dell’Anno Santo, dopo quello dedicato al mondo della Comunicazione. Un evento che ha richiamato oltre 40.000 persone, di cui 20.000 provenienti da tutta Italia e il resto da delegazioni di circa 100 paesi, a testimonianza del carattere internazionale del Giubileo 2025.
L’evento è iniziato sabato mattina con il pellegrinaggio verso la Porta Santa di San Pietro, momento significativo di preghiera e riflessione. Successivamente, il corteo si è spostato a Piazza del Popolo per un momento di benvenuto. Sul palco allestito per l’occasione, le delegazioni delle Forze armate, di Polizia e di Sicurezza sono state accolte dall’Inno Nazionale suonato dalla Banda Musicale Interforze dell’Esercito Italiano. Hanno poi preso la parola, alla presenza del Ministro della Difesa On. Guido Crosetto, diverse personalità tra cui Sua Eccellenza Mons. Santo Marcianò, Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia, il Generale Luciano Portolano, Capo di Stato Maggiore della Difesa, il Capo della Polizia e direttore generale della pubblica sicurezza Vittorio Pisani, e Sua Eccellenza Mons. Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e incaricato dell’organizzazione del Giubileo, che ha sottolineato l’importanza del ruolo delle forze dell’ordine nella lotta per la pace: «Il richiamo alla pace è quanto mai importante in questa occasione, perché non solo rappresenta un ricordo del vostro impegno come uomini e donne al servizio delle istituzioni, ma soprattutto di quel bene che è il bene mondiale per eccellenza: la pace».
Di pace ha parlato anche il Santo Padre, Papa Francesco, durante la Santa Messa celebrata il 9 febbraio in Piazza San Pietro. Il Pontefice, nonostante le sue condizioni fisiche non buone a causa di una bronchite, ha rivolto un forte appello ai membri delle Forze Armate e delle Forze di Sicurezza, invitandoli a riflettere sul fine profondo del loro servizio: la promozione e la difesa della vita. «Siate testimoni coraggiosi dell’amore di Dio Padre, che ci vuole fratelli tutti», ha esortato il Papa, chiedendo di vigilare contro «la tentazione di coltivare uno spirito di guerra» e di non cedere alla «propaganda dell’odio». Un chiaro messaggio di speranza, solidarietà e fraternità, con l’invito a lavorare per un mondo più giusto e umano.
Inoltre, il Papa ha reso omaggio ai cappellani militari, che accompagnano le forze di sicurezza non per giustificare la guerra, ma per offrire sostegno morale e spirituale, aiutando a portare avanti la missione con la luce del Vangelo e al servizio del bene comune.
Al termine della Messa, Papa Francesco ha espresso la sua gratitudine verso tutte le forze armate e di sicurezza per l’impegno e i rischi che quotidianamente affrontano, invitandole a non dimenticare mai il fine del loro servizio: «promuovere la vita, salvare la vita, difendere la vita sempre». «Grazie perché salendo sulle nostre barche in pericolo, ci offrite la vostra protezione e ci incoraggiate a continuare la nostra traversata», ha concluso il Pontefice.
Il Giubileo delle Forze Armate ha rappresentato un momento di grande spiritualità e riflessione, un’occasione di condivisione dei valori di pace, giustizia e solidarietà, ribadendo l’importanza di un impegno collettivo per costruire un mondo più umano, più giusto e più fraterno.
15 - 18 febbraio 2025:
Giubileo degli Artisti e del Mondo della Cultura
Un programma che ha spaziato dalle mostre allestite per l’occasione, alla Messa di domenica 16 nella Basilica di San Pietro. Una nota del Dicastero per la Cultura e l’Educazione ha rimarcato che "l’Anno Santo si organizza anche attraverso un calendario di appuntamenti tematici, fra i quali spicca il Giubileo degli Artisti e del Mondo della Cultura. Sognare nuove versioni del mondo, introducendo novità nella storia e mettendo al mondo qualcosa che così non si era mai visto".
Il Giubileo degli Artisti e del Mondo della Cultura si è aperto sabato 15 febbraio, con l’incontro di respiro internazionale dal titolo «Sharing Hope – Orizzonti per il Patrimonio Culturale» realizzato in collaborazione con i Musei Vaticani. I responsabili di alcune tra le più prestigiose istituzioni artistiche e museali del mondo si sono riuniti per esplorare nuovi linguaggi e strategie per la valorizzazione e la trasmissione del patrimonio religioso e artistico.
Sempre il 15 febbraio è stato inaugurato lo spazio espositivo "Conciliazione 5" dove verranno proposti progetti d’arte contemporanea di artisti internazionali che si avvicenderanno nel corso dell’anno, confrontandosi sul tema della Speranza. La prima esposizione è stata dedicata ai ritratti della comunità carceraria di Regina Coeli realizzati dall’artista Yan Pei-Ming.
Il centro delle giornate è stato Domenica 16 febbraio con la celebrazione dell’Eucarestia nella Basilica di San Pietro, ma già dalla sera prima a partire dalle 20.00, si è tenuta una suggestiva Notte Bianca presso la Basilica di San Pietro, eccezionalmente aperta per un percorso di visita che invitava alla contemplazione e alla riflessione spirituale.
A seguito del ricovero di Papa Francesco, la Santa Messa è stata presieduta dal cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero della Cultura e dell’Istruzione.
Nell’omelia della VI Domenica del Tempo Ordinario, preparata da papa Francesco, il Vangelo di Luca fa un richiamo alle beatitudini: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete». Queste parole ribaltano la logica del mondo e invitano a guardare la realtà con occhi nuovi, con lo sguardo di Dio, che vede oltre le apparenze e riconosce la bellezza, persino nella fragilità e nella sofferenza. Il Papa, rivolgendosi agli artisti continua dicendo che: "siete chiamati a essere testimoni della visione rivoluzionaria delle Beatitudini. La vostra missione è non solo di creare bellezza, ma di rivelare la verità, la bontà e la bellezza nascoste nelle pieghe della storia, di dare voce a chi non ha voce, di trasformare il dolore in speranza".
L’arte per il cristiano offre strumenti privilegiati che servono a promuovere il dialogo e l’inclusione, ma è, soprattutto, un invito alla speranza, una virtù teologale che non delude, una fonte di gioia che poggia su un solido fondamento che è Cristo. Gli artisti, come scrive il poeta Gerard Manley Hopkins, sono chiamati a dare luce alla «grandezza di Dio. Essa brillerà come il bagliore della lamina scossa». L’artista è sensibile a queste risonanze e, con la sua opera, compie un discernimento e aiuta gli altri a discernere tra i differenti echi delle vicende di questo mondo.
L’invito del Santo Padre rafforza la coscienza che la Speranza è un’esperienza antropologica globale, che pulsa nel cuore di ogni cultura, e che a tutti dà la possibilità di dialogare. "Dobbiamo in effetti ascoltare ciò che le diverse culture hanno da dire sulla speranza. L’arte non è un lusso, ma una necessità dello spirito. Non è fuga, ma responsabilità, invito all’azione, richiamo, grido. Educare alla bellezza significa educare alla speranza. E la speranza non è mai scissa dal dramma dell’esistenza: attraversa la lotta quotidiana, le fatiche del vivere, le sfide di questo nostro tempo".
21 - 23 febbraio 2025:
Giubileo dei Diaconi
Da venerdì 21 a domenica 23 febbraio 2025 si è tenuto il quarto dei grandi eventi giubilari, il Giubileo dedicato ai Diaconi che ha richiamato a Roma oltre sei mila pellegrini, provenienti da circa 100 Paesi del mondo.
Tra questi, per citarne solo i più rappresentati, quasi 4mila diaconi permanenti, con i loro famigliari, provengono dall’Italia, 1300 dagli Stati Uniti, 656 dalla Francia, 350 dalla Spagna, 230 dal Brasile, 160 dalla Germania, 150 dal Messico. Poi gruppi numerosi arriveranno anche dalla Polonia, dalla Colombia, dal Regno Unito, Canada. Ci saranno anche rappresentanze provenienti da Paesi come Camerun, Nigeria, India, Indonesia, Australia.
In ventitré hanno ricevuto l’Ordine sacro del Diaconato durante la Santa Messa di domenica 23 febbraio, nella Basilica di San Pietro, alle ore 9.00. Per la Celebrazione eucaristica, il Santo Padre Papa Francesco ha delegato S.E. Mons. Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Due dei nuovi diaconi provengono dal Brasile, sei dalla Colombia, uno dalla Francia, tre dall’Italia, tre dal Messico, due dalla Polonia, tre dalla Spagna, tre dagli Stati Uniti.
Nel pomeriggio di venerdì 21 i pellegrini sono stati accolti in dodici chiese del centro di Roma e alle 15.30 hanno vissuto un primo momento di preghiera con la recita comune dell’Ora media. A seguire, sempre nelle medesime chiese, si sono tenute dalle 16.00 alle 18.00 le catechesi per i diaconi suddivisi per lingua di appartenenza (italiano, spagnolo, portoghese, polacco, francese, inglese). Le catechesi, tenute da dodici vescovi hanno avuto come tema orientativo «Segni concreti di speranza nel ministero diaconale», alla riflessione è seguita poi una condivisione di esperienze,
Le catechesi hanno visto come scenario la Chiesa di Santa Maria in Vallicella, la Basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini, la Basilica di Santa Maria in Aracoeli, il Santuario di Santa Maria delle Grazie al Trionfale, la Chiesa di San Gregorio VII, la Basilica di Sant’Andrea della Valle, la Basilica di San Lorenzo in Damaso, la Basilica dei SS. Ambrogio e Carlo al Corso, il Santuario di San Salvatore in Lauro, la Cappella di Santa Monica degli Agostiniani, lla Chiesa di San Lorenzo in Piscibus e la Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio.
Sabato 22, dalle ore 9.00 alle 14.00, i partecipanti hanno compiuto il pellegrinaggio alla Porta Santa di San Pietro. Contemporaneamente, per gli iscritti all’Incontro Internazionale «Diaconi in una Chiesa sinodale e missionaria: per essere testimoni di Speranza», a cura del Dicastero per il Clero, i lavori si sono svolti presso l’Auditorium Conciliazione, dalle ore 9.30 alle ore 13.00.
Il Giubileo dei diaconi è proseguito sabato alle ore 18.00 con la Veglia di preghiera, in Aula Paolo VI e la conclusione domenica 23 febbraio con la Celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro.
Il primo pensiero in queste giornate è stato per Papa Francesco ricoverato al Policlinico Gemelli dal 14 febbraio per una polmonite bilaterale. «Nella celebrazione eucaristica dove la comunione assume la dimensione più piena e significativa, sentiamo Papa Francesco, benché in un letto di ospedale, vicino e presente in mezzo a noi», così ha detto l’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del dicastero per l’Evangelizzazione, nella celebrazione eucaristica da lui presieduta nella basilica di San Pietro.
Prima di dare lettura dell’omelia preparata per l’occasione da Bergoglio, il presule ha rimarcato che la comunione «obbliga a rendere ancora più forte e intensa la preghiera affinché il Signore assista il Papa nel momento della prova e della malattia».
Nell’omelia Papa Francesco si sofferma sulla gratuità nel ministero diaconale i cui cardini sono il perdono, il servizio disinteressato e la comunione. Un ministero, spiega, che non è un’ascesa ma una discesa, un farsi piccoli e umili, seguendo l’esempio di Cristo. Una missione che «è una delle espressioni più belle di una Chiesa sinodale e "in uscita"». Il perdono, per il vescovo di Roma, è essenziale per la convivenza umana e il diacono deve annunciarlo, seguendo l’esempio di Gesù.
Il servizio disinteressato è descritto come un atto di amore. Il diacono deve servire senza aspettarsi nulla in cambio e questo «atteggiamento non è un aspetto accessorio del suo agire, ma una dimensione sostanziale del suo essere». La gratuità è «il primo annuncio della Parola». Raccomandazione del Papa è quella di accompagnare il servizio «con un sorriso, senza lamentarsi e cercare riconoscimenti. Il vostro agire concorde e generoso sarà così un ponte che unisce l’Altare alla strada, l’Eucaristia alla vita quotidiana delle persone; la carità sarà la vostra liturgia più bella e la liturgia il vostro più umile servizio». Infine la gratuità come strumento di comunione. «Dare senza chiedere nulla in cambio unisce, crea legami, perché esprime e alimenta uno stare insieme che non ha altro fine se non il dono di sé e il bene delle persone».
la parola del Papa
Catechesi di Papa Francesco: I più amati dal Padre.
Seconda parte
Mercoledì, 15 gennaio 2025
C
ari fratelli e sorelle, buongiorno! Nell’udienza precedente abbiamo parlato dei bambini, e anche oggi parleremo dei bambini. La scorsa settimana ci siamo soffermati su quanto, nella sua opera, Gesù abbia più volte parlato dell’importanza di proteggere, accogliere e amare i più piccoli.Eppure, ancora oggi nel mondo, centinaia di milioni di minori, pur non avendo l’età minima per sottostare agli obblighi dell’età adulta, sono costretti a lavorare e molti di loro sono esposti a lavori particolarmente pericolosi. Per non parlare dei bambini e delle bambine che sono schiavi della tratta per prostituzione o pornografia, e dei matrimoni forzati. E questo è un po’ amaro. Nelle nostre società, purtroppo, sono molti i modi in cui i bambini subiscono abusi e maltrattamenti. L’abuso sui minori, di qualunque natura esso sia, è un atto spregevole, è un atto atroce. Non è semplicemente una piaga della società, no, è un crimine! È una gravissima violazione dei comandamenti di Dio. Nessun minore dovrebbe subire abusi. Anche un solo caso è già troppo. Occorre, dunque, risvegliare le nostre coscienze, praticare vicinanza e concreta solidarietà con i bambini e i ragazzi abusati, e nello stesso tempo costruire fiducia e sinergie tra coloro che si impegnano per offrire ad essi opportunità e luoghi sicuri in cui crescere sereni. Conosco un Paese in America Latina, dove cresce un frutto speciale, molto speciale, che si chiama arandano [una specie di mirtillo]. Per fare la raccolta dell’arandano ci vogliono mani tenere e la fanno fare ai bambini, li schiavizzano da bambini per la raccolta.
Le povertà diffuse, la carenza di strumenti sociali di supporto alle famiglie, la marginalità aumentata negli ultimi anni insieme con la disoccupazione e la precarietà del lavoro sono fattori che scaricano sui più piccoli il prezzo maggiore da pagare. Nelle metropoli, dove "mordono" il divario sociale e il degrado morale, ci sono ragazzini impiegati nello spaccio di droga e nelle più disparate attività illecite. Quanti di questi ragazzini abbiamo visto cadere come vittime sacrificali! A volte tragicamente essi sono indotti a farsi "carnefici" di altri coetanei, oltre che a danneggiare sé stessi, la propria dignità e umanità. E tuttavia, quando in strada, nel quartiere della parrocchia, queste vite smarrite si offrono al nostro sguardo, spesso guardiamo dall’altra parte.
C’è un caso anche nel mio Paese, un ragazzo chiamato Loan è stato rapito e non si sa dov’è. E una delle ipotesi è che sia stato mandato per togliere gli organi, per fare trapianti. E questo si fa, lo sapete bene. Questo si fa! Alcuni tornano con la cicatrice, altri muoiono. Per questo io vorrei oggi ricordare questo ragazzo Loan.
Ci costa riconoscere l’ingiustizia sociale che spinge due bambini, magari abitanti dello stesso rione o condominio, a imboccare strade e destini diametralmente opposti, perché uno dei due è nato in una famiglia svantaggiata. Una frattura umana e sociale inaccettabile: tra chi può sognare e chi deve soccombere. Ma Gesù ci vuole tutti liberi, felici; e se ama ogni uomo e ogni donna come suo figlio e figlia, ama i più piccoli con tutta la tenerezza del suo cuore. Perciò ci chiede di fermarci e di prestare ascolto alla sofferenza di chi non ha voce, di chi non ha istruzione. Combattere lo sfruttamento, in particolare quello minorile, è la strada maestra per costruire un futuro migliore per tutta la società. Alcuni Paesi hanno avuto la saggezza di scrivere i diritti dei bambini. I bambini hanno diritti. Cercate voi stessi su internet quali sono i diritti del bambino.
E allora possiamo chiederci: io cosa posso fare? Prima di tutto dovremmo riconoscere che, se vogliamo sradicare il lavoro minorile, non possiamo esserne complici. E quando lo siamo? Ad esempio quando acquistiamo prodotti che impiegano il lavoro dei bambini. Come posso mangiare e vestirmi sapendo che dietro quel cibo o quegli abiti ci sono bambini sfruttati, che lavorano invece di andare a scuola? La consapevolezza su quello che acquistiamo è un primo atto per non essere complici. Vedere da dove vengono quei prodotti. Qualcuno dirà che, come singoli, non possiamo fare molto. È vero, ma ciascuno può essere una goccia che, insieme a tante altre gocce, può diventare un mare. Occorre però richiamare anche le istituzioni, comprese quelle ecclesiali, e le imprese alla loro responsabilità: possono fare la differenza spostando i loro investimenti verso compagnie che non usano e non permettono il lavoro minorile. Molti Stati e Organizzazioni Internazionali hanno già emanato leggi e direttive contro il lavoro minorile, ma si può fare di più. Esorto anche i giornalisti – ci sono qui alcuni giornalisti – a fare la loro parte: possono contribuire a far conoscere il problema e aiutare a trovare soluzioni. Non abbiate paura, denunciate, denunciate queste cose.
E ringrazio tutti coloro che non si voltano dall’altra parte quando vedono bambini costretti a diventare adulti troppo presto. Ricordiamo sempre le parole di Gesù: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Santa Teresa di Calcutta, gioiosa operaia nella vigna del Signore, è stata madre delle bambine e dei bambini tra i più disagiati e dimenticati. Con la tenerezza e l’attenzione del suo sguardo, lei può accompagnarci a vedere i piccoli invisibili, i troppi schiavi di un mondo che non possiamo lasciare alle sue ingiustizie. Perché la felicità dei più deboli costruisce la pace di tutti. E con Madre Teresa diamo voce ai bambini:
«Chiedo un luogo sicuro
dove posso giocare.
Chiedo un sorriso
di chi sa amare.
Chiedo il diritto di essere un bambino,
di essere speranza
di un mondo migliore.
Chiedo di poter crescere
come persona.
Posso contare su di te?»(S. Teresa di Calcutta)
![]() |
|
[Home page | Sommario Rivista]
realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento
15 marzo, 2025