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elebrare la Settimana Santa ovvero la "Settimana maggiore", significa accompagnare Gesù nel momento culminante della sua vita terrena, quando cioè si offre all’Eterno Padre per la salvezza di tutti gli uomini. La Settimana Santa, prende questo nome perché è il cuore e il centro di tutto l’anno liturgico, nel corso del quale noi non seguiamo un’idea, ma una persona che è Cristo Salvatore.La liturgia nella sua secolare sapienza, nello specifico ci aiuta a penetrare i momenti drammatici e conclusivi della vicenda terrena di Gesù. In questi giorni santi, ci impegniamo a seguire con ancora più attenzione i passi di Gesù e, attraverso la celebrazione dei riti, riviviamo nella nostra vita l’immolazione di Gesù.
Nel cammino ci aiutano le parole dell’Apostolo Pietro: "Egli ci ha dato l’esempio perché ne seguiamo le orme" (1Pt 2,21). Noi guardiamo a Cristo e ci uniamo a lui con la nostra vita nell’offerta totale di sé, così anche noi ne possiamo trarre beneficio spirituale.
Il Triduo Pasquale richiama i tre giorni promessi da Cristo, nel quale avrebbe sofferto, sarebbe stato crocifisso, sepolto, però al terzo giorno sarebbe resuscitato. Nel Triduo il terzo giorno è visto come il giorno creato dal Signore, terzo giorno che coincide con l’ottavo della Creazione: il primo giorno dopo il sabato, ovvero dopo i sette giorni della Creazione, l’ottavo è la nuova Creazione.
La Domenica delle Palme
La Domenica di Passione, chiamata comunemente delle Palme, è domenica di Passione perché sin dall’antichità il racconto della Passione, letto in questo giorno, ha impressionato profondamente la comunità cristiana ed ha il compito di introdurre Gesù non solo in Gerusalemme, ma anche nell’ora del Sacrificio. I rami di ulivo e di palma simboleggiano e prefigurano la vittoria del martirio e Cristo è il martire per eccellenza, entra nel santuario per dare testimonianza dell’offerta totale di sé, con l’immolazione sacrificale per i peccati del mondo.
Per questo motivo la Chiesa ha riservato non solo il Venerdì Santo, ma anche la Domenica delle Palme, alla meditazione sulla Passione di Cristo. La riflessione sui dolori di Gesù ha la funzione di condurre ognuno di noi, con l’aiuto della Grazia, a vivere e ad agire secondo quella carità che ha spinto Gesù a dare la sua vita per noi.
Nella Domenica delle Palme con l’orazione Colletta, sacerdote e popolo insieme, pregano il Padre perché possano: "sempre aver presente l’insegnamento della sua Passione per partecipare alla gloria della Resurrezione". Chiaramente emerge il fatto che attraverso la Passione di Gesù noi meritiamo la gloria della Resurrezione.
La bellezza della Settimana Santa consiste proprio nel passare dalla gioia dell’ingresso in Gerusalemme alla tristezza della Passione per poi tornare, dopo la gioia della mistica cena, all’angoscia del Getsemani e al dramma del Venerdì Santo e infine giungere alla speranza del Sabato Santo e alla gioia potente della Domenica di Resurrezione.
Il Triduo Pasquale
All’interno della Settimana Santa si colloca il Triduo Pasquale che ha il suo anticipo il Giovedì Santo, perché il Triduo Pasquale strettamente inteso è Venerdì, Sabato e Domenica.
Nella liturgia romana c’è un inizio il giovedì sera con la commemorazione della Cena del Signore, per cui i tre giorni vanno dal vespro del giovedì fino al vespro della domenica. E’ l’unico momento dell’anno in cui si celebra una Messa per commemorare la Cena del Signore, perché – contrariamente a quanto molti credono - la Messa non commemora l’ultima cena. La Santa Messa è la ripresentazione del sacrificio di Gesù sulla croce e quindi la cena di Cristo, l’ultima cena, in realtà non è più celebrata perché i gesti che Gesù ha compiuto in quella cena sono stati trasfigurati nell’offerta del suo corpo e del suo sangue sulla Croce.
Una caratteristica della Messa "In Coena Domini", è la "Lavanda dei Piedi". Solo l’Evangelista Giovanni parla di questo gesto simbolico compiuto da Gesù e con ciò vuole sottolineare che quanto Cristo ha fatto e ha detto, cioè l’Eucarestia intesa come l’offerta di sé, ha un simbolo nel gesto della purificazione compiuta. Gesù compiendo questo atto vuole significare a noi che l’Eucarestia celebrata implica un servizio. "Gesù ha voluto dire: guardate che dovete lasciarvi lavare i piedi da me, dovete lasciarvi fare da me, non dovete mettere voi davanti a me" (Nicola Bux).
Aldilà delle letture di tipo sociologico, la Lavanda dei Piedi ha un profondo significato sacramentale, è un richiamo al fatto che il Sacramento dell’Eucarestia è il Sacramento dell’obbedienza dell’uomo a Dio perché Cristo ha obbedito al Padre.
Il Venerdì Santo invece è dedicato alla Passione di Cristo, in questo giorno non viene celebrata la Messa, c’è una commemorazione liturgica attraverso le preghiere e il centro è l’adorazione della Croce dopo aver meditato sulla Passione secondo San Giovanni.
Il Sabato Santo è un giorno "aliturgico" cioè senza alcuna liturgia perché è dedicato alla meditazione e all’attesa. Meditazione su Cristo sepolto e attesa della sua Resurrezione con Maria. In tanti luoghi si celebra "L’Ora delle Madre", una devozione nel quale si commemora la trepida attesa da parte della Vergine Maria per la Resurrezione del suo Figlio.
Il Sabato è il giorno del silenzio dove Dio-Verbo tace, è l’ora nel quale il Figlio Verbo Incarnato scende "agli inferi", cioè nelle profondità della terra, per mostrare la sua condivisione con la condizione umana. Gesù è sceso dove la tradizione ebraica colloca le ombre dei morti che aspettavano l’ingresso in Paradiso, chiuso dopo la cacciata di Adamo. Cristo con il suo mistero di Morte e Risurrezione ha riaperto il Paradiso ed è sceso agli inferi, ha preso per mano i progenitori Adamo ed Eva e con loro tutti i patriarchi e i giusti che, pur essendo stati giusti, non avevano potuto entrare nel Paradiso perché chiuso, Paradiso che invece la morte di Cristo ha riaperto.
La sera del Sabato Santo viene celebrata la Veglia Pasquale caratterizzata da alcuni elementi fondamentali anche per la stessa natura: il fuoco, la luce, l’acqua, il vino, il pane, l’olio. Tutti i sacramenti entrano in gioco la Notte di Pasqua per indicare che Cristo viene a rinnovare tutte le cose. Attraverso il rinnovamento delle cose, anche quelle materiali, Gesù fa passare la potenza della sua resurrezione.
Il fuoco dirompente che da avvio alla Veglia indica proprio la "colonna di fuoco", la potenza divina che dalla Creazione passa attraverso la liberazione di Israele dall’Egitto, giunge fino alla Resurrezione e alla Pentecoste, il fuoco dello Spirito Santo. E poi naturalmente tutto è meditato con una trilogia di lettura-salmo-preghiera che caratterizza la lunga liturgia della Parola della Notte pasquale. La terza parte della Veglia è caratterizzata dall’acqua che distrugge il peccato e regala una vita che salva, che rigenera. Dalla rigenerazione del Battesimo si passa al quarto momento della Veglia che è l’offerta del Sacrificio Eucaristico, il Risorto si mostra vittorioso spezzando il pane e consacrando il vino. Da questo Sacrificio tutti traggono il beneficio della riconciliazione e la gioia è espressa nel canto del Preconio Pasquale (Exultet), questo celebre inno che apre la Veglia Pasquale e innalza al Cielo la lode cosmica di tutte le creature e delle schiere degli angeli per la Resurrezione che viene comunicata anche agli uomini.
Infine la Domenica di Pasqua vede le donne al mattino presto dirigersi verso la tomba di Gesù e trovarla vuota perché il Signore della vita era risorto. La gioia della Resurrezione è espressa nel canto della Sequenza Pasquale: "Victimae paschali laudes". La Sequenza è scritta in forma poetica ed è tra le più note del repertorio liturgico ed appartiene al gruppo delle sequenze conservate anche dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II (Lauda Sion salvatorem, Veni Sancte Spiritus e Stabat Mater). La composizione, ritenuta dell’XI secolo, viene generalmente attribuita al monaco Wippone, cappellano dell’imperatore Corrado II. Il testo ricorda il fatto straordinario della resurrezione di Cristo e coinvolge in prima persona una testimone di quel fatto: Maria di Magdala che, secondo il racconto evangelico di Giovanni, ha avuto il privilegio di incontrare per prima il Risorto.
Il gaudio pasquale prosegue con l’Ottava di Pasqua e con il tempo liturgico di Pasqua che dura cinquanta giorni, includendo le solennità dell’Ascensione e della Pentecoste.
La Pasqua dunque è l’Alleluia speciale dell’uomo; è il grido di gioia dell’umanità intera. Il motivo di questa gioia risiede nel fatto che questo è il "giorno di Cristo Signore", Salvatore e Redentore di tutto ciò che esiste ed è salvabile. E’ il giorno nel quale si manifesta la gloria di Cristo, ma la Pasqua del Signore è anche la "nostra Pasqua" da celebrare "con azzimi di sincerità e di verità" (1Cor 5,7-8), cioè liberi dal peccato. Soltanto così si celebra la vera Pasqua di Risurrezione!
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ultimo aggiornamento
12 maggio, 2025