studi Vangelo e santità laicale

a cura della Redazione

 

Pierangelo Capuzzimati nasce a Taranto il 28 giugno 1990 e vive con la sua famiglia a Faggiano, piccolo paese a pochi chilometri dal capoluogo di provincia. Pierangelo è un bambino come tanti, sereno e tranquillo, si distingue però dai suoi coetanei per la profondità dello sguardo e la serietà dei ragionamenti.

Nel 1996, a sei anni, inizia il suo percorso scolastico presso la scuola elementare "G. Granata" di Faggiano, dove frequenta i cinque anni, stupendo tutti per la straordinaria capacità di apprendere e l’incredibile sete di conoscenza. Terminata la scuola elementare, nel 2001 si iscrive alla scuola media "Alfieri" di Taranto, che frequenta con grandissimo impegno e ottimo profitto, e comincia a coltivare l’amore per la lettura. Nel 2003 riceve il sacramento della Confermazione.

Nell’estate del 2004 Pierangelo si ammala di leucemia. La sua vita e quella della sua famiglia vengono completamente stravolte. Iscritto al IV ginnasio presso il Liceo Classico "Archita" di Taranto, è costretto dai continui ricoveri ospedalieri e dai lunghi periodi di convalescenza a frequentare saltuariamente, pur tenendosi sempre in contatto con compagni e professori: studia a casa con l’aiuto di un insegnante latino e greco, materie completamente nuove, si prepara da autodidatta nelle altre materie. Nei brevissimi periodi in cui riesce a frequentare, svolge i compiti in classe, si fa interrogare: i risultati lasciano senza parole compagni e professori. Pierangelo rivela una straordinaria capacità di rielaborazione personale, oltre che una incredibile cultura, frutto anche delle letture sempre più impegnative, divenute per lui insostituibili compagne di interminabili giornate. Promosso a pieni voti alla classe successiva, durante l’estate del 2005 si sottopone a trapianto del midollo: l’intervento sembra essere riuscito bene, ma il protocollo post-operatorio prevede una lunga convalescenza che non gli consente di frequentare la V ginnasio.

Continua a studiare per suo conto e a maggio del 2006 sostiene gli esami di idoneità alla I liceo: viene promosso con la media del nove. Un’altra estate tra alti e bassi e un altro anno scolastico, quello della prima liceale, frequentato a singhiozzo: i risultati sono comunque lusinghieri e la sua preparazione risulta sempre superiore alla media.

Nell’agosto del 2007 si sottopone a un secondo trapianto: stesso iter, stesso protocollo e stesso continuo impegno per non perdere l’anno scolastico. Lo studio e la lettura riempiono le sue giornate. Purtroppo la malattia ha il sopravvento: il 30 aprile 2008 Pierangelo conclude la sua vita terrena alla soglia dei diciotto anni.

Quella di Pierangelo sarebbe stata una storia drammatica come tante altre se il protagonista non fosse stato un ragazzo animato da una fede immensa, pur cresciuto in un ambiente familiare piuttosto indifferente ai temi religiosi.

In questa storia, la malattia e la sofferenza sono il mezzo attraverso il quale il soffio dello Spirito fa nascere e sviluppare una fede che porta un figlio a diventare "padre" dei propri genitori. Pierangelo, che fin dai primi momenti della malattia ha visto in essa un progetto di Dio, abbandonandosi totalmente al suo "amico Gesù", genera alla fede molti di coloro cha ha intorno, a iniziare dai suoi genitori.

Le sue affermazioni sulla malattia come dono, sulla limitatezza della mente umana a comprendere i progetti divini, sull’importanza dell’appartenenza alla Chiesa e della preghiera comune e altre che pronunciò a suo padre e sua madre negli ultimi giorni della sua vita, hanno costituito le fondamenta di un cammino di conversione continua di chi viveva attorno a lui.

Il 26 aprile 2018 la Santa Sede ha concesso il nulla osta per l’apertura del Processo di Beatificazione, mentre l’inchiesta diocesana è iniziata il 10 gennaio 2020, presso la Curia Arcivescovile di Taranto, concludendosi il 24 gennaio 2025 nella chiesa di Maria Santissima Assunta a Faggiano.

A ricordare la figura di Pierangelo all’agenzia di stampa Aci Prensa è il Postulatore della Causa, don Cristian Catacchio: "La storia di Pierangelo è particolarmente significativa per le nuove generazioni, che spesso cercano modelli positivi da seguire. La sua vita ci ricorda che, anche di fronte alle prove più dure, la fede e la speranza possono darci la forza per andare avanti". Don Cristian continua dicendo: "La sua forza interiore era straordinaria. La sua serenità sconcertava e trasmetteva a chi gli stava accanto la sensazione che tutto fosse normale. Colpiva il suo modo di parlare e di comportarsi: tranquillo, maturo, con una pace interiore inimmaginabile".

Il sacerdote lo descrive come un ragazzo pieno di vita, capace di godere anche delle piccole cose: "Più approfondiva la conoscenza, più scopriva la grandezza del mondo dentro e attorno a noi, inebriandosi della bellezza che ci circonda". Pierangelo aveva dunque una spiritualità francescana: ammirava la natura e ogni sua creatura, apprezzando dettagli spesso trascurati, ma ha coltivato anche un profondo interesse per le figure dei Papi, in particolare Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che ha avuto modo di incontrare.

La preghiera del Servo di Dio era intensa e si affidava a Gesù come ad un amico vero e sempre Don Cristian commenta dicendo che: "Pierangelo ha vissuto appieno i suoi anni, trasformando il proprio corpo in un messaggio di speranza. Non si è lasciato abbattere dalla malattia, ma ha scelto di donarsi agli altri con serenità, con il suo sorriso luminoso e spontaneo, offrendo sostegno morale ai compagni di scuola".

"Cos’è la religione? Cosa è la fede? Chi, Dio?
È un bisogno, una necessità,
la verità che traspare dal volto di ognuno".
Pierangelo Capuzzimati, Servo di Dio

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ultimo aggiornamento 12 maggio, 2025