studi Vangelo e santità laicale

a cura della Redazione

 

Santa di nome e di fatto, o almeno tale la ritiene la Diocesi di Bari, che nel 1998, quindi ad appena sette anni dalla morte, ha dato avvio alla causa di beatificazione di Santa Scorese, morta ammazzata ad appena 23 anni.

È figlia di un poliziotto e di una casalinga, ma soprattutto è figlia del ’68 nel senso più vero del termine. Nasce infatti il 6 febbraio 1968 e la sua vita è una straordinaria combinazione di spiritualità, tante quante sono le "esperienze forti" che attraversa nella sua breve vita.

Prima di tutto, in ordine cronologico, viene la spiritualità salesiana, che respira nella sua parrocchia di origine e che le trasmette una grande devozione mariana. Negli anni dell’adolescenza è plasmata poi dalla spiritualità focolarina e dalla forte personalità di Chiara Lubich, mentre nei suoi ultimi anni è affascinata da san Massimiliano Kolbe e s’avvicina alle Missionarie dell’Immacolata, ispirate alla spiritualità di quel francescano martire ad Auschwitz, senza dimenticare l’influenza ricevuta anche dall’Azione Cattolica.

Tra un’esperienza e l’altra c’è la fatica di una ragazza con "la testa a posto", che studia e riesce bene a scuola perché è consapevole dei sacrifici suoi genitori per farla studiare, ma che ha imparato anche a regalare il suo tempo agli altri. Per questo la si trova tra i Pionieri della Croce Rossa, al fianco di una giovane famiglia con problemi, nel coro Gen, tra i catechisti della parrocchia, sempre disponibile ad ascoltare, consigliare, confortare chiunque.

Con tali e tanti impegni, resta davvero un mistero dove riesca a trovare ancora il tempo per studiare, eppure il libretto universitario parla chiaro. È solo passata da Medicina a Pedagogia, perché ha fretta di tuffarsi in una professione con la quale "esser d’aiuto a chi soffre".

Ancora più brillante del suo curriculum scolastico è però il suo itinerario spirituale: abituata fin da ragazzina ad avere un confessore stabile e un consigliere spirituale, si lascia docilmente guidare negli anni verso una fede matura e coraggiosa; anche i movimenti nei quali milita servono a darle una solida formazione.

All’insaputa di tutti comincia a scrivere il suo diario spirituale, trovato con sorpresa solo dopo la sua morte, dalle cui pagine si riesce a capire che per Santa "solo Dio è ciò che conta", perché Lui soltanto "è veramente l’unico incrollabile punto fermo della vita di ognuno di noi".

Passa in mezzo agli amici e alle amiche dei suoi gruppi come "una ragazza dinamica, viva, allegra, piena di iniziative e di idee", raccontano oggi le testimonianze, che ci tengono a sottolineare anche come sia facile "socializzare e condividere esperienze con lei". Tutti la apprezzano "per la sua semplicità e schiettezza, ma anche per la sua caparbietà e la sua ostinatezza nell’affermare i suoi principi e i suoi valori".

Nelle pagine del suo diario passa gradatamente dal sogno di "un uomo da amare, con il quale condividere tutta la vita", ad un amore più alto e più grande per il suo Dio, al quale un giorno sussurra: "Io sono contenta di stare innamorandomi di Te". Per qualche mese accarezza l’idea di aggregarsi alle Missionarie dell’Immacolata, poi rimanda la decisione a dopo la tesi, in attesa che "questo Dio, che si è innamorato di me senza sapere che si è andato a cercare un guaio", faccia più luce sulla sua vocazione.

Nel 1989 un giovane psicopatico, che casualmente l’ha sentita proclamare la Parola di Dio durante una celebrazione nella cattedrale di Bari, si invaghisce morbosamente di lei, seguendola ad ogni passo: la perseguita, la provoca, l’aggredisce persino.

Il giovane riesce ad intercettare ogni suo spostamento e la minaccia: "Tu sarai mia o di nessuno". Con lettere, telefonate, parole oscene, messaggi registrati giura di "farla secca" se non smette di frequentare le chiese e non inizia una relazione con lui: un caso di stalking in piena regola, all’epoca non perseguibile e che nessuno riesce ad arginare, né la scorta della polizia, né le varie diffide che gli vengono fatte.

Per Santa è in gioco, oltre la sua dignità di donna, anche la sua fede, cui non è disposta a rinunciare per niente al mondo. "Se dovesse capitarmi qualcosa, ricordati che io ho scelto Dio", dice al suo padre spirituale; alcune sere dopo, il 15 marzo 1991, tornando a casa dalla riunione con il gruppo giovanile di Azione Cattolica, è aggredita alle spalle sulla porta di casa dal suo giovane persecutore con quattordici coltellate. Muore alcune ore dopo, in ospedale, e un medico testimonia che le sue ultime parole sono di perdono per l’uomo che l’aveva uccisa.

Per volontà della sorella, nel suo ultimo viaggio Santa, viene rivestita di un abitino di colore rosso, come il sangue versato a causa di un’ossessione travestita d’amore, rosso come la passione per Cristo che l’aveva animata fino all’ultimo giorno della sua esistenza.

Il giorno del funerale era circondata da una folla di giovani venuti a renderle omaggio. Tra loro, i volontari della Croce Rossa, i focolari, le missionarie di Padre Kolbe, la Caritas di Palo del Colle, così come i suoi amici, gli ex insegnanti del Liceo Flacco e gli anziani dell’ospizio a cui aveva prestato soccorso.

Durante la celebrazione, Don Tino Lucariello – padre spirituale della Serva di Dio – ribadirà pubblicamente la vocazione di Santa: "Dinanzi all’esplicito invito di testimoniare la propria fede a qualunque prezzo, Santa non ha avuto esitazioni: Qualsiasi cosa mi succeda, io ho scelto Dio".

Domenica 5 aprile 1998, durante le celebrazioni della XIII Giornata mondiale della gioventù, Mons. Mariano Magrassi, arcivescovo di Bari-Bitonto, ha annunciato ufficialmente l’apertura dell’inchiesta diocesana per la causa di beatificazione di Santa, nominando il postulatore Don Vito Bitetto. La fase diocesana si è conclusa il 7 settembre 1999 e le sue risultanze sono state registrate a Roma il 18 ottobre 1999 dalla Congregazione per le Cause dei Santi.

Su di lei è stato realizzato, nel 2019, il docufilm "Santa subito" curato da Alessandro Piva. La pellicola ha ottenuto molteplici riconoscimenti, meritandosi la vittoria al XIV Festival del Cinema di Roma.

Santa Scorese, è morta da martire dei giorni nostri, perché da donna ha difeso fino in fondo la dignità della sua persona. La sua vita non poteva che finire così, lei che aveva accolto con coraggio il mistero, desiderava solo la pienezza di una strada, la felicità in Dio.

"Vorrei avere le ali di un’aquila

e spiccare voli sempre più alti verso di Te, che sei l’Altissimo

e non accontentarmi delle basse quote".

Santa Scorese, Serva di Dio

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 03 luglio, 2025