"La Chiesa è il sacramento di Gesù Cristo come Gesù Cristo nella sua umanità è il sacramento di Dio" (De Lubac).
Il Vaticano II ha affermato molte volte al sacramentalità della Chiesa (17). Nello stesso Prologo della L.G. ci dice: "La Chiesa e, in Cristo, come un sacramento o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano".
La comunità di coloro che credono in Gesù non è semplicemente una società che vive del suo ricordo e della sua dottrina. E' il Corpo di Cristo vivo. Come Corpo è una realtà che si può percepire. Come Corpo di Cristo offre al Signore Gesù, ritornato al Padre, la sua corporeità e visibilità. Attraverso questo Corpo, Cristo offre agli uomini il suo amore misericordioso e salvatore. In questo Corpo incontrano i credenti la consolazione della Scrittura, il Pane che fortifica i deboli, il perdono che guarisce i peccatori. La Chiesa è, dunque, in quanto Corpo di Cristo, vero Sacramento primordiale: segno e strumento dello stesso amore misericordioso del Signore Gesù (18) e, mediante lui, epifania e comunicazione della misericordia di Dio.
Questa Chiesa che annuncia e incarna la misericordia di Dio, non può pretendere di rinchiuderla esclusivamente dentro i propri confini. La nuova umanità non esiste solamente in "quelli che credono in Cristo, ma anche in tutti gli uomini di buona volontà nel cui cuore opera invisibilmente la grazia" (19). La misericordia di Dio come dimensione salvifica si realizza anche in qualche misura fuori dei confini della Chiesa. Ma è la Chiesa quella porzione di umanità nella quale per l'azione dello Spirito si dà la coscienza chiara, l'annuncio verbale esplicito, la devota attualizzazione sacramentale, la coraggiosa realizzazione personale e istituzionale e la umile petizione della misericordia di Dio. Alla Chiesa compete di rendere esplicito l'implicito, formulare quello che non è formulato, tematizzare quello che si è percepito confusamente, intensificare quello che si vive in modo debole. Nel fare questo è per il mondo sacramento della misericordia.
Questa condizione di essere segno e strumento della misericordia è per la Chiesa sorgente perenne di impegni. Secondo il detto "cerca di essere quello che sei", la Chiesa deve arrivare ad essere ogni volta sempre di più quello che già è per vocazione, per la sua natura ed anche per i suoi frutti. E questo nonostante che per la sua fragile condizione realizzi questa dinamica "non senza ombre", "nella forza e nella debolezza" (20).
L'annuncio della Parola, la Celebrazione comunitaria della fede e il servizio della carità, i tre grandi vettori della Chiesa in azione, devono impregnarsi dello Spirito di misericordia del suo unico Signore e Maestro. Al seguito di Gesù che "si è fatto povero per noi" deve amare i bisognosi con lo stile proprio di Gesù: con un amore gratuito, "non provocato", disinteressato. Come Lui la Chiesa dovrà scoprire gli individui e i gruppi emarginati di ogni luogo, di ogni tempo: "gli inutili", i "senza-futuro". Come Lui deve avvicinarsi, fino al punto di provocare lo scandalo di molti, a questa gente senza speranza a farsi compagna delle persone e dei popoli senza futuro che stanno lentamente morendo. Come Lui dovrà "fare della opzione per gli emarginati il distintivo della sua azione" (21). Questo servizio appartiene alla Chiesa e nessuno ce lo può togliere.
17) LG. 1; LG. 9: LG. 48: GSp. 45; SC. 5.
18) Cfr. SEMMELROTH: "La Iglesia como sacramento original". San Sebastiàn 1963. Dinor, p. 35-36.
19) G. Sp. 22.
20) Documenti del Vaticano II: "Relationes de singulis numeris", al n. 8 della L. G.
21) GONZALES FAUS: "La humanidad nueva". Madrid Sal Terrae. 1974. Vol. I, p. 94. E' molto utile la lettura delle pagine 87-122.