Benvenuti nella mia casa.

VERSO “LA CASA DI MADRE SPERANZA” (7)
SEMPLICEMENTE GRAZIE!

Paolo Damosso

 

Carissimi,

mi sembra ieri il momento in cui ho iniziato a scrivere su queste vostre pagine, raccontando un sogno che si stava realizzando.

Ero in vacanza, in pieno agosto e incominciavo a raccontarvi del progetto "Casa di Madre Speranza" che prendeva forma, augurandomi che tutto potesse andare per il meglio.

Ora la Casa è aperta!

Che emozione l’otto febbraio… quanta attesa, quante corse… quanta tachicardia!

Eh sì! Devo ringraziare anche il mio cuore che ha retto tutti quegli sbalzi di battiti sempre più veloci, quelle aritmie, seguendo le emozioni che si accavallavano.

Le ultime due settimane di preparazione sono state veramente intense e vissute come fosse un unico giorno, spezzato da brevi pause notturne, in cui la mente continuava a viaggiare, a farsi domande e a trovare soluzioni.

Non potrò mai comunicare fino in fondo cosa ha rappresentato per me questo progetto realizzato.

Posso però fare una confidenza a voi che avete letto con costanza questi articoli e che avete partecipato incoraggiandomi allo sviluppo dei lavori.

Abbiamo lavorato molto per controllare anche i più piccoli dettagli fino alla sera della vigilia, il sette febbraio. E nel tardo pomeriggio mi aggiravo nelle stanze della Casa per verificare ancora che fosse tutto a posto e per fare alcune fotografie con il mio smartphone, come volessi fissare nella memoria non solo le immagini ma anche il mio stato d’animo. Ed è in quel momento che, in modo inspiegabile, mi sono commosso, visibilmente, da solo, all’improvviso, tanto da stupirmi di me stesso. Un momento breve ma intenso, celato dalla preoccupazione che nessuno se ne accorgesse.

Un fatto che si è ripetuto anche il lunedì 12 febbraio, prima della nostra partenza verso Torino, questa volta di fronte alla tomba di Madre Speranza.

Siamo passati diverse volte in quei giorni. Era un modo per salutare la Madre e, spesso, anche per chiederle un sostegno in questo lungo cammino.

L’ultimo giorno mi sono trovato davanti a lei insieme ad Antonella, Tony e Marina che non ha mai fatto mancare la sua preziosa presenza.

Come sempre è nata spontanea una preghiera comune, ad alta voce, ma io faticavo a dirla per una nuova evidente commozione.

Due momenti che identificano uno stato d’animo e che mi hanno colpito per la scoperta di poter vivere l’esperienza di cogliere le lacrime come segno di riconoscenza, di fatica, di gioia, di affetto, di appartenenza, di gratitudine, di devozione e di fede condivisa e toccata con mano.

Mi sono permesso di aprire il mio cuore perché dopo tutto questo tempo, mi sento parte della grande famiglia di Madre Speranza.

Grazie! Grazie a tutti!

Alla vigilia dell’apertura ho vissuto anche l’emozione della visita, divise per gruppi, delle Ancelle dell’Amore Misericordioso. Molte di loro, nel corso della vita, hanno vissuto giornate e momenti indimenticabili in quelle stanze, per cui vederle in ascolto del sottoscritto che raccontava il percorso, mi ha creato momenti d’imbarazzo perché sarebbe stato ben più giusto che fossi io ad ascoltarle. Quindi, oltre a ringraziarle chiedo loro scusa, perché la memoria viva di ognuna è preziosissima e deve essere valorizzata per il futuro in ogni modo. Quando si incontra un’Ancella occorre mettersi prima di tutto in ascolto.

Un particolare ringraziamento va anche ai Figli dell’Amore Misericordioso di cui ho sentito sempre la vicinanza, incontrandoli quotidianamente mentre raggiungevo la Casa, dovendo passare all’interno degli spazi in cui vivono. A loro mi sono rivolto spesso ed ho sempre incontrato partecipazione ed incoraggiamento.

"Uniti come una pigna" ripeteva Madre Speranza ed io posso essere testimone di questa vita fraterna fra le Ancelle e i Figli. Un bell’esempio di comunione.

Tornando ai giorni della vigilia, particolarmente intensa è stata anche la visita di S.E. mons. Domenico Cancian e i suoi preti della diocesi di Città di Castello. Anche in questo caso si è vissuto un momento di forte condivisione. Ma non è stato l’unico Vescovo a fare visita alla casa prima dell’inaugurazione. Desidero ringraziare di cuore il Vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi, S.E. Mons. Benedetto Tuzia, e S. E. Mons. Mario Ceccobelli, vescovo emerito della Diocesi di Gubbio.

Molto importante per me è stato il percorso fatto insieme a padre Mario Gialletti, con cui ho intrattenuto sempre dialoghi profondi e ispirati e di cui non posso dimenticare un abbraccio molto intenso all’uscita dell’ultima stanza della Casa.

Questo è avvenuto prima del fatidico giorno dell’inaugurazione che segnava soprattutto i trentacinque anni della salita al cielo di Madre Speranza e la sua festa liturgica.

Dall’otto all’undici febbraio, a seguito dell’apertura della Casa, sono proseguite poi le visite ufficiali.

Un sogno tanto immaginato, pensato, programmato e anche sofferto, ora è diventato concreto e a disposizione di tutti!

La giornata della Festa è incominciata presto, alle otto, per una solenne celebrazione eucaristica, in corrispondenza dell’ora in cui la Madre ha salutato i suoi figli. Di seguito ci siamo trasferiti all’auditorium Giovanni Paolo II.

Raccontare questa esperienza di fronte a molte persone è stato per me soprattutto un momento di ringraziamento alla Famiglia dell’Amore Misericordioso, a Madre Speranza e al Signore per la Grazia ricevuta da questa straordinaria avventura.

È seguita la benedizione, il taglio del nastro, le persone che facevano la fila… mi pareva tutto meravigliosamente sorprendente e al di là delle mie aspettative.

I due superiori generali, padre Aurelio e madre Speranza, erano lì ad accogliere le prime persone che entravano, un segno evidente della loro vicinanza che ho sempre sentito fin dall’inizio. Grazie di cuore anche a loro!

E poi c’erano le persone, pazientemente in coda, che mi raccontavano le storie vissute lì, quando erano in fila per incontrare la Madre. Ricordo un gruppo di Mendrisio, dalla Svizzera italiana, con i loro ricordi preziosissimi.

Da quel momento è stata un’alternanza di incontri che sono e saranno sempre vivi dentro di me.

Penso ai tanti giovani, più di cento, che abbiamo guidato la sera dopo cena. Avevano finito di ballare allegramente sotto la tensostruttura di fronte e poi hanno percorso le varie stanze con una compostezza e una partecipazione senza pari.

Che dire poi del gruppo delle lavoratrici dipendenti che vivono nella quotidianità al fianco della famiglia dell’Amore Misericordioso e della memoria di chi ha fatto un pezzo di strada con la Madre.

Tutto poi è culminato la domenica undici febbraio, con la presenza di S.E. il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e Presidente della CEI, che ha conosciuto personalmente Madre Speranza e ha voluto percorrere l’itinerario con grande attenzione, osservando, informandosi e guardando tutti i contributi filmati. Le sue parole dette in Basilica nel corso della celebrazione eucaristica ci hanno veramente colpiti ed hanno suggellato un momento davvero unico per passione, intensità e condivisione.

Mi preme ancora ringraziare madre Lucia, madre Stella, padre Ireneo e padre Vittorio che hanno seguito passo passo il nostro progetto con grande incoraggiamento, sempre disponibili con il loro sorriso e consigli preziosissimi.

Il mio pensiero di riconoscenza va anche ai Laici dell’Amore Misericordioso, avendo potuto conoscere i responsabili, nazionale (Antonella Mastrangeli) ed internazionale (Federico Antonucci), che mi hanno trasmesso una grande energia e il desiderio di trasmettere annunciare questo carisma negli ambienti più diversi, ogni giorno.

E non posso dimenticare i tanti volontari che investono il loro tempo prezioso per i servizi più diversi e lo fanno con la gioia di ricevere, di donare, per trasmettere a chi incontrano lo stupore di una scoperta che ha cambiato la loro vita.

Grazie davvero in particolare alle guide della Casa di Madre Speranza con cui mi sono intrattenuto maggiormente e che sono animate da un Sacro Fuoco che non può lasciare indifferenti.

Potrei non fermarmi più… ma devo farlo! Sono molti i nomi e i volti che mi porto nel cuore, perché non c’è angolo dove non abbia trovato braccia aperte: dalla chiesa, alle piscine, alla cucina, al bar, alla reception, al forno del pane, alla sala da pranzo, al punto delle informazioni… todo por amor!

Un’esperienza che mi ha fatto capire quanto Madre Speranza sia ancora viva e presente, quanto possa parlarci, possa ispirarci ed indicarci la strada. Resta ancora, in conclusione, una domanda che mi sono fatto fin dagli inizi: che cosa i pellegrini devono portarsi a casa dopo questa visita?

La risposta, alla luce di tutto ciò che ho vissuto, è davvero in poche parole:

Il Buon Gesù è lì ad attenderci.

Il Roccolo può ancora catturarci.

La Parola può ancora nutrirci.

 

 

 

 

 

 

 

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ultimo aggiornamento 15 marzo, 2018