ROBERTO LANZA |
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ome ormai sappiamo, il Papa Francesco, ha indetto un Anno speciale dedicato alla figura di San Giuseppe, proprio nel giorno (8 Dicembre 2020) in cui ricorrono i 150 anni del Decreto Quemadmodum Deus, con il quale il Beato Pio IX° dichiarò San Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica. Si legge nel decreto: "[…] fino all’8 dicembre 2021, sia celebrato uno speciale Anno di San Giuseppe".Tutto questo mi ha colpito molto, non solo per la "potente" personalità di Giuseppe, ma soprattutto perché, nelle Costituzioni della "nostra" Congregazione, al paragrafo riguardante i Protettori, vengono riportate queste parole: "Riconosciamo come protettore anche S. Giuseppe che nella preghiera e nel lavoro ha preparato l’ora della manifestazione dell’Amore Misericordioso". Parole davvero emozionanti che ci introducono direttamente nel mistero di quest’uomo chiamato da Dio ad un compito davvero grande:
preparare l’ora della venuta del figlio di Dio in mezzo agli uomini.
Ma cosa c’entra Giuseppe con l’Amore Misericordioso?
I dati che ci forniscono i vangeli su san Giuseppe sono pochi, ma ci permettono di intuire la grandezza di questo uomo, chiamato da Dio a cooperare così direttamente al mistero della nostra salvezza. La prima volta che il Nuovo Testamento lo presenta, dice di lui: "Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo1. In questo versetto vengono dette esplicitamente queste cose di Giuseppe: in primo luogo che era lo sposo di Maria, poi che era della stirpe di Davide, infine e soprattutto che ebbe il ruolo di "padre" di Gesù. Tuttavia, dopo il ritrovamento di Gesù nel tempio, Giuseppe scompare dalla scena dei vangeli e in essi non c’è la risonanza di una sola parola che lui abbia pronunciato. Ma quale è il motivo che spinge Giuseppe a sciogliere per sempre il suo fidanzamento con Maria? Quale è la realtà che crea incertezza in Giuseppe e lo orienta a prendere questa decisione? Sono le domande che vogliamo farci oggi, ma soprattutto vogliamo cercare di tirare fuori dal "cilindro" alcuni spunti pratici per la nostra fede e per la nostra vita, facciamoci dire da Giuseppe stesso come ha vissuto il dramma, ma anche la bellezza della sua storia con Dio approfondendo alcune sue caratteristiche.
Uomo, obbediente nella Fede.
"Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo".
Quello che accade a Giuseppe, non è una passeggiata di "salute", il problema che emerge in maniera dirompente è che Giuseppe deve fare una scelta: se entrare o meno in una storia che non è la sua, perché quella storia è un’opera di Dio. Quante volte ci troviamo anche noi di fronte a quello che non abbiamo programmato, davanti a qualcosa che non è come pensavamo noi. Molte volte non ti aspetti che la storia importante può essere proprio la tua!
Giuseppe cerca una soluzione davanti al problema, non riesce a denunciare Maria perché in fondo non è proprio convinto, si trova davanti a qualcosa che non capisce, è più grande di lui la cosa che sta vivendo. Questa cosa succede a tutti, magari ti chiamano ad un servizio che è più grande di te, non ti senti adatto e devi decidere cosa fare. Il problema era questo: Maria è incinta a livello umano oppure è veramente è incinta per opera di Dio? Quante volte la crisi con tua moglie/marito, con il tuo collega, con un tuo fratello di comunità, può diventare occasione per incontrare Dio, una questione dove Dio può operare, una "cosa" dove Dio ti chiama a fidarti di lui. Per te può essere un problema, ma potrebbe essere anche un modo dove Dio mi chiama a fare Pasqua.
Questo è il punto: capire se questa è un’opera di Dio o No!
Giuseppe ci chiama a fare un Salto: il salto della fede. Giuseppe si trova davanti ad un problema che si trova dentro al suo matrimonio, ma quella unione è anche un sacramento. Ecco una prima verità, la storia o è una concatenazione di cause ed effetti, oppure è sacramento, è provvidenza, è pedagogia di Dio, ossia il luogo dove si manifesta la potenza di Dio. Giuseppe non sarà sposo e Padre come magari aveva pensato lui, ma lo sarà come lo ha pensato Dio, non sarà Padre "normale", lo sarà come lo ha voluto Dio. Guardate noi cristiani viviamo la stessa cosa, noi non siamo chiamati a vivere in modo normale, noi siamo chiamati a vivere da figli di Dio, ossia come Dio ci vuole.
Questa Pandemia, non si vive da persone normali, ma la dobbiamo vivere da figli di Dio!
Convertirsi significa proprio questo, non compiere più qualcosa magari di sbagliato, ma vuol dire cambiare prospettiva, cambiare lo sguardo su quello che ti accade e vedere in queste pieghe della tua vita, la mano di Dio che ti guida come un Padre, anche magari quando vedi buio intorno a te: "Dammi, Gesù mio, una fede viva per sopportare con gioia quanto tu permetti […]"2 Ancora di più̀, non basta aver fede, ma bisogna avere anche lo "spirito di fede", ossia la perfezione della fede in Dio, non accontentandosi di fare semplicemente il necessario per aver fede, ma anche il possibile, tutto il possibile in modo da renderla sempre più̀ convinta e sempre più̀ convincente, come criterio definitivo e supremo del nostro pensare e del nostro agire. Per mezzo della fede crediamo sì quello che non vediamo, ma per mezzo dello "spirito di fede" noi in qualche modo vediamo ciò̀ che crediamo: la fede è l’occhio del cuore. È lo "spirito di fede" a farci vedere tutte le cose in Dio e Dio in tutte le cose: "Fà che la mia anima gioisca sempre nelle prove che permetti e la tua bellezza, la tua bontà e il tuo amore accendano in me il fuoco ardente della tua carità e mai indietreggi davanti agli sforzi necessari per conseguire la santità che mi chiedi"3.
Uomo, della volontà di Dio.
"Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù".
Questa era la volontà di Dio? O non era piuttosto la mia? Il mio desiderio era anche quello di Dio? Chi di noi non si è mai posto, almeno una volta nella vita, queste domande, non si è mai domandato se la vita che sta conducendo o le scelte che sta compiendo, siano conformi o meno a quello che chiede e vuole il Signore.
Come ha vissuto, allora, Giuseppe questa volontà di Dio?
Il punto di partenza per capire la volontà di Dio e da cui partire è quello che "desideri tu", se vuoi capire la volontà di Dio devi partire da quello che hai tu nel cuore, la prima traccia della volontà di Dio si trova dentro di noi. Dio vuole rendere felici i propri figli: "Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena"4. Dobbiamo smetterla di far passare falsi messaggi su cosa sia la volontà di Dio: il Signore non si mette mai contro quello che desideriamo, perché quel desiderio lo ha messo Lui nel cuore e il Signore vuole che noi lo urliamo questo desiderio, perché se lo gridiamo ad alta voce vuol dire che lo vogliamo veramente. Diceva la Madre Speranza: "Non permettere, Gesù mio che io abbia a desiderare qualche cosa che non sia intenzione tua, giacché non desidero altra cosa che farti piacere e sottomettermi in tutto e per tutto alla volontà del mio Dio. Accendi Gesù mio nel mio cuore il fuoco del tuo Amore e così potrò accettare con gioia la tua Divina Volontà per quanto difficile sia"5. Se approfondiamo la vita di S. Giuseppe appare evidente che è stato veramente un uomo della volontà di Dio.
Non si tratta più, dunque, di scoprire e di eseguire un programma prestabilito, ma di avere fede, di credere pienamente nelle promesse di Dio ed in tutto quello che Lui ha pensato per noi dall’eternità e di restarne fedeli. Come facciamo a dirlo? Secondo i Padri della Chiesa, Giuseppe conosceva non solo il fatto della maternità di Maria, ma sapeva anche l’origine divina di quella maternità. Egli vuole essere giusto verso Maria e vuole essere giusto anche verso il Bambino che nascerà. Egli si mostra giusto non in quanto osserva la legge che autorizzava il divorzio in caso di adulterio: in questo caso egli sa che non c’è stato alcun adulterio. È giusto, invece, perché ritiene che non possa avere dei diritti su quella sposa, dopo che Dio aveva operato in lei cose così grandi; è giusto perché ritiene che se il Cielo si è impadronito di quella creatura, egli doveva ritirarsi da lei. È giusto perché ritiene che non possa desiderare Maria per sé, dopo che Dio l’aveva chiamata al suo totale servizio. Giuseppe aveva solo un desiderio profondo nel suo cuore:
restare fedele alla "legge" del Signore.
Vi fischiano per caso le orecchie? Cosa diceva la Madre Speranza?
"Chiediamo a Gesù di essere fedeli alla nostra vocazione. Se ci sforziamo e viviamo fedelmente quanto gli abbiamo promesso non dovremmo temere niente e con tutta fiducia giungeremo all’Amore Misericordioso sicure che non ci negherà niente né nell’ordine spirituale, nemmeno in quello materiale; infatti egli si è fatto nostra provvidenza. Se manterremo i nostri impegni egli sarà fedele alla sua promessa"6.
Come concludere?
I grandi doni di Dio sono abitualmente preceduti da grandi prove: Dio deve allagare le nostre anime per poterle riempire della sua grazia. Giuseppe fu preparato così alla grazia che non era soltanto per lui, ma per tutto il mondo, per tutto il popolo: essere chiamato a fare da padre al Salvatore del mondo, a Gesù, che "salverà il suo popolo dai suoi peccati"7.
Quando noi dobbiamo fare un "sacrificio" (rendere sacro), spesso la nostra mente si irrigidisce, il nostro cuore si chiude e non vogliamo più sentire niente. L’angelo del Signore, invece, venendo da Giuseppe, trova un uomo aperto, credente, al quale può rivelare le grandi promesse di Dio, la volontà di Dio su di lui, dandogli certamente la più grande gioia, ma anche il più grande impegno della sua vita. Nel modo con il quale Giuseppe "ama" la sua storia, troviamo le vere coordinate di una rinuncia molto profonda, molto esigente, una "resa" che però non nuoce all’amore, anzi lo eleva ad un’altezza divina. È un amore che non cerca il proprio interesse, le proprie soddisfazioni, ma si mette completamente al servizio delle persone amate. L’amore di Giuseppe per Maria non cerca altro che di servire la vocazione di Maria, chiamata ad essere la Madre del Figlio di Dio. L’amore di Giuseppe per Gesù cerca soltanto di servire la sua missione di essere il Redentore. Giuseppe sa benissimo che Gesù non gli appartiene e non desidera altro che prepararlo, secondo le proprie capacità, alla sua missione di Salvatore, come gli ha annunciato l’angelo. Tutto questo non è possibile se non nella fede: Giuseppe ha saputo davvero accogliere nella sua vita il Figlio di Dio.
E tu? Stai preparando l’ora dell’Amore Misericordioso?
Fratello mio, ci sono vette che vedi sempre mentre stai salendo, scorgi i sentieri, sai benissimo dove si trova la meta perché l’hai raggiunta tante volte. Altre vette non le vedi, le immagini, le sogni. Alcune hanno bisogno di gambe buone, altre di un cuore grande, altre di grinta, altre di tanta fede. Anche noi siamo chiamati ad essere strumenti, ad accogliere e a fare da custodi a Cristo, in noi stessi, nella nostra vita. Anche la nostra vita può e deve essere storia del regno di Dio, storia della nascita di Cristo, storia della salvezza… l’ORA dell’Amore misericordioso!
…possa tu vederla…!
1 Mt. 1,16
2 Diario (1927-1962) El Pan 18
3 Diario (1927-1962) El Pan 18
4 Gv. 15,9
5 (Hist.Vol.2 Feb.1940)
6 (Consigli pratici (1941) (El Pan 5)
7 Mt. 1,21
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ultimo aggiornamento
18 ottobre, 2021