La teologia biblica sottolinea l'amore irrevocabile di Dio per l'umanità. "Dio ha preso l'iniziativa di un dialogo di amore con gli uomini" (10). Al tempo stesso però la Bibbia sottolinea la congenita debolezza del cuore umano. "L'uomo ha più bisogno di essere amato che di amare; di essere perdonato che di perdonare". Per questo l'amore reale e concreto di Dio per gli uomini è un amore che ha la forma della misericordia. Quando l'amore di Dio incontra la debolezza umana fatta abbandono, sofferenza o peccato, si riveste di misericordia(11).

Questa misericordia di Dio è contenuta simultaneamente nel "rahamim" e nel "hesed", nella tenerezza spontanea e nella fedeltà. Dio sente tenerezza per l'umanità ed è fedele a quelli che ama.

Tenerezza e fedeltà si abbracciano nella misericordia di Dio. "In questo modo la misericordia si colloca su una solida base. Non è semplicemente l'eco di un istinto di bontà che può ingannarsi rispetto al suo oggetto o alla sua vera natura. E' una bontà cosciente, voluta.

E' perfino fedeltà a se stesso" (12).

Ma il Dio cristiano è un Dio trascendente. E' il Santo per eccellenza, il totalmente Altro. La misericordia trascendente di Dio non può comunicarsi al mondo se non si fa immanente, cioè a dire se non si manifesta simbolicamente e se non si fa effettiva nelle realtà del nostro mondo e della nostra storia.

Il gesto di perdono di due sposi, la tenerezza protettrice dei genitori verso il figlio, la generosa e gioiosa dedizione vicino al letto di un infermo, il servizio ai poveri, sono segni e realizzazioni della misericordia di Dio.


10) LEON-DUFOUR, X.: "Vocabulaire de théologie biblique". Paris. Cerf 1962. Col. 36.

11) D.M. 3; 4; 6; 7; 8.

12) LEON DUFOUR, X.: Ibid. Col. 627.