pastorale familiare

Marina Berardi

 

Chiara, in te
ho visto
Lui!

 

 

 

 

Il precedente articolo ha avuto una notevole eco tra le famiglie e così, anche questo mese, desidero che Chiara Corbella1 ci guidi a quelle insondabili ricchezze che, insieme a suo marito, ha scoperto ed incarnato, in una quotidianità resa "speciale" da un dolore accolto e vissuto nell’Amore.

Due gravidanze portate a termine e due bimbi, definiti dalla scienza "feti terminali", hanno visto la luce: Maria e Davide che, prima di volare in Cielo, sono divenuti figli di Dio. Quando, poi, l’arrivo di Francesco stava ormai per coronare un sogno, al quinto mese di gravidanza la tremenda scoperta di un tumore alla lingua che porterà Chiara alla morte, perché rimanderà le cure per salvare la vita del loro bambino.

Qualcuno nel leggere questa storia2 l’ha trovata "triste", "impensabile", tanto da sembrare "assurda". A me appare, invece, una lezione di vita che fa i conti e non si scandalizza della caducità umana, che diventa una eloquente testimonianza di gioia, quella vera: quella di un sorriso che non si spegnerà mai, di un dolore che dona pace, di un amore più forte della morte, di una croce da cui sgorga la vita.

In fondo, la loro gioia, come quella di Cristina e Alberto3, ha un segreto: tutti i giorni, giorno dopo giorno, sono stati con le lampade accese e hanno riconosciuto l’Amore anche quando Questi "voleva di più" per loro, anche quando li chiamava a seguirlo fin sulla via del Calvario, fino… alla pienezza, al compimento!

Immagino che sia capitato anche a voi di fare l’esperienza che quel tempo che crediamo smisurato davanti a noi, improvvisamente, appare in tutto il suo limite, tanto da farci comprendere che abbiamo solo l’oggi, solo il momento presente per amare. Lo stesso Gesù ci invita a riflettere: "Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?" (Lc 12,25). Enrico e Chiara lo hanno compreso, tanto da non sentirsi i padroni della loro vita, né di quella dei loro figli; non si sono affannati, ma si sono lasciati accompagnare da Dio, si sono fidati di Lui e hanno scoperto i loro "cuori innamorati sulla croce"! Come ha detto Enrico, "anche attraverso le vite dei nostri figli abbiamo scoperto che la vita, trenta minuti o cent’anni, non c’è molta differenza"4. E scrivendo a Chiara, aggiunge: "È in Lui la vita e in te io ho visto Lui".

Penso alle volte che insieme, davanti alla Parola o spinti dagli eventi, avranno meditato e contemplato quanto Gesù ha fatto per loro, perché credo sia qui la fonte della naturalezza e dello stupore con cui Enrico parla della loro storia: una beatitudine e una felicità che si sono sentiti riversare in cuore. Non è difficile né da eroi dare tutto a Colui che già ci ha donato tutto o andare verso Colui che per primo ci viene incontro… perché è la logica conseguenza dell’amore. Così è stato per loro, altrimenti "da soli non era possibile farcela".

Questa coppia, nella fede, ha dunque visto ogni problema e ogni dramma come un talento da far fruttare, come l’"occasione" per crescere, per rispondere all’Amore che li chiamava, insieme, a raggiungere una nuova riva, sicuri che tutto "nascondeva una grazia più grande", una grazia che solo gli occhi del cuore sanno scorgere.

Madre Speranza, che se ne intende di amore, descrive ciò che accade in un’anima (e Chiara ed Enrico sono stati "un cuor solo e un’anima sola"!) che accoglie il dolore come dono: "Gesù stesso va verso di lei e l’accoglie affinché la segua sul cammino della croce… Gesù non la abbandona, anzi si colloca nel più intimo della sua anima, da dove contempla la lotta, e si ricrea nel vedere quelle sofferenze, quel martirio che gli danno tanta gloria, e procurano tanto bene all’anima stessa e ai suoi fratelli"5.

Gesù si è collocato nel più intimo della loro casa, della loro anima e la croce è stato il prezzo, o meglio, il luogo dell’intimità con Lui ed anche quello di una fecondità non solo fisica ma anche spirituale, di una generatività che oggi abbraccia il mondo intero. Gesù era lì e, ogni giorno, nelle piccole e grandi cose, ha chiesto loro di avvicinarsi sempre di più al talamo della croce per consumare l’Alleanza, il patto nuziale, e loro si sono arresi: "Ci siamo aggrappati a Lui con tutte le nostre forze, anche perché quello che ci chiedeva era sicuramente più grande di noi".

Enrico e Chiara hanno accettato le esigenze del "Sì" che si erano scambiati, non hanno mai dimenticato di aver fondato la loro casa sulla roccia di un Dio crocifisso e di aver scelto di amarsi, sul Suo esempio, in modo casto, senza trattenere, senza pretese, nella gratuità del dono. Madre Speranza dice che "proprio in mezzo alla nostra debolezza risplende la grazia di Gesù che ci fortifica, facendoci superare noi stessi"6. Come testimonia Enrico, "in realtà questa Croce – se la vivi con Cristo – non è brutta come sembra. Se ti fidi di lui, scopri che in questo fuoco, in questa Croce non bruci e che nel dolore c’è la pace e nella morte c’è la gioia"7.

Questo non è un cammino che si improvvisa, si fonda su sentimenti e scelte che hanno radici lontane: nell’infanzia. Chiara, infatti, fin da piccola, è stata educata dai genitori all’incontro con Gesù e con la Vergine Maria: "Questa cosa se l’è portata per tutta la vita e logicamente, se ami Gesù Cristo, come non si può non amare la vita in tutti i suoi aspetti?"8. Lei stessa, in una testimonianza, ebbe a dire: "Il Signore mette la verità in ognuno di noi; non c’è possibilità di fraintendere"9.

Eppure il mondo, ancora una volta, sembra fraintendere, tanto che agli occhi di molti Enrico e Chiara rimangono dei perdenti, degli illusi, o magari degli incoscienti. Un mondo che esalta il giovanilismo, che nasconde i segni dell’invecchiamento e della caducità, che elogia l’autosufficienza, che persegue il mito dell’onnipotenza e della perfezione a tutti i costi, e così pure un uomo che vive come se fosse "orfano" o "figlio di nessuno"… non potranno mai comprendere lo spessore di un tale amore!

Una coppia come tante, quella della porta accanto, una coppia di questo mondo, come racconta Enrico al microfono di Radio Vaticana: "Abbiamo avuto un fidanzamento ordinario, ci siamo lasciati, litigavamo un po’, come tutti i fidanzati. Però, a un certo punto, quando abbiamo deciso di fare le cose seriamente, è cambiato tutto. Abbiamo scoperto che l’unica cosa straordinaria è la vita stessa. Dice il Signore: ‘A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio’. Chiara ed io abbiamo desiderato profondamente questa cosa: di diventare figli del Signore. Siamo noi che dobbiamo scegliere se questa vita è un caso, oppure se esiste un Padre che ci ha creato e che ci ama" 10.
La vita non è un caso e Madre Speranza ha speso la sua intera esistenza per gridare al mondo, con le opere e le parole, che Dio è Padre buono e tenera Madre, che aspetta ciascuno dei suoi figli come se non potesse essere felice senza di loro. Chiara ed Enrico hanno scoperto questo incredibile amore di Dio e hanno scelto di vivere da figli, all’interno della grande famiglia francescana che ha segnato una svolta nella loro coppia, aprendoli ad un fiducioso e costante accompagnamento spirituale.

Nonostante i timori e le fragilità, si sono sentiti chiamati e spinti a conformare la loro volontà a quella di Gesù, - come diceva Madre Speranza - con una grande e affettuosa sottomissione a tutte le situazioni che Lui ha disposto, felici o dolorose e ad ogni genere di umiliazioni e tribolazioni, in un cammino di santità desiderato e cercato ardentemente, in conformità alla Sua divina volontà e per la Sua gloria11.

Enrico racconta: "Riflettevo molto, soprattutto in quest’anno, sulla frase del Vangelo che dice che il Signore ci dà una Croce dolce e un carico leggero. Quando vedevo Chiara che stava per morire ero ovviamente molto scosso. Quindi, ho preso coraggio e poche ore prima – era verso le otto del mattino, Chiara è morta a mezzogiorno – gliel’ho chiesto. Le ho detto: ‘Chiara, amore mio, ma questa Croce è veramente dolce, come dice il Signore?’. Lei mi ha guardato, mi ha sorriso e con un filo di voce mi ha detto: ‘Sì, Enrico, è molto dolce’. Così, tutta la famiglia, noi non abbiamo visto morire Chiara serena: l’abbiamo vista morire felice, che è tutta un’altra cosa"12.

Come non riandare con la mente a quanto Madre Speranza scrive al suo padre spirituale: "Vorrei poterle spiegare ciò che sento nell’anima vicino a Gesù e queste delizie dell’amore, ma è impossibile, poiché non si tratta di parole che si esprimono con le labbra, ma di un giubilo del cuore. Non sono semplici espressioni, ma esultanza di gioia in cui si fondono, secondo il buon Gesù, non le voci, ma le volontà.

Lui dice, padre, che le delizie dell’amore non si possono descrivere, né comunicare, perché sono una melodia che viene compresa solo da chi la canta e dall’amato che l’ascolta. Io credo sia una melodia nuziale che esprime il dolcissimo e casto abbraccio di due anime, l’unione dei cuori e la reciproca corrispondenza degli affetti. Che emozione forte, padre mio! Quanto è grande la felicità che si sperimenta in tale stato!"13.

Ad una anima così, Gesù le dice: "Vieni,… e ti metterò l’anello dell’alleanza e ti coronerò di onore e ti rivestirò di gloria e ti farò partecipe dell’inef fabile comunicazione di pace, gioia, consolazione e affetto"14.

Come ogni coppia, pure Chiara ed Enrico avrebbero "desiderato invecchiare insieme. Però, anche in questo momento della nostra storia vedo come Dio ogni giorno mi meravigli... Io sapevo che mia moglie era speciale: credo che la beatitudine, che una persona venga proclamata beata perché beato significa essere felici. Chiara e in parte anch’io abbiamo vissuto tutta questa storia con una grande gioia nel cuore, e questo mi faceva intuire delle cose grandi. Però, oggi sono meravigliato, perché mi sembrano molto più grandi di quello che io potessi pensare"15.

L’amore ci supera, supera ogni nostra umana attesa e ci spinge a grandi cose, verso "l’essenza, la cosa più importante della vita: lasciarsi amare, per poi a nostra volta amare e morire felici". Chiara "si è lasciata amare e, in un certo senso, - dice Enrico - mi sembra che stia amando un po’ tutto il mondo"16.

Questo è quanto lui racconterà a Francesco della sua "Mamma speciale".


1 www.chiaracorbellapetrillo.it

2 "Grazie… di esserci": http://www.collevalenza.it/Riviste/2012/Riv0712/Riv0712_04.htm

3 "L’incontro con una famiglia ‘speciale’": www.collevalenza.it/Riviste/2011/Riv0511/Riv0511_06.htm

4 Cf. intervista rilasciata a Benedetta Capelli per Radio Vaticana: http://it.radiovaticana.va/articolo.asp?c=598031

5 El pan 2, 104.

6 El pan 19, carta del 20.1.1945.

7 Intervista rilasciata a Radio Vaticana.

8 Ibidem

9 www.youtube.com, Chiara Corbello Petrillo.

10 Intervista rilasciata a Radio Vaticana.

11 Cfr. El pan 18, 1435.

12 Intervista rilasciata a Radio Vaticana.

13 El pan 18, 1390-1391.

14 El pan 5, 190.

15 Intervista rilasciata a Radio Vaticana.

16 Ibidem.

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ultimo aggiornamento 24 settembre, 2012