pastorale familiare

Marina Berardi

Padri e Madri, custodi della salute


La foto: Van Gogh, I primi passi.

(seguito)

Riprendo la riflessione con una parola autorevole, che nasce da una profonda saggezza e credibilità di vita, quella di Papa Francesco. Lo scorso sabato 4 maggio, recandosi a S. Maria Maggiore, ha detto: "Che cosa vuol dire […] che la Madonna custodisce la nostra salute? Penso soprattutto a tre aspetti: ci aiuta a crescere, ad affrontare la vita, ad essere liberi; ci aiuta a crescere, ci aiuta ad affrontare la vita, ci aiuta ad essere liberi"1, ripete il Santo Padre. Credo che queste parole dovremmo farle riecheggiare nel nostro cuore, lentamente, nello scorrere della giornata, degli eventi, nelle scelte concrete. Il nostro tempo, infatti, da una parte è molto attento alla salute del corpo, a sancire il "diritto alla salute", quasi a pretenderla a tutti i costi, ma sembra esserlo meno per quel che riguarda la "salute del cuore", la salute affettiva, relazionale, che porta al dono di sé e a proiettare le nuove generazioni verso un futuro possibile.

 

Educare? Un dovere

Essere padri e madri, educatori, significa prendersi cura, farsi carico dell’altro, custodire e credo che nessuno potrà mai sentirsi pienamente adeguato per un compito tanto affascinante quanto impegnativo, arduo e di grande responsabilità.

L’educare – diciamocelo – spesso stanca, è poco gratificante, a tal punto che a volte sembra più facile rinunciarvi… salvo pretendere poi che i figli siano impeccabili in questa o quella situazione. L’educare, nella nostra cultura, è un compito pressoché disatteso, tanto che si parla di latitanza educativa.

È un compito che spesso ci trova impreparati, che viviamo in modo incostante, spontaneista, con poca consequenzialità tra i principi enunciati, le scelte educative e la nostra stessa vita. È un compito che ci chiama a fare i conti con le vedute diverse dell’altro genitore o degli altri educatori. Insomma, educare non è affatto un compito facile! Ma allora che pensiamo di fare?

È ancora la Madre a fare da pungolo, da attizzatoio: "Avete posto dei limiti ai vostri impegni?", o avete detto interiormente: guiderò la mia famiglia, "guiderò la mia comunità, obbedirò quando non mi costerà?". Se il partner, un figlio, un genitore, la vita "un giorno mi presentasse alcuni calici amari o tutti allo stesso tempo, con la grazia di Dio e con l’aiuto del Buon Gesù, accosterò le mie labbra assetate ad esso e sarà mia consolazione crocifiggermi e morire con quel Dio che morì per me e che oggi m’invita a unirmi fortemente a Lui per darsi eternamente a Me! Rivedete i vostri impegni! E ora che vi presentano non la croce, ma la sua ombra vi spaventate e volete modificare il vostro giuramento? Come mai una promessa tanto generosa sta trasformandosi in una così grande vigliaccheria?" (El Pan 10, 83-84).

Ed incalza ancora: "Vi siete dimenticati del dovere che impone il fatto di essere padre, madre" (El Pan 12, 137), educatore? Essere guida fedele e sicura, aiutarli con amore, insegnare, ammonire, dare consigli, indicare norme di condotta, indicare il cammino… più con l’esempio che con le parole: "deve essere, cioè, un modello costante di regolarità e di virtù, al punto che i figli non debbano fare altro che osservarlo per capire quello che loro devono fare" (El Pan 12,7), quello che loro debbono essere.

Lo Spirito Santo ci aiuti a comprendere dove possiamo crescere, a vivere questo momento di luce e di verità di noi stessi come un dono che, di necessità, dovrà passare per l’umiliazione: per il saper morire e sacrificare i nostri criteri e assumere quelli di Dio, per la nostra storia personale e di coppia segnata spesso da ferite, per il confronto con le vedute del partner, dell’altro che non sempre coincidono con le nostre… Allora ci si svelerà un progetto grande, il progetto che Dio ha sulla nostra famiglia, sui nostri figli, magari diverso dal nostro2, sulle nostre comunità, sui nostri gruppi.

 

La scienza del buon "governo"

La Madre prosegue nel darci consigli: "Per acquisire la scienza del buon governo sarà cosa molto buona ricordare con frequenza i giudizi che voi stessi avete formulato dei vostri Superiori, [genitori, educatori], quando dipendevate da loro, ricordando quello che avete condannato o lodato in loro; sforzatevi di acquisire le buone qualità che desideravate che essi avessero avuto, evitatene i difetti che vi facevano soffrire e arriverete a essere un perfetto padre", madre, educatore (cf. El pan 12).

E aggiunge: il genitore, l’educatore "il Superiore prudente riceve volentieri i buoni consigli, anzi li desidera e li chiede". Il segreto per la Madre sta proprio nell’amore alla verità anche quando umilia, perché questa è sempre dono di Dio e ci fa veramente liberi di amare e attenti al bene di tutti.

Ma ci mette anche in guardia: colui che vuole essere autosufficiente si impoverisce, quello che pretende di sapere tutto si rimpicciolisce nel suo scarso valore individuale e vede le cose parzialmente. Chi considera giuste le sue idee e disprezza quelle dell’altro, dimostra molta superbia, poca prudenza e nessuna virtù" (El Pan 10, 68). Chi "considera ragionevole solo quello che lui pensa, spalanca la porta alla superbia, alle sorprese e illusioni del nemico che, sotto l’apparenza di bene, lo illude". Il chiedere consiglio, lo scambio con il coniuge, con i figli (nella loro misura), con l’altro non è abbassarsi né segno di incapacità ma, anzi, è un atto di prudenza perché nessuno è esente dal fare errori (cf. El Pan 12, 97).

 

Genitori al timone

Sempre prendendo in prestito dalla Madre una metafora, noi siamo chiamati ad essere il "capitano" di una barca che viaggia nella bonaccia ma che, come per gli apostoli, potrebbe improvvisamente ritrovarsi in un mare in tempesta e, nonostante le migliori intenzioni, rischiare di affondare. Il nostro essere qui a leggere queste righe dice il desiderio di imparare a stare al timone e, soprattutto, che abbiamo scelto, non solo di non abbandonare la barca (cf. El Pan 12, 43), ma di volerla condurre in un porto sicuro.

Il Signore vuole aiutarci nella fatica e ci assicura che rimane Lui il vero e unico Capitano, che non siamo i detentori dell’altro, ma solo degli affidatari, uomini e donne resi parteci della sua missione; ci assicura che Colui che ordina ha già pagato con la sua vita: "Dio guida la sua Chiesa, [la nostra famiglia, i nostri gruppi] e, soprattutto nei momenti difficili, non perdiamo mai questa gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore" (Benedetto XVI). E la Madre incalza: Chiedete al Signore che guidi i vostri figli… non vi negherà il suo aiuto (cf. El Pan 5, 17).

Il Signore, allora, nel farci prendere coscienza delle nostre ferite, dei nostri limiti, non ci vuole schiacciare, accusare, ma solo insegnarci il suo stile, nel desiderio che assomigliamo sempre di più al Modello, al vero Capitano. Per questo vuole spingerci a fare tutto quello che possiamo verso coloro che ci ha affidato, verso chi ci vive accanto, dove l’amare, il fare, il parlare, il tacere, l’andare verso l’altro, sappia trovare strade giuste, parole giuste per toccare il cuore, preoccupati solo del bene dell’altro, di servire e dare la vita (Mt 20,28).

 

La fragranza della credibilità

"San Paolo – scrive la Madre - diceva che si era fatto piccolo con i piccoli e si sentiva tra i fedeli non come un saggio ma come una madre, [un padre] che serve ai propri figli e non rifiuta di fare loro anche i servizi più faticosi e più bassi. Io vi dico: ‘Siate umili, figli miei, prudenti, caritatevoli e vi guadagnerete il rispetto, la fiducia, l’obbedienza e l’amore dei figli’. Non dimenticate che con l’umiltà succede la stessa cosa che con i profumi più raffinati: quanto più si tenta di nasconderli tanto più si fanno notare per la fragranza che emanano" (El Pan 12, 50-51).

Come spargere questa fragranza? Come fare per non rendere l’aria della nostra casa, delle nostre comunità, dei nostri gruppi pesante, irrespirabile, viziata?

"Davanti ai bambini, ai giovani, [agli altri] non fate nulla di proibito, non insegnate ciò che voi non praticate credendo così di assolvere alla vostra missione. No, figli miei, - prosegue la Madre - dovete essere luce per quelli che vi circondano, ricordando che a nulla servono le prediche smentite dalle opere…. Quando non siamo coerenti con quanto insegniamo perdiamo di credibilità e di autorevolezza… Non crediate sia facile nascondere le vostre mancanze, poiché lo spirito di osservazione va di pari passo con quello dell’imitazione" (El Pan 20, 182.183).

Non sarebbe giusto che noi desiderassimo per noi di essere trattati in modo buono, caritatevole, indulgente e amabile, o che l’altro debba capire le nostre necessità, mentre noi ci mostriamo severi, duri ed esigenti con i figli e con quanti ci sono affidati (cf. El Pan 12, 40).

È indispensabile "farsi amare se si vuole essere obbediti… Se non ci si sforza di guadagnarsi i cuori dei figli e delle persone a noi affidate, se ci si accontenta solo di vigilare, di comandare, di riprendere e castigare mai saremo buoni padri, madri, [educatori]… ma solo dei duri padroni". Un genitore, un educatore "si esercita sempre nella benevolenza e nella bontà per conquistare i cuori dei suoi figli e portarli al suo Dio" (El Pan 12, 159).

"Questo fa una madre, un padre, cura le ferite col balsamo dell’amore. Siate certi che trattandoli come figli, a loro volta vi tratteranno da madri, da padri; se invece li tratterete come ribelli e siete pronti a rimproverarli per qualsiasi cosa, vi tratteranno come [genitori, educatori] duri e non vi rispetteranno" (El Pan 21, 755). "Il nostro spirito umano è fatto in tal modo che si ribella contro il rigore però cede alla bontà; per questo vi raccomando che comandiate sempre con mitezza e mai per forza; tenete presente che la durezza finisce per rovinare tutto: rende aspri i cuori, allontana la carità, genera odio, fa il bene di cattivo umore al punto che nessuno lo può gradire; invece la mitezza fa quello che vuole del cuore dell’altro e lo modella secondo i suoi piani" (El Pan 12, 57).

"Chiedo al Buon Gesù – continua la M. Speranza - che mi conceda la grazia che tutti i Padri e Madri, quando si trovassero feriti, si ricordassero della misericordia e dell’insegnamento del Nostro Divino Maestro: "Imparate da Me che sono mite e umile di cuore" (El Pan 12, 47).

Dobbiamo riconoscerlo: a volte, purtroppo, spargiamo un odore meno piacevole di quello che dovremmo, effetto di relazioni genitoriali ed educative che si fondano sulla poca fiducia in se stessi e sulla scarsa stima nell’altro, sul bisogno di ricevere che mina la totalità del dono, sulla pretesa di fare da soli, sulla contrapposizione e la rivalità tra i vari agenti dell’educazione chiamati, invece, collaborare tra loro per il bene delle nuove generazioni.

Ci auguriamo e chiediamo al Buon Gesù che aiuti noi adulti a recuperare la fragranza della credibilità, così da saper custodire la salute dei nostri bambini e dei nostri giovani.


1 www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/may/documents/papa-francesco_20130504_santo-rosario_it.html

2 Dai piccoli… una lezione di vita! www.collevalenza.it/Riviste/2011/Riv0611/Riv0611_04.htm

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 17 settembre, 2013